Capitolo 23

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La riconoscenza ci rende succubi di una persona quasi quanto il timore.

A volte capita che provi un senso di riconoscenza talmente tanto forte nei confronti di una persona da non riuscire più ad imporre la tua volontà per non voler risultare ingrata o ancor peggio, essere una delusione per la persona in questione, perciò ti ritrovi ad acconsentire, ingoiare l'amaro e andare avanti.

Arriva un punto però dove non c'è gratitudine che tenga, dove sei talmente stanco di vedere la vita scorrerti davanti, dove sei talmente stanco di sopportare le parole dette con il solo scopo di umiliare, talmente stanco di non essere mai abbastanza che ti risvegli dal letargo in cui sembravi esser caduto e perciò finalmente ti ribelli.

«Credevi davvero che non avessi scoperto nulla Avalyne? Non so ancora tutto nel dettaglio però so che la tua amica esce con uno del Bronx e so che frequenti quell'ambiente anche tu.» Milton continua a parlare con lo sguardo fermo e freddo su di me, «Credevo di averti cresciuta bene, di averti insegnato i valori che mancavano alla sgualdrina irriconoscente di tua madre, invece no, ancora una volta ho la certezza del fatto che sei tale e quale a lei.»

È una mezz'oretta buona che sento di tutto e di più, non ha fatto altro che offendermi e rimproverarmi da quando ho varcato la porta di casa solo perché ero andata a bere della cioccolata calda con McKenna, le ultime parole che mi rivolge più il fatto che dopo il campeggio mi ha praticamente costretta a partecipare a tre cene con suoi colleghi non permettendomi così di uscire con chi volevo, mi fanno scoppiare.

«Credo che possa bastare.» mi alzo dalla sedia su cui mi ero seduta per ascoltare la sua ramanzina standomene zitta e buona come sempre, punto lo sguardo dritto nel suo e sono pronta a mettere fine alla mia condanna, sono arrabbiata e ferita dalle sue parole.

Milton mi guarda come se non mi riconoscesse, il suo sguardo affilato stavolta è sorpreso perché la maggior parte delle volte resto zitta quando lui mi parla, proprio per non alimentare la discussione e non sentirmi dare della irrispettosa e irriconoscente.

«Decido io quando il discorso inizia e quando finisce.» dice ma sono troppo stanca per dargliela vinta anche questa volta.

«Questo era così prima, da oggi cambia tutto Milton, non ho più intenzione di continuare ad essere succube di una persona che non mi ha mai rivolto una parola di sostegno, che non mi ha mai fatto un complimento per i traguardi raggiunti, che non mi ha mai dato una parola di conforto.» ho le lacrime agli occhi ma non piangerò mai davanti a lui, non gli darò questo potere ne ha già avuto molto si di me, non gli darò neanche la soddisfazione, «Mi è stato insegnato di dare rispetto alle persone più grandi ed è ciò che ho fatto fino a questo momento, poi però arriva un momento in cui capisci che il rispetto che dai, meriti di riceverlo in cambio e tu non mi hai mai rispettata Milton.»

Quasi io stessa non credo alle parole che pronuncio, ai miei pensieri che finalmente vengono fuori, allo sfogo causato dalla rabbia repressa, al dolore che ho trattenuto per tanto, forse troppo tempo.

«Sapevo che prima o poi mi avresti dato questo genere da parte tua, io ti ho cresciuta, ti rendi conto?» mi chiede come se non lo ricordassi, come se questa cosa non gravasse su di me come un peso sulle spalle o sul cuore.

«Tu hai investito finanziariamente su di me, questo è diverso dal crescere una persona Milton.» rispondo dicendogli finalmente la verità, ciò che penso da sempre e che non ho mai voluto dire, «Ti sono riconoscente per non avermi gettata fuori casa tua quando la donna che mi ha messa al mondo se ne è andata, ti sono riconoscente per avermi permesso di frequentare ottime scuole, ti sono riconoscente per avermi permesso di vivere una vita dignitosa ma si limita a questo, ciò che hai fatto per me non va oltre, sono stata un po' il tuo cavallo su cui scommettere. Non ti permetterò più di umiliarmi, comandarmi e decidere per me, per quanto irriconoscente possa risultare, sono stanca.»

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