Capitolo 21

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Non perdere il controllo

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Non perdere il controllo.

Per tutta la vita mi sono sentito ripetere questa frase in un loop senza fine. Dai miei fratelli, dai miei amici e da un po' di tempo a questa parte anche da me stesso.

Prima non mi sarebbe importato, avrei ignorato la voce nella mia testa e avrei fatto qualsiasi cosa mi andasse di fare, senza pensare alle conseguenze. Anzi, forse non avrei dovuto neanche ignorarla, semplicemente non ci sarebbe stata alcuna voce, se non fosse stato per lei.

Da più di tre anni a questa parte tutto non fa che girare intorno a lei e da quando è tornata insieme a nostro figlio, la cosa non ha fatto che peggiorare. La cosa non mi ha fatto piacere i primi tempi, non posso non ammetterlo. Mi faceva sentire legato, in gabbia.

Non posso perdere il controllo perché la posta in gioco ora è alta. Prima non avevo niente da perdere, sapevo che qualunque cosa fosse accaduta -carcere compreso-, i miei amici, anzi rettifico, la mia famiglia, avrebbe badato a tutto quanto, se la sarebbero cavati e mi avrebbero aspettato. Non mi sarei dovuto preoccupare di niente.

Le cose però sono cambiate, perché c'è Avalyne ora, ci sono lei e nostro figlio. Lei non accetterebbe mai una cosa simile, non me lo perdonerebbe e io so che non avrebbe torto, anzi, farebbe bene ad allontanarsi da me, ad allontanare entrambi.

C'è era una ragione se quando ho saputo chi fosse coinvolto nell'incidente di Aiden non li ho uccisi con le mie stesse mani e questa ragione non era né la pietà, né la paura di ciò che sarebbe venuto dopo, né tanto meno il peso sulla coscienza che mi sarei portato a vita per aver tolto la vita a qualcuno.

La ragione è la stessa che mi sta evitando di perdere il controllo in questo momento. La ragione è, anzi, ora sono due, Avalyne e Caiden. Sono stato lontano da loro per quasi tre anni, volevo proteggerli dalla versione peggiore di me. Ora non voglio più doverli proteggere da me, ora voglio proteggerli dal mondo e stare al loro fianco.

Non riuscirei a separarmi da loro, non riuscirei a mandare tutto a puttane e perdere ciò che a fatica sto cercando di ricostruire.

Ma è il controllo quello che devo cercare di non perdere, non la ragione e quella è andata a puttane proprio ieri, quando mio fratello, quello che credevo morto, sì è presentato davanti a me spuntando fuori dal nulla, come se niente fosse, stile coniglio bianco che salta fuori dal cilindro di un mago del cazzo.

Avrei voluto prenderlo a calci in culo, riempirlo di pugni e insulti, ma non ho fatto niente di tutto questo. Mi sono limitato a stare seduto come un coglione ad ascoltare le ragioni di merda per cui si è finto morto.

Sì è finto morto. Il solo pensiero mi fa salire il sangue al cervello e vedere rosso. Un rosso sangue, come quello che vorrei far scorrere in questo momento.

L'ho ignorato. L'ho fatto ieri quando ha finito di parlare, l'ho fatto stamattina quando sono uscito di casa con Avalyne e l'ho fatto mezz'ora fa, quando l'ho riaccompagnata a casa dagli altri e c'era anche lui. Perché cazzo, nessuno di noi ha chiuso occhio ieri notte.

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