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Arrivò l'ora d'aria, Alya uscì nel cortile dove si trovava poche ore prima. I ragazzi stavano giocando nella loro aria e trovò gli stessi che stavano urlando le stesse cose.
Il ragazzo questa volta la guardò, si era accorto di lei, la seguì con lo sguardo, si stava sedendo su una panchina con Silvia e Naditza. Ma la ragazzina non se ne accorse che due occhi neri la stavano fissando.
"Hai vist Cirù, quant'è bella?" Esclamò il ragazzo dai capelli rossi.
"UE' CIACCARE' AVVICINATI QUI, CHE TE DONG NU BELL VAS." Urlò il ragazzo dai capelli rossi, che fu seguito dalle risate degli altri ragazzi.
"Totò ..." Si avvicinò il comandante. " ... a vuò firnì?" esclamò esausto.
Ciro non si degnò di uno sguardo di quei due che stavano avendo una discussione, era troppo impegnato a guardare la ragazzina. Chissà perché è qui. Si chiese mentalmente il ragazzo.
Ne era curioso e al contempo affascinato da quel viso puro.
Chiamò Lino , uno delle sue guardie corrotte.
"Che Cirù?" Chiese la guardia.
"Ho una cosa da chiederti e lo devi fare ora!" Esclamò il ragazzo con tono minaccioso.
Alya venne chiamata nuovamente dalla direttrice. La ragazza non era intenzionata nuovamente a parlare, era un qualcosa più grande di lei quello che le capitato.
Raggiunse la direttrice.
"Alya, siediti!" Esclamò la direttrice.
La ragazzina si sedette. "M... mi dica." Esclamò timorosa di aver nuovamente la discussione con la direttrice. Paola sorrise leggermente, prese il suo bastone e raggiunse il suo posto.
"Alya, dato che non vuoi parlare con me, sono costretta a chiamare una psicologa." Esclamò Paola.
Alya sgranò gli occhi. Per lei era ancora peggio una psicologa, avrebbe fatto riaffiorare anche il peggio, tutto il dolore che piano piano stava seppellendo.
"No! Una psicologa no!" Esclamò.
Paola la scrutò con lo sguardo.
"Bene. Allora starai in isolamento in tempo indeterminato." Esclamò Paola.
Con le buono o cattive, giusto? Ad Alya le lacrime stavano minacciando di uscire, non voleva stare in isolamento e tanto meno, non voleva parlare. Così decise la via più semplice. Liz entrò.
"... portala in isolamento." Esclamò con tono freddo Paola.
Liz aprì la porta, Alya aveva tutto il tempo lo sguardo basso, non voleva guardare nessuno in faccia. Camminò verso l'uscita, ma andò a sbattere contro qualcuno, cosa che le fece obbligatoriamente alzare lo sguardo e si trovò due occhi neri come la pece, il viso con espressione da duro, uno strano taglio al sopracciglio che sembrava brutto ma a lui gli si addiceva, capelli neri, gellati con una linea che li separava perfettamente.
"Scu...scusami." Esclamò Alya. Il ragazzo non disse nulla, si limitò solo a fissarla. Liz prese la ragazzina e si avviarono nelle celle del isolamento.
Una volta giunte, la ragazzina guardò Liz.
"Secondo te, quanto mi tieni qui dentro la direttrice?" Chiese Alya, speranzosa di sentire una risposta positiva. A lei non le piaceva stare da sola, al freddo e al chiuso ventiquattro ore su ventiquattro.
"Picciré, devi solo parlare, almeno con la psicologa. Farà bene anche a te, tesoro." Esclamò Liz.
Alya abbassò lo sguardo. Non voleva parlare con nessuno di quello che era successo. Faceva troppo male. "...ci penserai?" Le chiese Liz.
Alya annuì leggermente.
Liz le sorrise. "Vado, qualsiasi cosa, chiama le guardie. Ciao picciré." Liz se ne andò.
Alya si buttò nel lettino. Notò la stanza, non era diversa da quella che c'era nella cella con le ragazze, c'era un letto a castello, un misero comodino, una scrivania vicino ad una mini finestra con delle sbarre arrugginite e poi una porta che portava ad un bagno. Le pareti erano di un colore grigio chiaro, con delle crepe sparse e il pavimento dello stesso colore. Un' oscura suite, più o meno, pensò la ragazzina.
Si buttò nel lettino che cigolava rumorosamente. Sbuffò.
Mai qualcosa di comodo dove appisolarsi! Pensò la ragazzina.
Si sdraiò comunque sul lettino, anche se il rumore che faceva era snervante. Dopo un po' sentì parlare. "Cirù, fai o' brav! Mi raccomando ..." Il ragazzo in cui si era scontrata pochi minuti prima, si palesò davanti la cella della ragazzina con una guardia che non aveva mai visto. Aprì la cella della ragazzina. "...forza entra." Esclamò la guardia.
"Linù ..." Il ragazzo chiamò la guardia che si voltò a guardarlo. "... statt accort a o' chiattill e o' piecr." Esclamò il ragazzo con tono minaccioso.
"Nun te proccupà." Rispose la guardia.
"Sto in compagnia, stavolta almeno!" Esclamò il ragazzo guardando la ragazzina.
"Vabbuò, vado." Esclamò Lino.
La guardia se ne andò.
Ciro non smise di guardare la ragazzina, che era rannicchiata sul letto scomodo, si teneva a sé le gambe.
"Hai freddo?" Chiese il ragazzo.
Alya lo guardò, lo trovava particolare. Era ammaliata dalla sua voce profonda e calda per un ragazzo della sua età. Ma più lo guardava e più non riusciva ad associargli un colore ben definito.
Alya scuote la testa in segno di negazione.
"Che, nun parl?" La ragazza non rispose. Era leggermente in imbarazzo, soprattutto trovarsi un una cella fredda, chiusa dentro con un ragazzo. "...megl accussì, ho bisogno di silenzio..." Il ragazzo prese dal suo marsupio del tabacco, cartine e filtri. Iniziò a rollarsi una sigaretta. La ragazzina lo guardò, non le piacevano le persone che fumavano e tanto meno l'odore del fumo. Il ragazzo si accorse che la ragazzina lo guardò.
"...ne vuoi una?" Le chiese.
Alya scuote nuovamente la testa.
"...parl!" Comandò.
"Non ... non mi piace chi fuma." Esclamò Alya.
Il ragazzo non le staccò gli occhi di dosso, prese l'accendino, si mise vicino alla mini finestra e si accese la sigaretta.
Alya lo guardò male.
Ciro se ne accorse e sorrise.
"Fatt na ragione, ciù ciù." Esclamò Ciro.
Alya decise di ignorarlo, così si mise sdraiata nel letto cigolante e sbuffò.
Passarono le ore, Alya si era addormentata. Ciro era rimasto sveglio, era il suo solito non dormire tanto la notte.
Aveva consumato tante sigarette quella notte e quando Alya si svegliò, iniziò a tossire.

