Quando entriamo in casa sua ho smesso di dimenarmi già da un po', perché oltre al fatto che era inutile, avevo paura di far cadere entrambi.
Mi tiene ancora su una spalla e ha tenuto per tutto il tempo la mano sul mio sedere per far sì che la gonna non si alzasse, cosa di cui gli sono grata.
«Potresti anche lasciarmi ora.» gli faccio notare, anche perché oltre che ridicola, la posizione sta diventando anche piuttosto scomoda, in tutta risposta lui però mi strizza il sedere facendomi sussultare e capire che non ha intenzione di farlo, «Phoenix, dico sul serio, fammi scendere.» muovo le gambe per fargli capire che voglio toccare di nuovo terra ma lui non cede.
«Mi piace la visuale da qui.» e credo sia vero, perché mi morde la natica facendomi strillare e dimenare.
«Sta iniziando a girarmi la testa.» mi gioco quest'ultima carta che risulta essere quella buona dato che mi mette giù quasi subito.
Mi reggo alle sue braccia perché per un momento la testa prende a girarmi per davvero, quando tutto torna alla normalità alzo lo sguardo per portarlo nel suo e allontano le mani dal suo corpo.
«Sei una pessima bugiarda.» è la prima cosa che mi dice, non posso dargli torto, lo sono davvero.
«Non posso dire lo stesso di te.» ribatto, perché al contrario lui invece è molto abile nel farlo, nel frattempo dato che lui ha preso ad avvicinarsi, io faccio dei piccoli passi indietro, tant'è che vado a sbattere con la parte bassa della schiena contro il ripiano di marmo dell'isola della cucina.
«Ora che siamo soli non fai più tanto la spavalda, vero?» la luce dell'eccitazione e della sfida si è accesa nei suoi occhi, «Guardati, sembri un agnellino che vuole sfuggire al lupo cattivo.» mi deride e so che lo fa perché vuole una reazione da parte mia che non sia scappare, cosa che non tarda ad arrivare.
«Se credi che sia venuta qui solo perché mi ci hai trascinata come un cavernicolo e ho voluto dartela vinta ti sbagli di grosso, sono venuta perché lo volevo anche io.» ed è giusto evidenziarlo, non sono il tipo di donna che si lascia dare ordini e obbedisce, tanto meno mi faccio trascinare da qualche parte contro la mia volontà.
Se sono qui è perché voglio starci tanto quanto lo vuole lui.
«Ma questo lo so faccia d'angelo, lo leggo nei tuoi occhi e me lo conferma il tuo corpo.» lo dice mentre avanza nella mia direzione, non fuggo, non mi mostro intimidita, alzo lo sguardo e lo sfido apertamente appoggiandomi al ripiano di marmo, i palmi stretti intorno al bordo.
«Il mio corpo?» gli chiedo volendo comprendere meglio ciò di cui sta parlando.
«Il tuo corpo non può nascondermi niente Avalyne, al contrario dei tuoi occhi.» si ferma a un centimetro dal mio corpo, non mi tocca ancora però.
«Ti piace, vero?»
«Cosa? Il tuo corpo?» mi chiede, come se non sapessi già la risposta a questa domanda.
«No, avere il controllo, sapere che c'è l'hai.» sarebbe inutile da parte mia negare una cosa così evidente.
«Mi piace tanto quanto a te piace perderlo.» risponde avvicinando ora la sua faccia alla mia, i nostri nasi si sfiorano, «Voltati per me, faccia d'angelo.» mi sussurra sulla bocca ed è proprio sulla sua che invece è puntato il mio sguardo, non riesco a fare a meno di guardarlo, tutto di lui mi attrae, tutto di lui mi fa perdere il controllo, cosa che ho sempre detestato.
Quello che ho detto è vero però, ha un tale controllo sul mio corpo che ci metto meno di due secondi a fare come mi dice, viene tutto in automatico, anche se la maggior parte delle volte reprimo e nascondo bene questa cosa, solo per farlo dannare.
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CAIRO
RomanceIL LIBRO È DIVISO IN DUE PARTI ENTRAMBE PRESENTI QUI DENTRO. La sua vita è noiosa, è un dato di fatto, Avalyne Graves lo sa per certo. Non vive come una semplice ragazza di vent'anni, essere la figliastra del giudice Kostner, uno degli uomini più...