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La piccola Alya tremò, si era ritrovata in mezzo ad una truppa di poliziotti che la guardavano, avevano uno sguardo deluso, dispiaciuto e triste per la ragazzina. 
Il ragazzo era morto, in pochi minuti, dissanguato e Alya non fece che sentirsi in colpa. 
Pianse, aveva rovinato la sua vita per sempre. 
La sua migliore amica era disperata, fece di tutto per stare con la piccola Alya e invece la polizia la tenne lontana da lei. 
Passò la notte in una piccola cella, da sola e chiusa nuovamente in sé stessa. 
"Alya Esposito ... " Un poliziotto alto due metri, guardò in faccia quella piccola e minuta anima che guardava il pavimento, le sembrava così freddo come quella cella, le trasmetteva sensazioni negative. "... dove si trova tuo padre?" Chiese l'uomo. 
Alya mise i suoi meravigliosi iride addosso al uomo, la ragazzina era in lacrime. "Non ho un padre, porto solo il suo cognome." Esclamò la ragazzina. 
"Alya ... " Il signore la guardò preoccupato. "...che cosa è successo? Il ragazzo ti ha obbligata a fare qualcosa? Perché lo hai ucciso?" Chiese l'uomo. 
Alya non rispose a nessuna domanda. Rispose solo in un altro pianto isterico. 
"Io ..." Singhiozzò. "... io non volevo ucciderlo. Mi ... mi sono solo difesa e ho ... " Si asciugò le lacrime. 
"Alya, chi era quel ragazzo? Ti stava facendo del male?" Ma per la seconda volta, la ragazzina non rispose. 
Si ricordò poco di quello che era successo, era un trauma per lei, vedere il suo ragazzo cadere per terra e perdere la sua giovane età per colpa della ragazzina. Si sentiva dannatamente in colpa. Pensò che ormai la sua anima era macchiata. Macchiata del sangue del demone. 
Passarono le ore e facendo domande su domande alla ragazzina, lei, rispose solamente ad una. Così la trasferirono al IPM di Nisida. 
Con lei nel furgoncino c'era una guardia, che quello che aveva capito lo chiamarono il comandante, le piaceva come persona, lo vedeva di un'anima con sfumature blu e azzurre. 
"L'hai fatta grossa, picciré." Esclamò il comandante guardando la strada. 
Alya non rispose, si guardò intorno, il furgoncino si fermò davanti ad un cancello, la struttura era di un rosso vivo. Ma quello che catturò lo sguardo della ragazzina, fu il mare. Il finestrino era semi aperto, così approfittò di respirare a pieni polmoni il profumo del mare. 
"Siamo arrivati, picciré." Esclamò il comandante, facendo ritornare la mente e i pensieri la ragazzina sul mondo dei vivi. Spesso si rifugiava nei suoi pensieri, sin da piccola cercava sempre di pensare in positivo, colori caldi o a pastello e subito si tirava su di morale. 
Ma in quel momento, non ci riuscì. 
Il comandante  scese dal furgoncino e arrivò alla portiera dove era seduta Alya.
Aprì lo sportello e la ragazzina uscì. 
Si guardò intorno, al centro del cortile c'era un enorme campo da calcio, era semplice come posto, anche se le metteva i brividi. 
Si avvicinò una donna, statura normale, con le sue forme al posto giusto e un sorriso grande. "Ciao, io sono Liz ... " Alya la guardò e fece un mezzo sorriso. "...vieni con me picciré, ti porto dalla direttrice. Poi dopo ti porto in cella dalle ragazze, così fai conoscenza." Esclamò Liz, mettendo dolcemente una mano sulla spalla della ragazza. 
La ragazzina vide entrare dei ragazzi nel campetto da calcio e iniziarono a urlarle complimenti imbarazzanti. Alya decise di ignorarli e andare per la sua strada accompagnata da Liz. 
Intanto tra i ragazzi, l'unico a non fare baccano, era seduto di spalle, sulla sua solita panchina che si stava rollando una sigaretta. Era pensieroso, aveva appena avuto un incontro con i suoi, che gli hanno parlato di come andavano gli affari al di fuori di quel posto. "Uà Cirù, hai vist a chell? E quant'è bell!" Commentò il ragazzo basso dai capelli rossi. Ha un viso particolare, espressione vivace e sprinzantina. 
