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Alya come tutte le mattine si alzò dal divano, sì, non aveva un letto come le normali ragazzine, aveva un divano piccolo, mezzo rotto e duro come un marmo. Ogni volta che si alzò da quel coso, perché non sapeva in realtà come definirlo, le veniva mal di schiena.
Fece piano per non svegliare suo padre, che a differenza sua, aveva un letto matrimoniale, comodo e lussuoso.
Si recò in bagno, si sciacquò la faccia e andò in cucina a prendersi qualcosa da mangiare. Facendo sempre piano a non svegliare l'uomo.
Ma non vi fu nulla in frigo e così, si recò nuovamente in bagno a vestirsi. Era abituata a non vedere cibo in frigo, anche se quella mattina, ci sperò sempre di più. Ma suo padre era troppo impegnato a drogarsi e picchiare chi ci fosse sotto al suo naso, anche se maggior parte delle volte, sotto a quel naso ci fu spesso la piccola Alya.
Optò per un semplice leggins nero e una t-shirt bianca, mise sopra una felpa leggera, anche se faceva ancora un po' caldo fuori.
La scuola era iniziata da poche settimane, una delle poche cose che fece sorridere Alya, amava andare a scuola, aveva pochissime amiche, ne aveva praticamente solo una. Che considerava la sua sorellina.
La sua amica era a conoscenza di suo padre e anche del suo così detto fidanzato. Era molto preoccupata per Alya, le voleva tanto bene e cercò sempre di tenerla a sé.
Alya aveva bisogno di contesti colorati, colori chiari che rendessero la sua vita felice, e invece si beccò colori scuri, tristi e pieni di dolore.
La ragazzina fece la sua strada per andare a scuola, come tutte le mattina, osservava la città di Napoli e la guardava sorridendo.
Amava la sua città, amava l'odore che proveniva dalla salsedine del mare.
Arrivò davanti a scuola e vide la sua migliore amica venirle incontro.
L'abbracciò calorosamente.
"Buongiorno amò." Esclamò la sua migliore amica, per poi sventolarle una busta di carta bianca. Alya sorrise, capì subito che quella busta, ci furono dei mini muffin al cioccolato fondente.
La sua migliore amica, sapeva già che Alya non aveva fatto colazione e come ogni mattina, la ragazza si preoccupò anche per lei.
"Ari, non dovevi!" Esclamò Alya, sorridendo teneramente.
"Mangia, che tra poco sparisci tra i vestiti." Esclamò preoccupata la sua migliore amica.
Alya accontentò Arianna, se li mangiò con gusto. Chiudendo gli occhi e assaporando ogni morso dato a quei deliziosi muffin.
Dopo qualche minuto, la campanella suonò e così entrarono in massa a scuola.
Le due amiche si sedettero al loro banco e la lezione incominciò.
Matematica, alla prima ora.
Alya non amava quella materia, troppi numeri e troppi calcoli. Le facevano venire mal di testa.
Anche il professore non le stava tanto a genio, un uomo tozzo, con il naso un po' troppo sproporzionato al suo viso, una lunga barba bianca come le penne di un gabbiano.
Gli alunni lo soprannominavano buffamente come "grande puffo", ci assomigliava, ma era meglio non farglielo sapere, anche se le voci in quella scuola, giravano in un battibaleno.
Le ore a scuola andarono lente, ma una delle ore preferite della ragazzina era l'intervallo. Amava starsene in cortile, con la sua migliore amica che parlavano del più e del meno.
"Amò, stasera dormi da me." Esclamò Arianna.
Alya la guardò, amava stare in compagnia con la sua migliore amica, ma a casa l'aspettava un uomo autoritario e in giro c'era un ragazzo che la minacciava di continuo, aveva paura.
Arianna si accorse del espressione della sua amica e così propose un alternativa. "...vieni a casa mia dopo scuola, passiamo il pomeriggio da me e stasera andiamo a mangiare una pizza." Esclamò Arianna.
Alya sorrise.
"Sì ma io ..."
"Niente ma ... " La interruppe Arianna. "... ho già deciso io. E dopo una buona pizza, ci sta una bella serata in discoteca." Esclamò Arianna.
Alya si mise a ridere.
Ha sempre associato la sua amica ad un colore vivace, per lei era il colore giallo, solare, simpatico e gioioso.
Alya aveva uno strano modo di vedere le persone, sin da piccola.
Associava le persone ad un colore.
La sua dolce mamma la vedeva di colore rosa, dolce, delicato e romantico. Spesso pensava alla sua mamma. Aveva tatuato nella sua mente il suo magnetico sorriso. La sua dolcezza negli occhi e l'amore incondizionato di una madre che dona al figlio.
"D'accordo, però andiamo nella nostra pizzeria preferita." Esclamò Alya sorridendo.
"Ci puoi scommettere!"
L'ora d'intervallo terminò, così entrarono nuovamente in classe.
Le ore proseguirono lentamente, Alya prese appunti in tutte le lezioni, per non dimenticarsi nulla.
Quando terminò la giornata scolastica, le due amiche si recarono a casa di Arianna.
Pranzarono e infine Alya pregò in ginocchio di fare i compiti, lei era abbastanza puntigliosa con lo studio, ci tenne tanto a tenere voti alti, aveva solo un obbiettivo nella sua vita, andarsene da quel nido fatto di colore nero.
