-9 giorni...
Mi rinchiusi nel bagno per prepararmi al meglio.
Poggiai il vestito sul lavabo, per poi uscire tutti i trucchi mai toccati che avevo.
Mi lavai velocemente, per poi avvolgermi nell'accappatoio.
Iniziai ad infilarmi l'abito, ma qualcuno bussò alla porta.
<Claire!> mi richiamò il ragazzo da fuori.
<Dimmi!> risposi accelerando il ritmo.
<Non voglio mettermi fretta, ma siamo leggermente in ritardo!> rispose lui.
<Ho quasi finito, giuro> mentii spudoratamente facendo cadere a terra l'accappatoio.
Infilai i tacchi controvoglia, per poi passare al trucco e parrucco.
Misi un po' di mascara sulle ciglia e colorai le mie labbra di un rosso scarlatto.
Pettinai con vigore i miei capelli, lasciandoli liberi e sciolti.
Finii il tutto mettendomi dei bracciali e degli orecchini a cerchio dorati.
Mi guardai allo specchio per un ulteriore controllo.
Un vestito lungo nero abbastanza aderente mi fasciava il corpo, accompagnato da delle décolleté nere lucide con una pochette abbinata.
<Claire! Dai, se facciamo tardi perderemo il tavolo!-> esclamò ancora il ragazzo, per poi interrompersi all'apertura della porta del bagno.
Uscii, finalmente pronta.
<Wow> lo sentii sussurrare.
Alzai lo sguardo su di lui.
Dean era vestito con un completo elegante nero opaco, che lasciava intravedere il colletto bianco della camicia.
Trattenni il respiro.
<Sei stupenda> si complimentò ancora stordito.
<Anche tu non sei niente male> risposi sorridendogli.
Lui allungò la mano, porgendomi una margherita che subito misi dentro un bicchiere con dell'acqua.
<Dove l'hai presa?> gli chiesi.
<Oh beh, da un fioraio qui vicino> rispose lui.
<Ovvero?>.
<Il prato> rispose lui ed io scossi la testa esasperata.
<E tu dove hai preso il vestito?> chiese lui.
<Sono andata a fare un po' di compere con le mie amiche> risposi.
<Ovvero?>.
<Le mie altre personalità> risposi con in espressione seria.
Lui scoppiò a ridere, coinvolgendomi.
Poi mi porse il braccio.
<Andiamo, madame?>.
Accettai il suo braccio.
<Ma certo, monsieur>.Arrivammo davanti un ristorante molto più chic rispetto ai soliti pub.
Entrammo dentro e un signore ci accolse.
<Buonasera, a che nome avete prenotato?> ci chiese l'uomo.
<McMillan> rispose Dean.
L'uomo abbassò lo sguardo sul suo registro.
<Ah, eccolo qua. Un tavolo per due>.
Ci accompagnò ad un tavolo, per poi lasciarci il menù.
Feci per sedermi, ma Dean mi si avvicinò, spostandomi la sedia.
Lo ringraziai impressionata e lui si mise a sedere.
Nella sala riecheggiava una musica classica, completamente diversa dai soliti brani rock che ascoltavamo normalmente.
Il pavimento era di un marmo bianco lucente, con delle venature dorate.
Delle colonne in stile dorico greco, anch'esse di marmo, si ergevano nel mezzo dell'immensa sala.
Il soffitto era decorato da alcuni motivi che ricordavano antiche cattedrali. Un lampadario pendeva al centro, ricordando tanto una pioggia di cristalli, molto diverso dalle luci che spesso si fulminano nei pub.
Le pareti bianche erano di boiserie, al contrario del legno scuro a cui eravamo abituati.
Le grandi finestre lasciavano una meravigliosa veduta sull'interminabile distesa d'acqua a cui eravamo vicini.
Dean ordinò subito dello champagne, che arrivò presto.
<Quindi, chi pagherà tutto questo? Tu o questo McMillan?> gli chiesi.
<Ovviamente McMillan. Perciò prenda pure tutto quello che vuole, signorina> rispose il ragazzo sedutomi davanti.
Tesi le orecchie, sentendo una melodia familiare.
<Sa, signor McMillan, mio padre adorava Bizet, l'autore di questa sinfonia> dissi <La sinfonia numero 1 in C Maggiore, "Adagio", era la sua preferita>.
<Non sapevo s'intendesse di musica classica> esclamò lui impressionato.
Scrollai le spalle, sorseggiando lo champagne.
<È abbastanza sottovalutata. Al giorno d'oggi nessuno più ha la passione di ascoltare musica classica. Ma io la trovo particolarmente espressiva>.
Lui sorrise leggermente, abbassando lo sguardo.
<Sa, lei è sempre più un mistero per me. In questo assomiglia molto a mia moglie> disse lui.
<Non sapevo fosse sposato> risposi.
<Si beh, non le piace molto stare sotto i riflettori>.
Appoggiai le mani sotto al mento.
<Me ne parli>.
<Lei ha dei capelli castani lunghi, che a volte mi ricordano la seta. Occhi castani davvero speciali perché, vede, se si guardano attentamente sotto la luce del sole, possono sembrare verdi.
Le sue labbra sono rosee sempre schiuse in un sorriso delicato. È una donna brillante, determinata e divertente> disse lui con gli occhi che brillavano, guardandomi di sottecchi.
<Così sembrerebbe quasi che non abbia difetti>.
<Oh no no, li ha. Li ha eccome!> esclamò lui.
Assottigliai gli occhi.
<Ma davvero?>.