Il ragazzo lo guardò, mette la sua sigaretta appena girata tra le sue labbra e iniziò a fumare. Non gli interessava per il momento, cosa succedeva lì dentro, era con la testa fuori da quel posto. 
Intanto, Alya entrò nello studio della direttrice. 
Trovò una donna di giovane età seduta dietro la sua scrivania. "Direttrì, la nuova detenuta." Esclamò Liz. 
"Alya Esposito ..." La donna fece un mezzo sorriso. "...si accomodi." Esclamò. 
La ragazzina guardò la donna, la trovò di una bellezza particolare, aveva un'aria severa, ma si vedeva guardandola bene negli occhi che aveva atteggiamenti particolarmente materni. 
Alya si sedette composta. Paola la scrutò attentamente e si chiese come mai, una ragazzina dal viso così dolce, si trovò in un posto così oscuro. 
Iniziò a farle domande, come suo dovere. Ma la ragazzina si incupì nuovamente. "Alya, come possiamo aiutarti se non rispondi a nessuna delle domande?" Chiese Paola. 
Alya guardò a terra. 
Così Paola decise di lasciarla stare per il momento e chiese a Liz, di portarla in cella. 
Passarono tutto il percorso fino alle celle femminili in silenzio. 
Quando raggiunsero l'entrata delle celle, Liz iniziò a parlare. 
"Starai in cella con due ragazze. Ci vediamo dopo, picciré." Esclamò Liz per poi darle la biancheria del letto. 
La ragazzina, ormai sola, si sedette nel letto, la stanza era vuota, non c'era nessuno , ma vide tanti fogli appiccicati al muro, erano disegni, sorrise e si avvicinò. Con il dito tracciò i contorni dei disegni. Li trovava meravigliosi. "Ciao." Alya si voltò spaventata. 
Vide una ragazza magrolina con una montagna di capelli biondo scuro e qualche ciocchetta più chiara, gli occhi verdi e grandi e un sorriso appena accennato. 
"Scu...scusami, io non volevo ..." La ragazza si avvicinò ad Alya e le porse la mano. "Piacere, io sono Naditza." Esclamò presentandosi la ragazza. 
Alya la guardò non più spaventata. 
"Alya." Rispose. 
"Uà, che bel nome! Avrà un significato?" Chiese curiosa. 
Alya sorrise. "Si...significa anima." Rispose Alya. 
"E' bellissimo." Esclamò Naditza. 
Alya arrossì. Era frequente che arrossì così facilmente, soprattutto per i complimenti che ricevette. 
"Stavo guardando i disegni ..." sorrise. "...li trovo meravigliosi!" Esclamò la ragazzina. 
Dopo qualche minuto, arrivò una ragazza dai capelli scuri e un sorriso bellissimo. 
"Uè Nad ..." Abbracciò la sua amica. "... e lei?" Chiese la ragazza. 
Alya sorride e le porse cordialmente la mano. 
"Silvia, lei è Alya, Alya lei è Silvia." Le presentò Naditza. 
Alya sorrise e le porse cordialmente la mano. 
"Piacere." Esclamò la ragazzina. 
Silvia la guardò con un grande sorriso. 
"Hai un bellissimo nome Alya." Esclamò Silvia. 
Alya dopo pochi secondi, arrossì nuovamente. Ne era incapace di trattenere l'emozioni. 
Le ragazze aiutarono Alya a preparare il letto, lei non ne era abituata ad un letto. Anche se era meno duro del suo solito divano, lo trovò comunque più comodo di quanto pensasse. 
L'ora di pranzo si avvicinò. Le ragazze presero a braccetto la piccola ragazzina e raggiunsero la mensa. 
Il cibo non era di alta qualità, ma ad Alya andò bene così, non mangiò dalla sera prima. 
Le ragazze la guardarono stupite. Riuscì a mangiare tutto e chiese anche un bis. 

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