<Preparate la vostra roba. Si parte> esclamò Dean.
<Perché, che è successo?> gli chiesi confusa.
<Era Bobby. In Ohio un banchiere si è sparato e Bobby è convinto che centri uno spirito> rispose il maggiore riferendosi alla chiamata conclusa qualche minuto prima.
<Parlavate di questo caso?> chiese ancora il minore.
<No, figurati. Si parlava del più e del meno, dei nostri cantanti preferiti. Di che vuoi che parlassimo?!> rispose sarcasticamente Dean.
<Sicuro che fosse uno spirito?> chiesi.
<Da circa una settimana il banchiere aveva alcuni problemi elettrici in casa. Telefoni guasti, il computer che si accendeva da solo> rispose lui.
<A me non sembra molto> confessai.
<E poi, noi abbiamo già un caso> aggiunse Sam.
<Quale?> chiese confuso il fratello.
<Il tuo>.
<Certo, si. Come ho fatto a non pensarci> rispose cinicamente girandosi, ma io lo presi per un braccio.
<Dean, ha ragione. La cosa più importante da fare è cercare di sciogliere il tuo patto->.
<Come ve lo devo dire che non mi interessa?!> esclamò interrompendomi, per poi liberarsi della mia presa.
<Stronzate!> lo contraddissi con un gesto della mano.
<Abbiamo parlato con tutte le streghe e le fattucchiere che conosciamo, e nessuna di loro ha saputo dirci qualcosa! Non sappiamo dove sia Bela o dove sia la Colt. Quindi, finché non sappiamo dove sono, vorrei fare il mio lavoro> continuò lui alzando la voce.
Incrociai le braccia al petto.
<È inutile che alzi la voce. Noi vogliamo solo aiutarti e non ci arrenderemo fino a che non avremo trovato una soluzione> risposi.
<Facciamo un ultimo tentativo> provò Sam, ma l'altro scosse la testa.
<Proviamo a evocare Ruby->.
<No no, non mi va di discutere->.
<Lei può riuscire a salvarti!> esclamò ancora il minore.
<No, non può>.
<E tu come fai ad esserne sicuro?!>.
<È così>.
<Come mai?!> chiese ancora Sam.
<Perché me l'ha detto lei, va bene?!> esclamò spazientito il maggiore, per poi sospirare davanti al silenzio del fratello <Me l'ha detto. Chiaro e tondo. Non può salvarmi. Nessuno può farlo> disse ancora calmandosi.
<E ti sei scordato di dirmelo?> chiese ferito il minore.
<Senti, non mi importa niente di quello che dice quella stronza> rispose il fratello voltandogli le spalle.
<Adesso hai anche sei segreti con me?> chiese l'altro, facendolo girare di scatto.
<Proprio tu parli di segreti con me?!> esclamò Dean di rimando.
<Dean!> lo ripresi.
Il minore, ferito, se ne andò.
<Sam, dove stai andando?> gli chiesi da dietro.
<In Ohio. Andiamo!> rispose lui e noi lo seguimmo alla macchina.
Arrivammo presto alla casa del banchiere Ben Waters, dove trovammo sua moglie. Le facemmo un po' di domande e scoprimmo che il marito, prima di suicidarsi, stava parlando al telefono con una certa Linda, ma quando la moglie ha alzato la cornetta per spiare la conversazione, si sentivano solo delle interferenze.
Dopodiché prendemmo una stanza in un motel e iniziammo a fare delle ricerche.
<Niente male questa Linda. Almeno in foto> commentò Dean, facendoci girare verso di lui.
<L'hai trovata?>.
<Si. Linda Bateman. Lei e Ben erano fidanzati alle superiori. Un ubriaco li ha messi sotto e si è salvato solo Ben> rispose lui.
<Quindi lo ha chiamato la sua fidanzata morta> sintetizzai.
<Così sembra. Però Linda fu cremata. La sua anima non dovrebbe essere qui> aggiunse Dean.
<Sam, che hai scoperto su quel Caller ID?> chiesi al ragazzo sul letto, riferendomi a ciò che avevamo trovato sulla segreteria del telefono della vittima.
<Che è un numero di telefono> rispose.
<Beh, è un po' strano come numero>.
<Già. Soprattutto perché ha un centinaio d'anni, a quando i telefoni erano a manovella>.
<Perché si è servita di quel numero per chiamarlo?> chiese il maggiore confuso, ricevendo come risposta una scrollata di spalle.
Decidemmo di andare a rintracciare quel numero e, dopo un po', un uomo pelato in giacca e cravatta ci guidò verso la parte principale del seminterrato.
<Non abbiamo spesso controlli dall'ufficio centrale> disse questo.
