Capitolo 57

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Non credevo che avrei mai trovato la forza di affrontare Phoenix, di avere un confronto con lui, tanto meno di essere io stessa quella a cercarlo.

Vorrei poter dire che l'idea del confronto nasce dal fatto che è passato un mese e che è doveroso parlarci, soprattutto dato che c'è un bambino di mezzo e sì, questo è uno dei motivi principali.

La cosa che mi spinge però a parlargli è l'aver notato dei piccoli cambiamenti in Aiden. Ultimamente è più pallido del solito, lo vedo anche un po' dimagrito, in più a volte ha delle difficolta a concentrarsi anche su piccole cose. Diciamo che non è il solito Aiden e la cosa mi preoccupa molto.

Perciò quando busso alla porta di Phoenix con il cuore che mi batte impazzito e le mani che sudano, al ritrovarsi me davanti quando apre la porta, resta come pietrificato.

Mi guarda come se fossi una specie di allucinazione.

Averlo così vicino dopo tanto tempo mi fa venire i brividi, sentire di nuovo il suo odore così da vicino mi fa sentire a casa.

«Ciao.» rompo il silenzio con la voce talmente bassa che quasi credo di essermi immaginata di aver parlato, «Posso entrare?»

Lui non dice nulla, si limita a spostarsi di lato per lasciarmi entrare, poi quando lo faccio, si chiude la porta dietro e mi raggiunge.

«Questo posto è così ordinato e diverso da casa di Aiden...» dico guardandomi intorno, questa casa mi è mancata così tanto.

Poi però mi volto a guardarlo e mi accorgo del fatto che i suoi occhi sono fermi sulla mia pancia.

Non pensavo riuscisse a notarla.

«L'hai notato anche tu, è cresciuta, vero?» gli chiedo con un leggero cenno di sorriso.

«Cosa stai facendo, Avalyne?» mi chiede facendomi accigliare, «Vieni qui, mi chiedi di entrare e fai conversazione con me come se non mi odiassi.»

Resto senza parole per qualche secondo.

«Ma io non ti odio, non sai quanto avrei voluto odiarti ma semplicemente mi è impossibile farlo.» rispondo sincera, «Ti aspettavi che venissi qua ad urlare come una pazza? Mi conosci Phoenix, sai che cerco sempre un confronto tranquillo e pacato.» aggiungo, anche se molto probabilmente sarebbe stata una reazione considerata più "normale" in un caso come questo.

Beh, io non sono così.

«È cresciuta, non in modo smisurato o troppo evidente, ma conosco bene il tuo corpo e a me salta subito all'occhio.» risponde alla mia domanda, il che mi fa capire che gli va bene parlare con tranquillità senza urlarsi contro.

«Diventa sempre più reale.» penso ad alta voce, «Possiamo parlare o dovevi uscire?» gli chiedo guardandomi intorno un po' in imbarazzo adesso.

«Possiamo parlare.» risponde lui, poi mi indica il divano per sedermi.

«Preferirei restare in piedi perché non mi tratterrò molto.» gli dico e vedo come la sua espressione cambia per un secondo solo, «Vorrei iniziare dicendoti che in realtà non sono qui per me, anche se so che dobbiamo parlare. Sono qui principalmente per Aiden.» ammetto, lui si acciglia.

«Che ha fatto?» mi chiede subito e sembra davvero preoccupato, non avevo dubbi però, ama suo fratello.

«Oltre ad accogliermi in casa sua e restarmi accanto tutto il giorno per quasi tutti i giorni? Non ha fatto niente.» forse sono stata troppo diretta e dura ma non mi importa, «Devo tanto a tuo fratello e gli voglio bene, sono qui perché lo sto vedendo strano da un po'.»

«Strano in che senso?»

«Più pallido, mangia poco, è meno concentrato e ha meno energie.» elenco alcune delle tante cose che ho notato, lui annuisce con la testa, pensieroso.

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