Alya dopo cena si addormentò più serena, il suo cuore era più leggero. Sentiva la sua migliore amica vicina, anche non fisicamente. Era felice che si era preoccupata per lei, cosa di cui non aveva mai messo in dubbio. Per Alya, Arianna era la sua famiglia, sorella non di sangue ma per scelta. Era la persona che riusciva a colorare le sue giornate grigie. Era il suo sole dopo la tempesta.
Il ragazzo non fece altro che pensare a cosa c'era scritto in quella lettera, ne era curioso. Cosa che di solito, non gliene fregava niente di cosa succedeva altrui.
A differenza della ragazzina, Ciro non riuscì a dormire, scese dal letto e si fumò la millesima sigaretta, era uno dei vizi che amava di più. Lo rilassava.
Poi sentì dei lamenti provenire dal letto della ragazzina. "No... non voglio ..." Farfugliò Alya.
"...no ti prego ... " Il ragazzo si avvicinò al lettino. "...ti prego Marco ..." Piagnucolò.
Marco? E chi è questo Marco? Si chiese mentalmente il ragazzo.
"Alya." La chiamò.
Alya, che strano nome. Si disse il ragazzo. Così strano ma bello.
La ragazzina pianse nel sonno. "...ehi Alya ..." Capì che stava facendo un incubo, si rese conto che rea una cosa frequente. Anche lui aveva incubi, molto spesso. La ragazzina sobbalzò. "Che ...che cosa è successo?" Chiese la ragazzina.
"Hai avuto un incubo." Esclamò il ragazzo.
Alya tremò. "Scu...scusami, ti ho svegliato! Non volevo!" Esclamò con tono imbarazzato.
Ciro fece un mezzo sorriso. "Non mi hai svegliato! Non stavo dormendo." Rispose Ciro.
"Ah ahm, io ... io ritorno a dormire." Esclamò la ragazzina.
Si mise nuovamente sdraiata sul letto, si girò di fianco e prese nuovamente a dormire.
Il ragazzo tornò nuovamente a fumare, senza togliere gli occhi di dosso alla ragazzina. Ne era stranamente affascinato.
Il giorno seguente, Alya si alzò dal letto. Aveva deciso di parlare con la direttrice, stava per decidere di parlare con la psicologa, ma il suo incubo della notte stessa la tormentava e così si ritirò nuovamente, facendo infuriare la direttrice.
Intanto Ciro, con la sua insana curiosità del giorno prima e con la scusa che la ragazzina era dalla direttrice, prese la lettera e la lesse. Scoprì che era la sua migliore amica a mandarle il dolcetto, ma non capì della notte in cui l'amica parlò nella lettera. Che ti hanno fatto, ragazzina? Si chiese mentalmente.
In quel momento, sentì le voci provenire da corridoio, così ripose la lettera sotto il cuscino del letto della ragazzina.
Alya entrò nuovamente in cella, sbuffando. Si maledì per essere così testarda.
Il ragazzo la guardò.
"Lino!" Alya chiamò la guardia.
"Dimmi."
"Hai un metodo per far cambiare idea alla direttrice?" Chiese sconsolata.
Lino la guardò e scuote la testa.
La ragazzina sbuffò nuovamente. "Devi solo cedere e parlare. Ora vado." Esclamò Lino.
Alya alzo gli occhi al cielo. "Che palle, devo sempre parlare ..." si avvicinò al letto e come un sacco di patate elegante sa fare, si buttò nel letto. Il ragazzo si girò un'altra sigaretta. Alya lo guardò. "...ancora fumare, stai?" Gli chiese.
Il ragazzo per la prima volta la guardò male. "Fatt i cazz tuoj." Esclamò scorbutico.
"No ... " la ragazzina si alzò dal letto. "... non me li faccio i cazzi miei ..." Ciro si stava infuriando. Gli bastava poco per arrabbiarsi. "... mi stai affumicando!" Esclamò la ragazzina esausta.