Fuma peggio dei turchi, questo ragazzo! Pensò la ragazzina. Si alzò dal letto ma non trovò il ragazzo. Starò nuovamente sola come un cane? Pensò Alya. Infondo le faceva piacere essere in compagnia, anche se si trattava di uno sconosciuto.
Entrò in bagno e lo vide, davanti alla doccia mezzo nudo. La ragazzina sgranò gli occhi.
"Scu...scusami io non ... me ne vado, ciao ciao." Chiuse la porta. Sentì il ragazzo ridacchiare. Perfetto! Ora ride anche di me! Pensò Alya.
Le sue guance si erano colorate di un rosso fuoco, si mise nuovamente a letto e si coprì con quel misero lenzuolo.
Ha visto pochi "uomini" nudi, praticamente solo uno, che era proprio il suo ragazzo. Improvvisamente le venne in menta la sua prima volta, il ragazzo non era stato affatto delicato con lei.
FLASHBACK :

Erano passati pochi mesi da primo bacio che ricevette la piccola Alya, era felice di averlo conosciuto. Era molto dolce con la piccola Alya, la portava a cena fuori, le comprava le rose e i cioccolatini, la conquistava piano piano, ma tutto quello era solo apparenza e Alya non se ne rese subito conto. Tutto cambiò dalla prima scenata di gelosia di lui, iniziò a vietarle di mettere maglie troppo attillate, pantaloni troppo stretti o minigonne. Iniziò a vietarle di uscire con le sue amiche che in seguito le perse tutte, solo una non si era arresa a star vicino alla piccola Alya, ed era proprio Arianna. La sua salvezza in tutto. Ma la piccola Alya era innamorata di Marco e non voleva perderlo, così lo accontentò, nascondendogli solo l'amicizia che continuò con la sua migliore amica. Alya era una bellissima ragazza, aveva una fila di pretendenti dietro di lei, ma lei si era scelta il demone.
Una sera erano usciti insieme e come tutte le sere litigarono. Marco era diventato tanto geloso e voleva la sua preda tutta per sé. La portò a forza a casa sua, era furioso perché non le aveva risposto al telefono, la piccola Alya si scusò, aveva il telefono spento per via della lite con suo padre, che solo quella volta, schivò con fortuna uno schiaffo. Ma il ragazzo non si calmò e così, le do un ceffone dritto in faccia. La piccola Alya pianse.
"SMETTILA DI PIANGERE COME UNA BAMBINA!" Urlò il ragazzo.
La prese con forza dal braccio e la buttò nel letto. "Marco ti prego, smettila. Mi spaventi così!" Esclamò Alya.
Il ragazzo la guardò, si mise sopra di lei. "Ora non sarai più una bambina ..." Le tolse i pantaloni con forza. "... ora sarai la mia donna per sempre."
"No, Marco, non sono ancora pronta, ti prego!" Esclamò Alya cercando di svignarsela, ma il ragazzo la tenne con forza. Le tolse le mutandine e infine si slacciò i pantaloni, mostrando il suo membro nudo.
La piccola Alya pianse, ricevette un altro schiaffo. "Smettila di piangere! Lo stiamo per fare, che tu lo voglia o no!" Esclamò autoritario.
In colpo secco entrò in lei.
Alya sentì un dolore lancinante al basso ventre, urlò tra le lacrime. Non era affatto come leggeva nei libri o vedeva nei film romantici.
Il ragazzo era arrivato al culmine, uscì da lei e riversò il suo seme sul pancino della ragazzina.
In tutto quel arco di tempo, Alya non smise di piangere.

FINE FLASHBACK

"...Esposito ..." La ragazza guardò fuori dalla cella. "... la direttrice vuole parlarti!" Esclamò la guardia.
Alya scese dal letto e uscì con la guardia e raggiunsero lo studio della direttrice.
Paola la stava aspettando per parlarle, quello che voleva e che la ragazzina parlasse. Ma non seppe che non lo fece affatto.
"Alya, ci hai pensato?" Chiese Paola.
La ragazzina guardò la donna negli occhi e scuote la testa. "... perfetto! Questo week and lo passerai nuovamente in isolamento!" Esclamò Paola.
Alya si alzo in silenzio e fu nuovamente accompagnata in isolamento.



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