<Oh si! Per iniziare, a volte è talmente testarda che non vuole sentir ragione! È estremamente puntigliosa su qualsiasi cosa> esclamò.
<Per non parlare del fatto che, se ne ha l'occasione, non perde tempo a rinfacciarmi eventi passati!> continuò gesticolando.
Finii tutto d'un fiato il bicchiere.
<E poi è così orgogliosa e arrogante> continuò lui.
Assottigliai lo sguardo.
<Deve sempre controbattere>.
Presi a tamburellare con le dita sulla mia gamba.
<E non lascia trasparire mai le sue emozioni più di quanto non vorrebbe. Molte volte fatico persino a capire cosa prova!>.
Alzai lo sguardo, guardandolo male.
<La deve odiare proprio tanto per descriverla in questo modo> commentai.
<Al contrario> mi contraddisse lui.
Alzai un sopracciglio.
<Mi hai appena detto che sono praticamente una persona orribile>.
<Ascoltami, non è questo il punto->.
<Ah no?!> lo interruppi, per poi prendere la pochette e alzarmi <Mi sono divertita fino a qualche minuto fa, ma adesso voglio ritornare in stanza>.
Senza neanche aspettare una risposta uscii dal ristorante e a passo spedito mi diressi verso il motel.
<Claire!> mi richiamò Dean da dietro.
<Claire, fermati! Hai capito male!> esclamò ancora.
Mi girai di scatto.
<Capito male? Tu non mi puoi portare a cena fuori, offrirmi una bottiglia di champagne, urlarmi in faccia ogni mio difetto facendomi apparire per la persona orribile che penso di essere, e poi pretendere che rimanga ad ascoltarti!> esclamai alzando la voce con il sangue che mi ribolliva nelle vene.
Lui si accigliò.
<Non sei per niente orribile!> disse lui.
<No? Beh, da come mi hai descritta sembrerebbe di si>.
<Te lo ripeto, non era quello il punto del mio discorso->.
<Sai che c'è? Non lo voglio nemmeno sentire!> lo interruppi facendo per andarmene, ma lui mi prese il polso.
Con uno strattone mi liberai della sua presa.
Lui sospirò esausto.
<Ho incasinato tutto, vero?> chiese passandosi una mano sul viso.
<Se vuoi andartene lo capirò, ma almeno senti cosa ho da dirti> continuò.
Incrociai le braccia al petto, facendogli un cenno.
<L'unica cosa che ti volevo dire era che, nonostante la lunga lista di difetti, sei una delle persone più straordinarie che abbia incontrato. Voglio dire, non mi è mai capitato di trovare qualcuno così tanto simile a me e che mi capisca nel profondo. È quasi strano!> disse, per poi prendere un respiro profondo <Mi fai provare cose che non avevo mai provato e non me lo so spiegare! E quando ci sono di mezzo sentimenti, il mio cervello non capisce più niente e rovino tutto. Come sempre> concluse abbassando lo sguardo.
<Io non volevo offenderti. Anche perché sono l'ultima persona al mondo che può giudicare. E poi, tu mi fai impazzire. In tutti i sensi, in tutto quello che fai> continuò.
<Mi fai impazzire quando ti mordi l'interno della guancia o giochi con il tuo bracciale quando sei nervosa> disse il ragazzo avvicinandosi, ma io feci un passo indietro.
<Mi fai impazzire quando certe volte ti fermi a fissare il vuoto, perché i tuoi pensieri ti sovrastano> continuò.
Abbassai lo sguardo.
<Mi fai impazzire quando ti fai la coda alta e continui e sistemartela perché credi sia sempre in disordine> disse sorridendo leggermente.
<Mi fai impazzire quando sei di cattivo umore e semplicemente ti metti in un angolino in silenzio, incenerendo qualsiasi persona con lo sguardo>.
<Mi fai impazzire quando rispondi a tono alle mie provocazioni o quando ridi alle mie stupide battute>.
<Mi fai impazzire quando ti mordi il labbro o quando mi tocchi le spalle>.
<Mi fai impazzire quando diventi una furia e inizi a combattere come il demonio o quando mi sfidi anche sulle minime cose perché sei super competitiva>.
<Mi fai impazzire quando mi chiami cowboy> disse ancora avvicinandosi, ma stavolta non indietreggiai.
<Mi fai impazzire dal primo giorno che ti ho vista in quella prigione in prigione>.
Lui si avvicinò ancora di più.
<Tu mi hai stregato, Claire Anderson> disse con occhi sinceri <Allora, mi potrai mai perdonare?> chiese.
Gli presi il mento e lo attirai in un bacio lungo.
Mi aggrappai alle sue spalle con le gambe molli.
Lui mi strinse per i fianchi, facendo vagare le sue mani nei miei capelli.
<Anche tu mi hai stregato, Dean Winchester> sussurrai appena ci staccammo <Ed è proprio per questo che ti perdono. Ma se lo fai un'altra volta, ti taglio i tuoi gioielli di famiglia mentre dormi> lo minacciai e lui deglutì.
<E adesso?> mi chiese.
<Adesso andiamo in un bel pub a mangiare e a bere come Cristo comanda>.
<Ecco un'altra ragione per cui mi fai impazzire!>.
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-Heroes don't wear capes-
FanfictionPrima parte Un rumore al piano di sotto mi fece svegliare di scatto. Guardai alle mie spalle se anche mio fratello si fosse svegliato, ma ovviamente non sentì nulla. Decisi di andare a controllare. Sentii dei vocii dalla cucina, così rimasi nascos...