Capitolo 60

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SEI MESI DOPO

Sono sola.

Durante il parto non ho fatto che pensare e ripetere questa frase.

Sono sola.

Provavo un dolore insopportabile e che non riuscirei mai spiegare a parole, stavo per vivere l'esperienza più spaventosa e meravigliosa della mia vita, ed ero completamente sola.

Benvenuto al mondo amore mio...

Ho pensato non appena mio figlio è nato.

Sei così bello.

Ho detto, quando me l'hanno messo sul petto, proprio nel punto in cui batte il cuore.

Ne è valsa la pena, provare tutto quel dolore, ne è valsa assolutamente la pena.

Penso ora che dorme pulito e tranquillo, nella culletta accanto al mio letto.

Il mio bambino è nato da appena un'ora ed io già lo amo in modo smisurato, non riesco a togliergli gli occhi di dosso neanche per un istante. Ha gli occhi chiusi e dorme un sonno tranquillo, le ciglia lunghe e scure come quelle di suo padre. Folti capelli scuri, dello stesso colore di quelli del padre. Guance piene e rosse, un po' come le mie quando mi imbarazzo. La bocca piena e chiusa in un espressione buffa, agli angoli ha ancora un po' di latte.

Lo guardo e non riesco a fare a meno di pensare a quanto sia bello e a quanto mi ricordi suo padre.

Non sento Phoenix da quando ho lasciato New York, gli ho lasciato il suo spazio e lui ha lasciato a me il mio. Per quanto riguarda il bambino, ho fatto come mi ha consigliato. Lo sto tenendo lontano da lui e da ciò che probabilmente è diventato in questi mesi. Ovvero un'ombra, stando a ciò che mi dicono i miei amici.

L'unica cosa che gli ho chiesto, anzi, ha chiesto Brose al posto mio, è di firmare un documento mandatogli dall'ospedale tramite e-mail in cui dichiarava il bambino. Volevo che avesse il suo cognome e anche se penso che non se lo meriti, l'ho fatto per il bambino e per Aiden, avrebbe voluto che avesse il loro cognome.

Sono stati mesi difficili, mesi in cui ho creduto di non potercela fare. La gravidanza non mi è pesata, questo no, sono stata bene anche quando la pancia ha cominciato a crescere a dismisura, anche quando ero agli sgoccioli. Mi è pesata la solitudine, mi sono pesati la lontananza e la mancanza, mi è pesata l'assenza di Aiden.

Ho mandato la foto del bambino appena nato a Kenny, Tara e Brose sul nostro gruppo Whatsapp, mi hanno riempita di messaggi vocali e non. E da quando è nato non hanno fatto altro che videochiamarmi ogni dieci minuti.

«Ti sei portata dietro anche i pesci, come cazzo li hai convinti a farli entrare?» mi chiede a voce alta Kenny, abbasso un po' il volume per non far sentire alle altre persone.

E sì, siamo di nuovo in videochiamata.

«Ho detto che sarebbero morti se li avessi lasciati soli a casa senza nessuno, in più non danno fastidio a nessuno.» faccio spallucce e giro la fotocamera verso la brocca dove sono i pesci.

Non potevo rimanerli a casa da soli, assolutamente.

«Va bene, ora mostrami mio nipote un'altra volta.» borbotta la mia migliore amica ed io lo faccio.

«Kenny, stai piangendo?» chiedo alla mia migliore amica che ha gli occhi rossi e lucidi.

«Mi è solo entrato un marmocchio di quasi quattro chili in un occhio.» borbotta con una smorfia, poi si asciuga le lacrime strappandomi un sorriso, «E a proposito di peso, pensavo che me l'avresti detto mandandomi una foto di un cocomero sulla bilancia, sai com'è, visto il modo in cui ci hai detto che sarebbe stato un maschio.»

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