<È una semplice formalità. Soltanto qualche domanda> risposi in fretta.
<Beh, sono certo che sarete accontentati. L'uomo con cui volete parlare è proprio qui>.
Un moscone ci interruppe, continuando a ronzarci intorno.
<Mi dispiace, ma ultimamente abbiamo qualche problema di igiene qui sotto> si scusò l'uomo.
<Stewie, se non sbaglio ti avevo detto di dare una pulita a questo posto!> aggiunse entrando in una stanza, facendo girare di scatto il suddetto Stewie, alle prese con siti porno.
<Stewie Myers, il signori Campbell e la signora Raimi. Dell'ufficio centrale> ci presentò l'uomo pelato, per poi lasciarci soli con l'altro.
<È BustyAsianBeauties.com?> chiese Dean all'uomo, che chiuse in fretta la pagina sul computer negando.
<Dammi retta, io sono un loro affezionato cliente, ne vale la pena> continuò il maggiore, guadagnandosi una gomitata furtiva da parte mia.
<Siamo qui per rintracciare questo numero> disse Sam uscendo un biglietto.
<Dove l'avete preso?> chiese l'uomo vedendolo.
<Dai tabulati> rispose il minore.
<No no, è impossibile!>.
<Lo sappiamo che non viene usato da un po'> mise le mani avanti il maggiore.
<Da un po'? È preistorico! Nessuno ormai usa più questi numeri>.
<Perché non controlli comunque?> chiese Sam.
<Certo, perché io qui non ho nient'altro da fare> rispose l'uomo sarcasticamente.
Rimasi dietro i due fratelli, mi slegai i capelli e sbottonai di un paio di bottoni la camicia bianca.
Sorpassai Dean, già pronto a partire con le minacce, e mi avvicinai all'uomo.
<Stewie, ti chiami così, giusto?>.
Lui annuì guardandomi attentamente.
<I due ragazzi sono stati così scortesi. Li devi perdonare, ma loro non capiscono quanto lavoro e impegno ci sono dietro quello che fai> dissi languida appoggiando una mano sullo schienale della sua sedia.
Lui continuava a fissarmi, senza spiccicare parola.
Uomini. Creature così complesse che si rincoglioniscono alla sola vista di una donna.
<Purtroppo però, devo chiederti di darmi una mano> dissi ancora. Lui fece per parlare, ma lo bloccai <Te ne prego. Senza il tuo aiuto, sono persa!> esclamai.
Lui sembrò ancora indeciso sul da farsi, così mi chinai, avvicinando le mie labbra al suo orecchio.
Gli sussurrai una cosina e lui scattò al computer.
Mi girai trionfante verso i ragazzi.
Sam era impressionato, mentre Dean se ne stava accanto al fratello con le braccia conserte, la mascella serrata e gli occhi stretti in due fessure.
<Che c'è?> gli chiesi aggrottando la fronte.
Lui fece per rispondere, ma l'uomo lo interruppe.
<Non è possibile! Non si riesce a capire da dove chiama, ma di recente ha fatto molte telefonate> disse quello, per poi alzarsi andando a prendere un foglio stampato.
<Che vuoi dire?> gli chiesi.
<Dieci abbonati, nelle ultime due settimane, hanno ricevuto chiamate da questo numero> rispose, per poi tornare a sedersi.
L'uomo mi passò una penna, con cui gli scrissi su un bigliettino un numero di telefono.
Uscimmo dalla struttura, per poi ritornare in macchina.
Dean mi guardava con gli occhi assottigliati.
<Che c'è?> gli chiesi ancora.
<Che gli hai scritto su quel bigliettino?> chiese di rimando.
<Un numero di telefono>.
<Il tuo?!> esclamò lui indignato.
<No, idiota! Ma secondo te sono così scema da dargli il mio numero?!> esclamai.
<E cosa gli hai detto?> chiese ancora.
<Quando?>.
<All'orecchio. Cosa gli hai detto>.
<Sei geloso per caso?> chiesi di rimando con un sorrisetto beffardo.
<Rispondi alla domanda!>.
<Gli ho detto che gli avrei mandato delle mie foto nuda> risposi.
<Tu cosa?!> esclamò alzando la voce.
<Dio mio, Dean! Era per il caso!>.
<Ciò non cambia il fatto che potevi non farlo> disse lui ed io alzai gli occhi al cielo.
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-Heroes don't wear capes-
FanfictionPrima parte Un rumore al piano di sotto mi fece svegliare di scatto. Guardai alle mie spalle se anche mio fratello si fosse svegliato, ma ovviamente non sentì nulla. Decisi di andare a controllare. Sentii dei vocii dalla cucina, così rimasi nascos...