Capitolo 58

19.2K 1K 1.2K
                                    

Non uscivo da sola con le ragazze da così tanto tempo che avevo quasi dimenticato quanto fosse bello, sì, non fanno altro che discutere e insultarsi, di conseguenza quindi attirare tutti gli sguardi su di noi, però mi è mancato anche questo.

Entro in casa che è quasi mezzanotte e mi acciglio quando noto l'assenza di Aiden, passo dal soggiorno e mi avvicino alla brocca dei pesci per dar loro da mangiare. Dato che quando sono uscita io, Aiden già non c'era e dubito che sia tornato a casa anche solo per mangiare, figuriamoci per cibare i pesci.

Sarà sicuramente al club, perciò non lo chiamo, gli invio un messaggio e gli dico che sono tornata a casa. Vorrei aggiungere di non fare tardi e guidare piano nel messaggio, però sarebbe troppo da mammina premurosa, come dice lui.

Mi cambio velocemente per andare a letto, sono sfinita e ho davvero tanto bisogno di dormire.

Mi rendo conto di essermi addormentata come un sasso e senza neanche faticare, quando vengo svegliata dalla suoneria del mio cellulare, non so di preciso da quanto sta squillando.

«Pronto?» rispondo con la voce impastata dal sonno, ho gli occhi semichiusi e fatico ad aprirli, non leggo neanche il nome sullo schermo.

Riconosco subito la voce di Aiden, dice qualcosa ma non riesco a capire cosa, la linea è disturbata.

«Mi senti?» chiede e lo capisco malgrado l'interferenza, «Avie, riesci a sentirmi?» ora la voce arriva più nitida.

«A tratti, dove sei? Sono le...» allontano il cellulare dall'orecchio per vedere l'ora con gli occhi ancora socchiusi, «Tre del mattino.»

«Avie, ascoltami, devi correre da mio fratello il più velocemente possibile.»

Bastano queste parole a farmi scattare come una molla, spalanco subito gli occhi, ora sono decisamente sveglia e mi metto a sedere.

«Che succede? Stai bene? È successo qualcosa a Phoenix?» gli chiedo raggiungendo già livelli elevati di preoccupazione.

«Sta succedendo qualcosa.» dice, facendomi arrivare il cuore in gola, «Devi dirgli di venire, subito, insieme agli altri.» aggiunge e capisco dalla sua voce che non è uno dei suoi soliti scherzi pessimi alla quale sono abituata.

Sta parlando sul serio.

«Dove diamine sei, Aiden? Che sta succedendo?» gli chiedo saltando letteralmente giù dal letto.

Raggiungo le scarpe che mi sono tolta giusto qualche ora fa e che avevo accantonato all'angolo della porta, le infilo in fretta e furia.

«Mi dispiace, mi dispiace tanto.» non credo di averlo sentito mai così disperato o spaventato, «Fa come ti dico e vai da lui.»

Non mi curo del fatto che indosso solo dei pantaloncini di tuta che di solito uso solo per dormire e una vecchia maglietta di una band a me sconosciuta che ho rubato a Aiden, che mi sta enorme.

Prendo le chiavi dell'auto ed esco velocemente fuori di casa per raggiungere quella di Phoenix.

«Sto andando, tu non riattaccare, va bene?» chiedo al mio migliore amico, sono in preda al panico ma cerco di mostrarmi il più calma possibile.

Sento delle voci di sottofondo, ci sono altre persone con lui, non riesco a capire quante però.

«Dove dobbiamo venire?» gli chiedo, perché non me l'ha detto.

Non c'è bisogno neanche che bussi alla porta di Phoenix, perché le luci sono tutte spente e non c'è traccia della sua moto. Perciò non è in casa.

«Tu non devi venire qui, per nessuna ragione al mondo, mi hai capito?» sento dire da Aiden ma io sto già correndo verso la mia auto, «Sono al capannone, digli solo questo, lui capirà.» aggiunge, mentre io sto già salendo in macchina.

CAIRODove le storie prendono vita. Scoprilo ora