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Aprii gli occhi di scatto, non riuscendo a respirare bene. Mio fratello accorse subito al mio fianco.
<Claire! Aiuto! Aiuto!> prese a gridare, facendo correre infermieri e dottori, che non si fermarono solo nella mia camera, ma anche in una più lontana.
Mi tolsero il tubo che mi bloccava il respiro, lasciandomi solo con quello che monitorava il battito.
Sbalorditi mi fecero tutti gli esami, che risultarono praticamente perfetti.
<Questo non era mai successo. È davvero incredibile. Anche un altro paziente si è risvegliato magicamente dal coma. Comunque, adesso si riposi, se andrà tutto bene, domani la potremmo dimettere> mi informò il dottore, per poi lasciare soli me e mio fratello.

<Stai bene?> mi chiese ed io gli sorrisi.
<Benissimo. Potrei stendere anche un lupo mannaro a mani nude in questo momento> esclamai tirando un pugno all'aria, procurandomi solo una fitta alla spalla.
<Va bene calmati tigre. Domani ti dimetteranno e, quando troveremo un motel, ti riposerai fino a che non sarò assolutamente sicuro che ti sarai ripresa> disse Chris sorridendo.
Lo guardai meglio, notando le occhiaie profonde e scure sotto gli occhi.
<Da quanto è che non dormi Chris?> gli chiesi e lui distolse lo sguardo.
<Da un po'> rispose guadagnandosi un'occhiata di rimprovero.
<Vi ho fatto preoccupare così tanto?> chiesi addolcendo il tono.
Lui abbassò lo sguardo, facendo un sorriso amaro.
<Non sai quanto. Ho avuto paura che saresti morta. Non sarei stato capace di accettarlo. Avrei perso l'ultima parte della famiglia> disse mentre i suoi occhi si inumidivano.
Lo attirai in un abbraccio e lui mi strinse forte a sé.

<Chris, ma dov'è Will?> gli chiesi.
<Gli ho mandato un sacco di messaggi e altrettante chiamate, ma niente. Sembra essere sparito> rispose.
<Quando è stata l'ultima volta che l'hai sentito?>.
<Qualche giorno fa. Non ha voluto fermarsi neanche un momento. Mi aveva detto che forse aveva trovato un modo, ma non mi ha voluto dire quale> rispose. Corrugai la fronte cercando di capire dove sarebbe potuto cacciarsi.
<No no no, smetti di preoccuparti e di pensare. Devi riposare. Vedrai che sicuramente starà bene> disse spingendomi sui cuscini, per poi mettersi sulla sedia, appoggiando i piedi sul letto.
Dopo poco lo sentii iniziare a russare e capii che era già bello che andato.

Lentamente mi alzai, non senza fitte e lamenti. Diedi uno sguardo a mio fratello e gli poggiai una coperta addosso, accarezzandogli i capelli come quando eravamo piccoli.
Vagai per il corridoio.
<Claire?> chiese un ragazzo castano avvicinandosi.
<Chi lo vuole sapere?> chiesi diffidente.
<Non ti ricordi di me?> chiese confuso.
<No. Dovrei?>.
<Sono Sam. Il fratello di Dean. Lo hai aiutato a svegliarsi. A proposito, ti devo ringraziare> disse.
Gli sorrisi.
<Non c'è di che> risposi, per poi girare i tacchi e andarmene.
Doveva essere un pazzo. Sicuramente.

————

In un'altra stanza dello stesso corridoio, un ragazzo si svegliò come da un incubo.
Il fratello chiamò subito aiuto e i dottori accorsero con tanto trambusto.
Quel ragazzo non si sarebbe dovuto svegliare, soprattutto non dopo quelle ferite che aveva riportato.
Incredibilmente le ferite interne erano come sparite, lasciando spazio solo a qualche graffio.
Il fratello minore del ragazzo non riusciva a capire perché il maggiore non ricordasse nulla del tempo in cui era stato incosciente, ma non se ne preoccupò più di tanto.

Fece per ritornare nella stanza in cui albeggiava la ragazza che aveva aiutato il fratello, e la incontrò proprio nel corridoio.
Fu un incontro piuttosto strano, in quanto gli sembrò che la ragazza non capisse a cosa si riferisse, ma anche lì fece finta di nulla.

Il ragazzo ritornò dal fratello, preoccupato da una strana sensazione che gli attanagliava lo stomaco. Nella stanza si palesò anche il padre, che rispose evasivo ad alcune domande dei figli. Il minore non fu soddisfatto delle risposte e iniziò a sollevare un polverone, che fu fermato dal tono stanco del padre.

Qualcosa non andava. Tutti se n'erano accorti. Tutti tranne il padre, che addirittura si scusò sorridendo.

Il minore se ne andò a prendere una tazza di caffè confuso, mentre lasciava da soli i due uomini.
Il maggiore studiò la strana espressione sul volto del vecchio, che iniziò a ricordare i bei momenti del passato.
Fin troppo insolito come comportamento, pensò il maggiore.
L'uomo si scusò col figlio di molte cose, soprattutto per averlo fatto crescere troppo in fretta.
Per la prima volta nella sua vita, suo padre gli disse che era fiero e orgoglioso di lui...

C'era definitivamente qualcosa di strano.
Suo padre non si sarebbe mai lasciato andare a simili sentimentalismi.

Il vecchio gli mise una mano sulla spalla con gli occhi lucidi, si chinò e sussurrò al figlio maggiore delle parole che non avrebbe mai scordato e che si sarebbe imposto come obiettivo fino alla morte.
Il figlio era ormai davvero preoccupato, ma il padre gli disse di non aver paura, e con un ultimo sguardo addolorato, se ne andò nella sua camera, prese un respiro profondo, uscì la sua pistola e si dichiarò pronto alla figura davanti a sé.

Il minore andò in cerca del padre, per consegnargli il suo caffè caldo.
E lo trovò.
Oh si che lo trovò.

Il caffè gli cadde dalle mani e, senza preoccuparsi di ciò, corse verso il corpo del padre a terra.
L'uomo, ormai morto, non potè sentire con quanta disperazione il figlio chiamò aiuto.
I due ragazzi videro i medici provare a salvarlo...senza riuscirci.
Pregavano, ma il cuore non batteva più.

John Winchester era morto.

-Heroes don't wear capes-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora