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Alya riuscì a calmarsi.
Si chiese come uno sconosciuto in cui aveva condiviso due giorni interi in una stanza fredda e triste, è riuscito a farla tranquillizzare.
"Ti ... ti ringrazio." Esclamò con tono imbarazzato.
Alzò lo sguardo e vide il ragazzo con gli occhi chiusi, era crollato dal sonno.
Si mise comodo e chiuse gli occhi anche lei.
Il mattino arrivò in fretta.
Ciro aprì gli occhi prima della ragazza, si accorse che era abbracciata a lui. Fece un mezzo sorriso.
La guardò, si rese conto che da vicino era ancora più bella.
Ma alla fine si chiese anche che cosa gli stava capitando.
Lui non era affatto così! Non aveva mai dormito con una ragazza, ma quella sensazione di calore umano, non nascose, che gli piacque tanto. Ma fu, solo un secondo, perché la sua voce interiore disse: No! Non puoi farlo!
Fuori da quel posto gli spettò un altro avvenire, e non era di certo affetto verso una sconosciuta.
Decise di star lontano da quella ragazzina, non doveva affezionarsi, non ne aveva il diritto.
Peccato che il cuore non decide ragionando!
Fuori dalla cella, ci fu il comandante che li stava guardando, non era entusiasta del fatto che quei due ragazzini dormissero insieme in un letto, così andò direttamente dalla direttrice a dirlo, ma a sua sorpresa, Paola ne fu stranamente felice e le venne una magnifica idea, almeno per lei.
"Paola, Ciro Ricci non è un ragazzo raccomandabile!" Esclamò il comandante.
"Io credo che Ricci, ci potrà dare una mano con Esposito." Disse sicura di sé.
"Si asciuta pazz? Ricci è una ragazzo freddo ..." Non era consapevole di quello che era successo quella notte. Che stranamente il ragazzo, ha fatto una mossa di sua spontanea volontà. "...è apatico, non gliene frega niente degli altri! È nato da una famiglia violenta." Esclamò il comandante.
Paola voleva avviare il piano.
"Mi chiami Ricci, ora!" Comandò la direttrice.
Il comandante guardò la direttrice per lunghi secondi, poi andò raggiunse le celle del isolamento.
"Cirù!" Lo chiamò ma il ragazzo non c'era.
"È in bagno!" Rispose Alya.
Il comandante la guardò. "Come stai?" Le chiese.
"Bene." Esclamò la ragazzina con mezzo sorriso.
"Alya ascolta ..."
"Comandate ... " Si avvicinò alla porta della cella. "... se la direttrice vi ha mandato per parlarmi e cercare di cambiare idea sulla psicologa, se lo scordi! Io non parlerò, a costo di stare qui fino alla fine della mia vita." Esclamò la ragazzina con tono freddo.
Ciro uscì dal bagno.
"Comandà, devo uscire?" Chiese il ragazzo.
Il comandante guardò Ciro.
"La direttrice vuole parlarti, jammucenne." Il ragazzo uscì dalla cella e si recò dalla direttrice.
Si sedette spavaldo sulla sedia dello studio. "Direttrì, ogni giorno si se fa semp chiu bell!" Esclamò il ragazzo, guardandola con un sorriso beffardo.
"Molto gentile, Ricci ... " Paola guardò il ragazzo. " ... senti, ti devo chiedere un favore!"
"Cosa avrò in cambio, direttrì?" Domandò con un mezzo sorriso.
Si sapeva che con lui, i favori venivano ricambiati. A lui non interessava con chi stava parlando.
"Te lo dirò dopo ... " Ancora non sapeva se il ragazzo decidesse di accettare la sua proposta. "... devi far cambiare idea alla signorina Esposito. Avete condiviso la cella per due giorni e mi hanno detto che eravate abbastanza vicini. Lei si fida di te." Esclamò Paola.
"Noi non siamo vicini." Rispose Ciro, con tono freddo.
Paola lo scrutò.
"Ciro , se mi aiuti su questa cosa, ti ricambierò il favore. Falla ragionare." Esclamò Paola.
Il ragazzo aveva appena preso una decisione, di star lontano da quella ragazzina. Quindi per lui il "favore" ricambiato doveva essere grosso.