Arianna accontentò l'amica e così si misero a studiare fino a tardo pomeriggio e infine si prepararono per la serata.
"Ti prego, mettilo!" Pregò in ginocchio Arianna.
"Mi ... mi sta male." Disse arrossendo Alya. Aveva indosso un abito a tubino, di colore rosso, lei amava quel colore, ma pensò che non le stava bene addosso. Il contrario di cui pensavano le persone esterne a lei, la vedevano meravigliosa, bella come un anima pura. L'abito le metteva perfettamente in evidenzia le sue forme e gli occhi, li aveva di un azzurro acceso, belli limpidi.
Arianna sorrise. "Sei bellissima, sorellì." Esclamò.
Alya arrossì, non era abituata a sentire complimenti da altre persone.
Anche se i complimenti scarseggiavano e aumentavano gli insulti da quel orco del padre e quel demone del suo ragazzo.
"D'accordo, lo metto." Esclamò Alya.
Arianna felice l'abbracciò.
Finirono di prepararsi e infine uscirono di casa.
Andarono nella loro pizzeria preferita.
Alya amava la pizza, la prendeva rigorosamente margherita, adorava la mozzarella che filava, anche se faceva facce buffe perché scottava e provocava risate ingenue alla sua migliore amica.
Dopo cena, pagarono e infine si recarono nella discoteca. Ma il cellulare della piccola Alya non esitò a tormentarla in pochi secondi. Disse alla sua amica di entrare e aspettarla dentro. Rispose al cellulare. Era il demone del suo ragazzo. "Dove cazzo sei? Ti ho cercato per tutto il giorno e non ti sei fatta sentire!" Esclamò il ragazzo.
"Marco, sono a casa mia ..." Mentì. Era esausta di discutere con lui. "... sono stanca e non ho voglia di vedere nessuno." Esclamò la ragazzina.
"Stai dicendo stronzate! Dimmi immediatamente dove sei o ti vengo a prendere e ti porto a casa a calci in culo!" Esclamò con tono duro il ragazzo.
"Sono ..." La ragazzina non voleva che il ragazzo rovinasse la serata con la sua amica, così decise di mentire nuovamente. "...sono a casa di Arianna, dormo da lei così domani mattina studiamo." Esclamò.
"Io ti rovino la vita ..." Il ragazzo non ne era consapevole che lo stava già facendo, o forse sì. "...ritorna subito ..." La ragazzina attaccò. Era esausta!
Non aveva idea, che il ragazzo sapeva benissimo dove si trovava la ragazzina.
Entrò e raggiunse la sua migliore amica, non le disse nulla della conversazione appena avuta con il suo fidanzato. Preferiva non pensarci e trascorrere la serata tranquilla con la sua migliore amica.
Arianna era in pista da ballo con Alya, l'amica si scatenava e Alya rise, le metteva felicità.
Alya era una ragazzina abbastanza timida. Non bevve alcool, era contraria ad ubriacarsi e soprattutto con le sostanze stupefacenti. Aveva già un padre drogato e ubriaco e questo le bastava.
Guardò Arianna baciarsi con un tipo e così la piccola Alya si mise seduta su dei divanetti posti intorno alla pista. Sorrise, al vedere la sua amica ridere e scherzare con il tipo, ne era felice che almeno lei era spensierata.
"Sei a casa della tua amica, eh!" Si palesò davanti a lei il demone. Alya sbiancò. "...che cazz c'fai a ca'?" Esclamò il ragazzo guardandola con disprezzo.
"Ma...Marco io ..." Lui la prese per un braccio e la trascinò fuori dal locale. La piccola Alya aveva le lacrime agli occhi. ".... scusa ..." Le arrivò un violento schiaffo sulla guancia. La ragazzina si mise a piangere.
"Non mi dire stronzate! Non devi mai più vederti con quella troia! Te lo detto tante volte che ti porta in una cattiva strada! E poi questo vestito ti sta da schifo! Puttana..." Alya non ne poté più.
"BASTA! MI HAI ROTTO LE PALLE. TRA NOI ..." Voleva urlare tutto l'odio che provava verso quel ragazzo. "... È FINITA! NON NE POSSO PIU', DI TE E NE' DI MIO PADRE. MI AVETE ROTTO IL CAZZO." Urlò Alya.
Ma in risposta le arrivò un pugno sulla guancia e cadde per terra. Alya pianse. "Come ti permetti di urlarmi in questo modo, eh?" Alya non rispose, era solo concentrata sul dolore che provava, non quello fisico, ma quello che aveva da tanto tempo nel suo cuore. Ricevette un calcio nello stomaco, non sentì più la voce del ragazzo, era offuscata dalla rabbia vide tutto nero. Prese un sasso che vide vicino a lei, si alzò con tutta la forza del suo giovane corpicino e si scaraventò sul ragazzo, tirando forte il sasso sulla tempia del demone.
Era stato un raptus. Il ragazzo si toccò la tempia, e sbarellò per un po' e infine cadde per terra. Alya si avvicinò al corpo del ragazzo, piangendo a dirotto.
"AIUTATEMI!" Urlò la ragazzina.



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