Capitolo 28

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La vita è fatta di scelte e non sempre si tratta di prendere quella giusta o quella sbagliata, a volte si tratta di prenderne una e basta

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La vita è fatta di scelte e non sempre si tratta di prendere quella giusta o quella sbagliata, a volte si tratta di prenderne una e basta.

Non tutti però hanno il coraggio di scegliere, di gettarsi a capofitto in situazioni che sono un enorme punto interrogativo.

Proprio per questo ci piace credere che le scelte più facili siano anche quelle più giuste. Secondo me, però, non è così.

A volte è necessario prendere decisioni difficili, scelte drastiche che agli occhi degli altri possono risultare addirittura egoistiche.

«Ti avrei parlato di Ellis», spiego a Phoenix, che è palesemente furioso ed è in piedi davanti a me, nel soggiorno di quella che momentaneamente è casa mia. «Stavo solo aspettando che passasse il compleanno di Caiden, perché sapevo che avresti reagito in questo modo».

Non era nei miei piani nascondergli qualcosa, soprattutto questa. Anche perché Ellis, la donna a cui ho affittato la casa ad Alexandria, mi ha chiamato appena un giorno prima che Caiden compiesse gli anni. Non ho avuto neanche il tempo di metabolizzare la cosa.

«Ti aspettavi che vi preparassi le valige e vi accompagnassi nel Kentucky?» chiede con sarcasmo. Se ne sta fermo dinanzi a me, arrabbiato e con la postura rigida.

Non è solo arrabbiato, sembra... ferito.

«Assolutamente no», rispondo, «Mi aspettavo che reagissi proprio nel modo in cui hai effettivamente reagito, d'altronde alcune cose non cambiano mai».
Probabilmente, vista la situazione, non dovrei farglielo pesare ma non ci riesco. Lui non mi ha preso con le buone, chiedendomi cosa stesse succedendo, non ha cercato di parlarmi in modo civile.

Ha semplicemente preso il mio cellulare, è venuto in bagno e mi ha sputato addosso "quando cazzo pensavi di dirmi che mi stai prendendo per il culo?".

È solo grazie a me se non abbiamo discusso della cosa direttamente ieri e abbiamo aspettato fino al giorno dopo, ovvero oggi, per parlarne tranquillamente e come due persone mature.

Ho anche chiesto a Brose e Kenny di tenere Caiden, che è il motivo principale per cui non ho affrontato la questione con Phoenix già ieri.

Non volevo che nostro figlio ascoltasse la conversazione o le urla, nel caso in cui ci fossero state.

«Ho cercato di starmene buono, di ragionarci sopra e di non reagire d'impulso», dice. Lo si vede dalla postura irrigidita, i pugni stretti e lo sguardo furioso che sta cercando di trattenersi e di non dare di matto.

Capisco che per lui la situazione non sia affatto facile, capisco che probabilmente ha paura di perdere Caiden e forse anche me.

Ciò che mi infastidisce però è che dia sempre tutto per scontato. Lui non chiede, crede di sapere tutto. Lui non cerca di chiarire, attacca.

«Pensavo stesse andando tutto bene, pensavo che mi avessi perdonato e che stessimo andando avanti», la sua postura perde un po' della rigidità che aveva fino a qualche secondo fa. Sembra quasi sconfitto, avvilito.

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