"D'accordo ..." La guardò con sfida. "... in cambio mi darà cinque giorni di permesso."
"Due." Esclamò Paola.
"Allora non farò un cazzo." Rispose Ciro nervoso.
"D'accordo, cinque giorni. Solo se riesci a convincerla."
"Perfetto!"
Ciro si alzò e venne riaccompagnato in cella d'isolamento.
"Cirù, nun fa' male a chell, è na guagliona!" Esclamò preoccupato il comandante.
Ciro lo guardò male. "Per cosa mi avete preso, comandà? Nun so nu mostr."
Il comandante lasciò il ragazzo in cella e se ne andò più preoccupato.
La ragazzina era ancora in bagno.
Ciro chiamò Lino.
"Che Cirù!"
"Portami un mazzo di carte, m'so rott o' cazz e fa' nient." Esclamò Ciro.
La guardia lo guardò per lunghi secondi e infine accettò.
La giornata andò lentamente, Alya stava sul letto a pensare, era annoiata. Invece Ciro, decise di fare una doccia e infine avviò il piano strano della direttrice.
Uscì dal bagno, vide la ragazzina contare le doghe del letto sopra di lei. "Che stai facendo?" Le chiese Ciro.
"Mi sto annoiando a morte!" Esclamò Alya.
"Io ho un idea ..." Il ragazzo la guardò. "... ho un mazzo di carte, ti va una partita?" Le chiese.
"Non a scala quaranta, non l'ho mai capito quel gioco!" Commentò Alya.
"No, niente scala quaranta. Asso piglia tutto, lo conosci?" Le chiese.
Alya sorrise. Era uno dei giochi in cui giocava con la sua amica Ari, vinceva sempre.
Le venne in mente quando giocavano, Alya rise sempre, perché la sua migliore amica si arrabbiava perché perdeva sempre.
"Stai parlando con la vincitrice mondiale, sappilo!" Esclamò Alya sorridendo.
Il ragazzo la guardò, non fece altro che notare la ragazzina, gli piaceva il suo sorriso, che regalava raramente.
Giocarono fino a tarda sera, Ciro si fece battere un paio di volte e venne ancora colpito dalla risata della ragazzina.
Smisero di giocare.
Lei si sdraiò sul letto, mentre Ciro si fumò una sigaretta.
Per qualche strano motivo, Alya era felice di essere in compagnia del ragazzo, le piaceva! Lo vedeva come un potenziale amico, anche se lo trovava affascinante in modo diverso.
Non era il suo prototipo di ragazzo, lei preferiva i milord.
Lo trovava misterioso, cosa che l'affascinava, a volte rozzo, quando parlava in dialetto stretto, che per sua fortuna capiva e vedeva anche una minuscola dolcezza in quel ragazzo.
Era attratta dalla sua anima.
Più passavano i giorni e più non riusciva a percepire un solo colore nell'anima del ragazzo. A volte era bianca, nera, grigia, rossa, arancione o verde. La mandava in confusione e sentiva di volerlo conoscere sempre di più.
"Ciro." Lo chiamò.
"Sì?"
"Come mai la direttrice ti ha lasciato ancora in isolamento?" Chiese la ragazzina.
"Perché è una stronza." Rispose.
Lei lo guardò e si mise a ridere. Per il ragazzo fu il suono più bello che abbia mai sentito. Fece un mezzo sorriso.
"E tu, perché stai ancora qui?" Chiese il ragazzo.
La ragazzina lo guardò. "Mi ... mi vuole obbligare a parlare con la psicologa e ... e io non voglio!" Rispose Alya.
Tutti e due si resero conto che era la prima volta che avevano una conversazione normale.
"Io ci andrei dalla psicologa ... " Non era affatto vero!
"... invece di stare rinchiusa qui a fare la muffa. Almeno vai in cella dalle altre e stai in compagnia!" Esclamò il ragazzo.
Alya abbassò lo sguardo. "Non lo so, e che ho paura."
"Di cosa?"
La ragazzina non rispose.
Ciro non fece più altre domande, ormai aveva capito che la ragazzina e le mille domande la facevano solo innervosire.
"Vabbuò ja, giochiamo a ruba mazzetto?" Chiese Ciro.


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