"Nun te permettere di parlarmi così ..." Si avvicinò pericolosamente alla ragazzina. "... nun me può commanà, hai capito?" Esclamò con tono minaccioso. Alya indietreggiò. "Perché, che mi fai sennò? Mi picchi? Beh a quello ne sono abituata, fai pure." Esclamò con tono triste.
Il ragazzo la guardò negli occhi e capì che la ragazzina era nata nella violenza, proprio come lui.
"Chi t'ha vattut?" Chiese il ragazzo.
Alya lo guardò male. "Non sono affari tuoi!" Esclamò.
"O' saj co chi staj parlann?"
"Non me ne frega un cazzo." Esclamò Alya nervosa.
Era arrabbiata, perché era finita lì dentro, perché nessuno l'ascoltava, nemmeno i suoi silenzi nessuno li capiva.
Ciro era ancora più nervoso della ragazza. "Non ti rivolgere così a me." Esclamò il ragazzo.
"Allora lasciami in pace e ritorna a fumarti quelle maledette sigarette."
Ciro la guardò male. Rimase in parte sorpreso per come si era rivolta a lui. Nessuno ne aveva il coraggio di contradire un Ricci.
La sera scese in fretta, i due stavano in silenzio da ore. Alya dopo cena si mise nel letto. Anche Ciro si mise nel letto, erano giorni che voleva avere un approccio normale con la ragazza, ma c'era qualcosa che lo bloccava. Forse, era la paura di affezionarsi? Lui non era affatto una persona docile e tanto meno si affezionava alle persone. Dopo la morte del suo migliore amico Francesco, in cui provocò lui stesso, il suo cuore era diventato una pietra. E tanto meno, non si fidava di nessuno.
Iniziò a pensare al suo migliore amico e sentì un vuoto nel profondo del suo cuore. Quella sensazione che non l'aveva mai abbandonato, dopo la morte di Francesco.
Alya nel mentre, si ritrovò a pensare a quella persona che dovrebbe definire padre. Non era un padre, ma colui che le aveva dato la vita, triste e dolorosa. Le scese una lacrima. Iniziò a singhiozzare.
Ciro se ne accorse.
"A vuò firnì?" Chiese scorbutico.
La ragazzina non rispose. Si girò di lato e iniziò a piangere a dirotto.
Ciro scese dal letto e la guardò.
"...perché piangi, mo?" Le chiese.
Ma la ragazzina come al suo solito non rispose.
"...parl!" Esclamò autoritario.
La ragazzina non sopportava le domande che altri le facevano.
"...Alya..." la ragazzina si voltò verso di lui, scoprendo il viso, bagnato dalle lacrime. "...che ti prende?" Le chiese il ragazzo con un tono più o meno dolce. La ragazzina scuote la testa.
Cosa che fece innervosire il ragazzo. Non riusciva a capire il perché, gli interessava delle emozioni che provava quella ragazzina. Lui non era affatto empatico!
"Fatti più in là." Si sedette nel piccolo lettino della ragazzina.
"Non ... non ce ne bisogno, davvero io ..." Il ragazzo si sdraiò accanto a lei. Non sapeva il perché di questa sua mossa. Non riusciva a capire il perché aveva bisogno di consolarla.
Anche se d'altronde, erano semplicemente dei semplici sconosciuti.
La piccola Alya era leggermente spaventata da quella vicinanza con il ragazzo misterioso. Non lo conosceva affatto e non riusciva a capire il perché quella sua vicinanza non le faceva schifo, come quella del suo ex ragazzo o il padre.

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Anime Colorate (Fanfiction)
FanfictionL'amore è un'altra cosa. L'amore è una carezza, non uno schiaffo. L'amore è ridere, non piangere. L'amore è un abbraccio sentito, due anime che si uniscono in un solo corpo, pace, gioia, piacere. PS. Il mio compito in questo libro/storia boh, non...