Arrivammo a casa della ragazza.
<Hai raccontato a tuo padre di quello che succede?> le chiese Sam.
<Per disturbarlo a lavoro? No. Tanto non mi crederebbe e mi manderebbe da uno psichiatra> rispose Lanie.
<Cosa ti ha detto tua madre?> le chiesi.
<Che vuole vedermi. All'inizio pensavo volesse che andassi al cimitero> rispose lei.
<E ci sei andata?> chiese il minore.
<Si, ma non è successo niente> rispose, per poi fare una pausa <Poi ha cominciato a chiedermi di fare altre cose>.
<Tipo?> chiesi accigliandomi.
<Cose brutte> rispose lei in un sussurro.
I suoi occhi diventarono lucidi.
<Lanie, per favore. Ci devi dire cosa ti ha chiesto di fare. È molto importante> la pregò Sam.
<Mi ha detto di andare nello studio medico di papà!> rispose lei.
Il mio telefono prese a squillare e, leggendo il numero, uscii un attimo fuori la casa, rispondendo.
<Will!>.
-Ciao Claire-.
<Non pensavo mi avresti richiamata>.
-Lo so. Sinceramente non lo pensavo nemmeno io-.
<Quindi? C'è qualcosa che devi dirmi?>.
-Si. Ho trovato una soluzione-.
<Per cosa?> chiesi confusa.
-Per Dean-.
Sgranai gli occhi per un momento.
<In che senso? Di che si tratta?>.
-Se trovate il demone che detiene il suo contratto, forse potrà essere salvato. Non ne sono sicuro al cento per cento, ma potete provare-.
<Davvero?>.
-Si, e ti posso anche confermare che il demone è sulle vostre tracce-.
Quindi era vero.
<Sai dove si trova di preciso?> chiesi ancora e lui mi diede un indirizzo, per poi chiudere.
Vidi uscire furtivamente di casa Simon, il fratellino di Lanie, tutto solo.
Decisi di seguirlo.
Camminò per un paio di isolati, attraversando la strada senza neanche guardare.
Una macchina si avvicinava.
Pensai che avrebbe rallentato alla vista del bambino, ma non fu così.
Simon si fermò di colpo, avendo forse capito di essere spacciato, ma, correndo il più velocemente possibile, riuscii a prenderlo in tempo, togliendolo dalla strada.
Tirai un sospiro di sollievo.
<Stai bene? Niente di rotto?> gli chiesi aiutandolo ad alzarsi.
Lui scosse la testa e venimmo subito raggiunti da Sam e Lanie, che abbracciò subito il fratellino, per poi ringraziarmi calorosamente.
Ritornammo alla macchina.
<Dean, non è papà!> esclamò Sam appena il maggiore rispose al telefono.
-Chi è allora?- chiese quello.
<Un Crocotta>.
-E cioè?-.
<È una specie di parassita. Imita la voce dei defunti e sussurra ai loro cari "vieni da me" per rubargli l'anima> rispose il minore.
<Prima mi ha chiamata Will e mi ha detto la stessa cosa che ti ha detto vostro padre e poi mi ha dato un indirizzo> aggiunsi.
-Certo, un Crocotta. Questo spiegherebbe tutto-.
<Dean, stammi a sentire, non andare da nessuna parte->.
-Quegli esseri non stanno nella sporcizia?- chiese poi interrompendomi.
<Si>.
-Vi ricordate le mosche alla compagnia telefonica?- chiese retoricamente.
Adesso tutto era più chiaro.
Corremmo alla centralina telefonica, appostandoci nel parcheggio.
Dopo infiniti minuti, Stewie uscì dalla porta, andando verso la sua macchina.
<Dean, siamo al parcheggio. Lui è qui. Vieni> sussurrò Sam lasciando un messaggio sulla segreteria del ragazzo.
L'uomo fece per aprire la macchina, ma noi gli fummo subito addosso, puntandogli una lama alla nuca.
<Chi siete?!> esclamò lui spaventato.
<Sappiamo cosa sei!> disse di rimando il minore.
<Aspetta aspetta! Ma che fai?!>.
<E sappiamo anche come ucciderti> aggiunsi.
<Aspettate! Se la tariffa che vi è stata addebitata è troppo alta, posso sistemare io le cose! Sono tuo amico!> pregò lui.
Sembrava fin troppo sincero e terrorizzato per essere il mostro.
<Per favore! Non uccidetemi!> piagnucolò ancora.
Mi girai, sentendo una presenza alle mie spalle.
L'uomo pelato colpì Sam e Stewie dietro la nuca, mettendoli al tappeto.
Provò a colpire anche me, ma mi abbassai in tempo, per poi fargli uno sgambetto e farlo cadere.
Mi rialzai in fretta, e così anche lui.
Il pelato partì all'attacco con una mazza da baseball in mano.
Cercò di colpirmi più volte, ma riuscii a schivare i suoi colpi, innervosendolo ancora di più.
Si fermò solo per sbottonare un bottone della giacca nera.
<Cos'è, ti stai arrabbiando?> chiesi strafottente.
Lui sorrise maligno.
<Io non riderei se fossi in te>.
Attaccò di nuovo, ma con più forza, tanto che mi fu molto difficile schivare e parare qualche suo colpo.
Riuscì a darmi un pugno sul naso.
Provai a ridarglielo indietro, ma lui lo schivò, prendendomi veloce i capelli e iniziando a tirarli.
Gli tirai un pugno sulla mascella che gli fece battere i denti.
Lui rispose spingendomi la testa sul suo ginocchio, colpendomi dritto in faccia.
Rimasi stordita, mentre il sangue prendeva a colarmi dal naso.
Non ebbi il tempo di riprendermi.
Mi prese più salda la testa.
Con tutta la forza mi fece scontrare con la portiera della macchina.
Tutto divenne subito buio.
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-Heroes don't wear capes-
FanfictionPrima parte Un rumore al piano di sotto mi fece svegliare di scatto. Guardai alle mie spalle se anche mio fratello si fosse svegliato, ma ovviamente non sentì nulla. Decisi di andare a controllare. Sentii dei vocii dalla cucina, così rimasi nascos...