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Arrivammo presto al museo, iniziando a seguire la guida del tour.
<Qui potete osservare uno dei pezzi più importanti e rari del museo: "Il telefono dell'aldilà di Thomas Edison". Sapevate che il signor Edison, oltre ad essere uno dei maggiore inventori americani, era anche un grande appassionato di "occultismo"?> illustrò la ragazza fermandosi davanti un vecchio telefono, facendo più volte le virgolette con le mani.
<Appassionato di "occultismo"?!> sussurrai ai ragazzi facendo le virgolette con le mani.
<Dedicò moltissimi anni a questa sua ultima invenzione, mediante la quale era convinto di poter "comunicare con i morti". Spaventoso non è vero?>. La ragazza si guardò l'orologio, per poi passare ad un'altra stanza.
Noi rimanemmo davanti al telefono e Sam tirò fuori il rilevatore di campi magnetici, che non diede alcun risultato.
<Che ne pensate?> chiese il maggiore.
<Onestamente, a me sembra solo un apparecchio inutile> rispose il minore.
<La spina non è nemmeno inserita> aggiunsi.
<Forse non funzionava così> ipotizzò Sam.
<Magari per collegarsi con i morti, trasmetteva soltanto via radio. Il numero da cui chiama ha cento anni. Più o meno quando venne ideato questo> continuò Dean indicando lo strumento.
<Si, ma perché si è messo a funzionare adesso?> chiese il minore.
<Non lo so, ma visto che le chiamate vengono da questa città, non abbiamo altro a cui aggrapparci> risposi.
<Forse era davvero papà> sussurrò Dean con uno sguardo colmo di speranza.

La notte arrivò in fretta e noi andammo a dormire.
Continuai a rigirarmi e rigirarmi nel letto, ma nessuna posizione sembrava abbastanza comoda.
Mi girai verso Sam, che dormiva come un angioletto.
Poi mi girai verso il letto di Dean, completamente vuoto e con le coperte ancora perfette.
Alzai il busto, vedendolo seduto al tavolo, immobile e con sguardo perso.
Mi avvicinai, cercando di non spaventarlo.
<Che ci fai sveglia?> chiese lui vedendomi in piedi.
<Non riesco a dormire> risposi sedendomi al suo fianco <E tu?>.
Lui lanciò uno sguardo al telefono vicino la sua mano.
<Neanche io>.
<È per via di tuo padre? Pensi che ti richiamerà?> gli chiesi e lui annuì.
<Lo spero>.
<Ti manca?> chiesi ancora.
Lui fece un piccolo sorriso che non riuscii ad identificare.
<Mi manca mio padre, non lui. Per un certo verso non vorrei nemmeno che chiamasse> sospirò lui.
<Perché?>.
<Will ti ha detto che dei demoni discutevano sul mio patto. Sicuramente questa informazione sarà giunta anche alle orecchie di mio padre e...non ho la minima voglia di sentire i suoi rimproveri per le mie azioni> rispose lui abbassando lo sguardo.
Allungai la mano, poggiandola sulla sua, facendogli alzare gli occhi.
<Dean, voglio che tu mi prometta una cosa> dissi guardandolo.
<Che cosa?>.
<Che appena concluderemo questo caso, usciremo> risposi.
<In che senso?> chiese lui confuso.
<Come due ragazzi normali. Andremo a mangiare fuori, magari troveremo una sala giochi o un bowling o un biliardo. Ci metteremo a cantare e ballare i Led Zeppelin e i Bon Jovi a tutto volume. Faremo lunghe passeggiate in riva al mare e tanto altro> risposi.
<Perché?> chiese lui con un filo di voce.
<Perché te lo meriti. Meriti di sperimentare la vita comune. Meriti un po' di tranquillità. Anzi, lo meritiamo. E questo sarà anche un buon modo per goderci questo ultimo mese. Insieme. Io e te> risposi, per poi stringergli la mano <Me lo prometti?>.
Lui rimase un attimo in silenzio, per poi sorridere dolcemente.
<Te lo prometto, mio raggio di sole> rispose accarezzandomi la mano.
<Addirittura Mio?> chiesi sorridendo divertita.
<Oh si> confermò lui.
<Siamo arrivati a quel punto?>.
Scrollò le spalle.
<Tu vuoi arrivare a quel punto?> chiese di rimando.
<Forse, mio cowboy> risposi e lui mi lanciò un'occhiata languida.
<Suona dannatamente bene. Fin troppo> commentò.
<Già>.
Sbadigliai a un'improvvisa botta di sonno.
Mi alzai dalla sedia.
<Adesso vado a dormire> annunciai, per poi chinarmi su di lui e lasciargli un leggero bacio sulla guancia.
<Va a letto anche tu. Hai bisogno di una bella dormita>.
<Aspetto un altro po' e poi vado>.

