La pioggia cade incessante, picchia sui vetri della mia auto e di solito mi infonde una sensazione di tranquillità e calma, non ora, però, non oggi.
Altro evento più unico che raro è che sono in ritardo e io di solito odio essere in ritardo, ma ancora una volta, non ora, non oggi.
Vorrei restare nella mia auto o in alternativa vorrei mettere in moto e andare via, tornare a casa da Caiden, che ho lasciato insieme a Phoenix che è all'oscuro di tutto, proprio come anche Tara in realtà.
Mi impongo però di non comportarmi da codarda, di uscire dall'auto e di entrare nella caffetteria che ho davanti. Mi ripeto che ho affrontato situazioni più difficili e che questa in confronto è una passeggiata.
Quindi è ciò che faccio, prendo la borsa e il più velocemente possibile esco dall'auto per correre verso la caffetteria. Perché non esiste che mi faccia mettere in difficoltà da Jennifer.
Potrebbe non essere venuta, mi sussurra la mia coscienza, che a volte è davvero un controsenso continuo.
So che questa eventualità è molto elevata, non mi fido di Jennifer e le probabilità che abbia cambiato idea non sono poi così poche. Non nego che mi sentirei una stupida se entrassi e non la trovassi, ma sicuramente mi sentirei anche inevitabilmente sollevata.
Prendo un respiro profondo, spingo la porta ed entro.
L'aroma di caffè mi invade le narici, così come quello di muffin e ciambelle appena sfornati. L'odore è invitante ma ho lo stomaco chiuso, stretto in una morsa, quindi dubito che riuscirei a mangiare qualcosa in questo momento.
Mi guardo intorno, l'ambiente ha uno stile rustico e quasi caldo. Mi piace, è accogliente. I miei occhi si posano un po' ovunque, a partire dai tavoli in legno, a finire sulle finestre che lasciano vedere ciò che succede fuori. Continuo a guardarmi intorno fino a quando lei non entra nel mio campo visivo.
Jennifer è seduta in fondo alla stanza, ha una tazza di quello che sembra caffè fumante davanti a sé. I capelli sono legati in uno chignon elegante, indossa una maglietta bianca coperta da un cappotto grigio. Ha lo sguardo basso, sulla tazza, perciò si accorge di me solo quando le arrivo affianco, dopo aver camminato a passo lento.
«Buongiorno.» dico, la voce esce più ferma di quanto mi aspettassi. I suoi occhi scattano su di me come una molla. È sorpresa di vedermi e non cerca di nasconderlo nemmeno un po'.
Suppongo però di essere più sorpresa io di vedere lei piuttosto che il contrario, ma non dico nulla e di certo non faccio niente per permetterle di notarlo.
«Pensavo che non saresti venuta.» dice, non appena prendo posto difronte a lei. Sembra nervosa, glielo si legge in faccia e noto anche che le tremano leggermente le mani.
Sono nervosa anche io e mi sento assolutamente fuori luogo. Non so cosa dire o cosa fare e non ho la minima idea di come comportarmi. In realtà credo di non sapere neanche per quale ragione sono venuta davvero.
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CAIRO
RomanceIL LIBRO È DIVISO IN DUE PARTI ENTRAMBE PRESENTI QUI DENTRO. La sua vita è noiosa, è un dato di fatto, Avalyne Graves lo sa per certo. Non vive come una semplice ragazza di vent'anni, essere la figliastra del giudice Kostner, uno degli uomini più...