Capitolo 8

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«Lo so, ci ho messo davvero tanto tempo per decidermi a venire

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«Lo so, ci ho messo davvero tanto tempo per decidermi a venire. Sarai indignato oppure offeso, come tuo solito.»

Molto probabilmente gran parte della gente trova strano parlare con una lapide vuota, in un cimitero altrettanto vuoto. Ma è quello che sto facendo io in questo istante, si suppone che qui dovrebbe esserci il mio migliore amico.

Avrebbe dovuto esserci, se solo...

Non pensarci, Avalyne. Non devi ritornare con la mente a quella sera.

Allo stesso tempo non posso fare a meno di pensare che non avrebbe neanche dovuto esserci una lapide con il suo nome sopra. È tutto troppo assurdo e difficile da mandare giù.

«Caiden si è addormentato durante il tragitto, essere trasportato in giro con il passeggino lo rilassa. Anche se molto probabilmente riuscirebbe a dormire anche in piedi, sì, è già capitato in passato.» concludo e prendo un respiro profondo. Mi passo le mani sudate sui jeans e decido di sedermi sull'erba folta e verde.

Caiden ci ha messo letteralmente cinque minuti ad addormentarsi, il tempo di scenderlo dall'auto, metterlo nel passeggino e camminare un po'. Però, come ho già detto, riuscirebbe ad addormentarsi in posizioni e luoghi impensabili. Il che lo rende davvero molto buffo e tenero.

Mi guardo intorno per qualche istante, giusto per ispezionare l'ambiente che mi circonda. Ho sempre pensato e immaginato che un cimitero del Bronx sarebbe stato malandato e inquietante, non è affatto così però. Sembra quasi un parco e, alla luce del giorno, non è poi così tetro o terribile come immaginavo.

«Io...» mi blocco per un istante, «Forse è meglio che si è addormentato, no? Sarebbe stato difficile parlarti con lui sveglio. Avevi ragione tu, sai? È proprio un piccolo terremoto.» non riesco a trattenere un sorriso amaro al ricordo del soprannome che ha dato a mio figlio prima che nascesse.

Cerco di concentrarmi su qualcosa che non sia la lapide di fronte a me, tant'è che inizio a giocare con l'erba. Qualsiasi cosa pur di non guardare il suo nome su quel pezzo di marmo che a tratti vorrei disintegrare.

«Nell'ecografia era appena un fagiolino e ora è così grande, cresce giorno dopo giorno sempre di più e a volte vorrei solo fermare il tempo.» gli parlo di mio figlio perché è l'unica cosa a cui riesco a pensare in questo momento, porto per qualche secondo lo sguardo su di lui, che dorme tranquillo nel passeggino, «È strano, sai?» riprendo a parlare e porto nuovamente lo sguardo sull'erba.

Il silenzio mi uccide, non ricevere alcuna risposta da parte sua alle mie parole, mi uccide ancora di più.

«Guardo mio figlio crescere e penso che il tempo passi velocemente, poi guardo tutto il resto e mi rendo conto del fatto che la mia vita invece si è fermata completamente quasi tre anni fa.» mormoro appena, consapevole del fatto che comunque nessuno può ascoltarmi, «Mi manchi, Speedy. In ogni istante, in ogni momento, qualsiasi cosa io faccia, tu mi manchi. Vorrei poterti dire che sto superando la cosa ma ti mentirei e sai che a te non ho mai mentito.»

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