Rientrammo nella stanza, trovando il maggiore alle prese con delle ricerche.
<Novità?> chiese quello.
<La piccola Lanie. Stanotte il fantasma di sua madre l'ha spaventata> rispose Sam.
<Poverina> commentò l'altro senza prestarci troppa attenzione, per poi sfogliare un sacco di fogli.
<Che stai facendo?> gli chiesi.
<Papà mi ha chiamato stanotte e mi ha detto che il demone che ha il mio contratto è qui. Quindi ho fatto un po' di ricerche e ho trovato delle tempeste elettromagnetiche che si sono verificate nelle ultime due settimane> rispose lui facendoci vedere i fogli.
<Non ricordo nessuna tempesta elettromagnetica> disse Sam.
<Si vede che non hai studiato meteorologia. Quel dannato bastardo mi ha seguito e si è impossessato di un corpo!> esclamò l'altro di rimando.
<E ti segue, perché...?> chiesi.
<Sono importante e non vuole perdere di vista il mio bel culetto> rispose, per poi girarsi verso di noi, ancora perplessi.
<Contenete il vostro entusiasmo, se no vi viene un infarto> commentò il maggiore.
<Senti, io vorrei davvero credere a tutta questa->.
<E allora credici!> lo interruppe Dean <Se riusciamo a prendere quell'essere, eliminiamo il mio patto!>.
<Non mi convince tutta questa storia di papà che ti da un esorcismo. E se lo rispedisse soltanto all'inferno senza ucciderlo?> esclamò Sam.
<No no, ho controllato. Risale all'alto medioevo. Quindicesimo secolo> rispose il maggiore.
<Dean, anche noi abbiamo controllato. E anche Bobby> dissi guardandolo un po' dispiaciuta.
<Senti, di sicuro è un esorcismo, ma non ci sono prove che riesca a uccidere quel demone> aggiunse Sam.
<E nemmeno che non possa->.
<Dean, andiamo!> lo interruppe stanco il fratello.
<Ascoltate, l'unico di noi che è veramente stato all'inferno, è papà. Chissà, magari è riuscito a imparare un paio di trucchetti là giù>.
<Forse è come dici. Io spero che funzioni, ma dobbiamo esserne sicuri>.
<Perché non lo siamo?> chiese il maggiore.
<Io non lo so che cosa sta succedendo qui, Dean. Un tizio si è suicidato e una ragazzina è stata spaventata a morte dalla madre->.
<Wow amico, due persone sono state spaventate dai fantasmi! E allora, Sam?! È normale che la gente sia spaventata dai fantasmi!> lo interruppe Dean.
Il minore sospirò, gettando la testa all'indietro.
<Sai dove si trova questo demone?> chiese poi.
<Aspetto che mi richiami!> esclamò l'altro tirando fuori dalla tasca il telefono.
<Ho detto a Lanie che sarei tornato da lei> disse il minore, andando verso la porta.
<Oh, si certo, torna pure dalla tua Lolita. Attento che non ti accusino di pedofilia. Nel frattempo io resterò qui a cercare di salvarmi la vita> commentò il maggiore da dietro, facendolo girare.
Sam sospirò di nuovo, andando verso la porta.
<Sei davvero incredibile, lo sai?! Cerchiamo da mesi di spezzare questo patto con il Diavolo e, adesso che papà ci da una soluzione, tu non vuoi accettarla?!> lo fermò nuovamente Dean <Papà è morto, e tu ce l'hai ancora con lui!>.
<Non si tratta di questo!>.
<E allora di cosa?>.
<Del fatto che non abbiamo nessuna prova certa, Dean! Dopo tutto quello che abbiamo passato, come fai a fidarti ciecamente?!>.
<Si, io mi fido! Forse perché non mi resta altro, ok?!> urlò Dean, per poi abbassare lo sguardo.
<Ti prego. Per favore, non andare da nessuna parte finché non sarò tornato, va bene? Ti prego> lo supplicò il minore, per poi girarsi verso di me.
<Claire, tu che vuoi fare?> mi chiese.
Lanciai uno sguardo a Dean.
<Vuoi compagnia?> gli chiesi.
<Se intendi restare qui per controllarmi, nel caso decida di uscire, allora no> rispose lui duramente.
Annuii sospirando, per poi girarmi verso Sam.
<Vengo con te>.
E così uscimmo dalla porta, lasciando un grande silenzio.

-Heroes don't wear capes-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora