Siamo seduti a tavola in silenzio da non so quanti minuti, si sente solo il rumore delle posate che si scontrano di tanto in tanto con i piatti e i nostri respiri, ma nulla a parte questo.
Milton come sempre è seduto a capotavola, io alla sua destra, Tara alla sinistra.
Ha voluto questa cena a tutti i costi, ha detto che aveva qualcosa da dirci e ha praticamente obbligato Taranee a restare, cosa che non accade quasi mai, quella che viene obbligata a fare determinate cose sono sempre e solo io, da questo ho dedotto quindi che quello che vuole dirci deve essere davvero importante.
«Vostra madre si è fatta viva.» sgancia la bomba ad un certo punto Milton, dal nulla.
Non mi curo delle sue parole, non mi chiedo cosa voglia Jennifer, l'unica cosa che faccio è guardare mia sorella.
E la vedo, la vedo la scintilla di speranza che si accende nei suoi occhi, vedo il modo in cui si paralizza con gli occhi spalancati e come la forchetta le sfugge di mano schiantandosi prontamente sul piatto, il rumore fa alzare lo sguardo di Milton, che inespressivo e vuoto si posa proprio su di lei.
Io non emetto alcun suono, non faccio domande, non tentenno neanche un secondo, mi limito a guardare mia sorella.
Guarda me Tara, guarda me, non guardare lui. Non mettere a nudo i tuoi sentimenti davanti a lui. Ti ferirà. Guardami.
Mia sorella però non mi guarda, continua a tenere lo sguardo fisso su Milton con la speranza che le dica ciò che tanto smania, ovvero che si è fatta viva per noi, per lei e perché le manchiamo, perché non può stare senza di noi.
«Mi ha chiesto il divorzio.» continua a parlare, come se niente fosse, poi prende un altro boccone di cibo e torna a guardare mia sorella, «Non guardarmi cosi Taranee, cosa vuoi sapere?» le chiede ma in realtà lo sa, sa perfettamente cosa vuole sapere, cosa spera di sentirsi dire, «Che stupido.» dice, fingendo di averlo capito solo adesso.
E no, sappiamo benissimo tutti e tre che non è affatto stupido, che invece è un calcolatore nato e riconosco immediatamente l'espressione di finto rammarico sul suo volto.
«Vuoi sapere se ha chiesto di voi, vero?» le domanda, e quando mia sorella stringe i pugni sul tavolo e annuisce con la testa, lui riprende a mangiare come se nulla fosse, celando l'espressione soddisfatta per via della sua risposta.
Come può restare impassibile dinanzi al dolore di sua figlia? E anzi, gioire di esso?
«Allora? Ha chiesto di noi?» chiede Tara, ormai impaziente.
Milton passa lo sguardo da lei a me, intercetta il mio solo per un secondo perché prontamente lo riporto su mia sorella. Studia la reazione di Tara e anche la mia.
La mia che in realtà è inesistente, dal momento in cui mi limito a stare seduta dritta e composta con gli occhi puntati su mia sorella, evitando lo sguardo di Milton.
«No, neanche una parola su di voi.» risponde alla fine, facendo crollare le speranze di mia sorella, «Anzi, prima di parlare con me si è assicurata che voi non ci fosse, non voleva in alcun modo parlarvi.»
Non so quanto vere siano le sue parole però in parte non ne dubito, sono quasi sicura del fatto che non volesse avere a che fare con noi. Se avesse voluto parlarci o riaverci nella sua vita ci avrebbe cercate già da tempo e siamo entrambe maggiorenni, non avrebbe avuto bisogno di parlare con Milton per arrivare a noi.
Guardo mia sorella che adesso ha le lacrime agli occhi e poi stufa decido di parlare.
«E per quale motivo ce lo stai dicendo allora?» chiedo seria, guardando negli occhi l'uomo che dovrebbe proteggerci dal dolore e non gioire nel procurarcelo, «Il divorzio è una cosa che riguarda voi, non riguarda in alcun modo noi.» indico me e Taranee, mettendo fine alla messinscena che ha tirato su Milton.
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CAIRO
RomanceIL LIBRO È DIVISO IN DUE PARTI ENTRAMBE PRESENTI QUI DENTRO. La sua vita è noiosa, è un dato di fatto, Avalyne Graves lo sa per certo. Non vive come una semplice ragazza di vent'anni, essere la figliastra del giudice Kostner, uno degli uomini più...