<Dean, ti abbiamo preso un po' di alette di pollo> esclamò il vecchio aprendo la porta.
Il ragazzo continuava a stare in piedi davanti al cadavere del fratello, che avevamo posto su un letto.
<No grazie, sto bene> rispose lui.
<Dovresti veramente mangiare qualcosa. Anche solo un pezzo->.
<Ho detto che sto bene> mi interruppe lui duramente, prendendosi una birra.
<Dean, detesto doverne parlare, ma non credi che sia ora di seppellire Sam?> gli chiese pacato Bobby.
Il ragazzo alzò lo sguardo spento, contornato da scure occhiaie.
<No>.
<Beh, forse potremmo->.
<Cosa? Bruciare il suo corpo?...Non ancora>.
Il vecchio gli si avvicinò.
<Voglio che tu venga con me> gli disse, ma il ragazzo scosse la testa.
<Io non vado da nessuna parte>.
<Dean, ti prego!> protestò l'uomo.
<Ti dispiace lasciarmi in pace?!> esclamò Dean a denti stretti.
<Il tuo aiuto mi farebbe comodo. Sta succedendo qualcosa di grosso. Qualcosa di apocalittico!->.
<Non me ne frega niente!> urlò Dean interrompendo Bobby, che parve spaesato.
<Non dirai sul serio?!>.
Il ragazzo si alzò di scatto, mettendosi davanti al vecchio.
<Ci puoi giurare> sussurrò minaccioso.
Bobby lo guardò leggermente deluso.
<Che c'è, non credi che ne abbia abbastanza?! Che non abbia pagato abbastanza?! Io ho chiuso Bobby. Adesso basta. Se fossi più furbo te ne saresti andato via da qui> continuò il ragazzo, facendo rimanere di sasso il vecchio.
<Vattene!> gli urlò ancora Dean, spingendolo.
Presi il ragazzo per un braccio, fermandolo.
Lui parve riprendersi.
<Scusami. Mi dispiace. Ti prego Bobby, vattene> disse il ragazzo dispiaciuto.
<Sai dove trovarmi> concluse Bobby.
Lo accompagnai alla porta e Chris mi seguì.
<Voi che avete intenzione di fare?> ci chiese il vecchio.
<Andremo in un motel e riposeremo un po'. È stata una giornata difficile per tutti> rispose mio fratello.
Mi girai, vedendo Dean a testa bassa mentre ritornava a vegliare sul corpo del fratello.
In contro luce vidi una lacrima cadere.
<Voi andate pure. Io resto qui> dissi.
<Sicura? Dovresti almeno riposare qualche ora>.
<Chris, non lo lascerò da solo. Non adesso> dissi determinata e lui annuì stanco.
Chiusi la porta, prendendo un grande respiro, per poi ritornare in salotto.
<Saresti dovuta andare con loro> disse Dean.
<Forse. Ma stai davvero uno schifo per stare solo. Conoscendoti, andresti a fare qualche follia> risposi sedendomi su una sedia.
Lui non rispose.
L'ambiente era molto umido, contornato da pareti spoglie e muri rovinati.
Le finestre, molto probabilmente rotte, lasciavano entrare una leggera brezza gelida.
Le tende, tutte rovinate e a pezzi, erano ormai inutili.
Il pavimento in legno era segnato da molti graffi e scricchiolava al nostro passaggio.
Dean prese un altro lungo sorso di birra.
<Quando eravamo piccoli, Sam non aveva nemmeno cinque anni, iniziò a fare tante domande> incominciò il ragazzo con la voce spezzata, fermandosi per prendere un respiro, <"Come mai non abbiamo una mamma?", "perché dobbiamo sempre cambiare città?", "dove va papà?" ogni volta che lui se ne andava per settimane. E io gli dicevo: "smettila di fare domande, Sammy. È meglio non saperlo">. Fece un sorriso amaro con gli occhi lucidi. Mi alzai, mettendomi accanto a lui.
<Volevo che vivesse la sua infanzia. Almeno per un altro po'>. Gli accarezzai la nuca.
<Ho sempre cercato di proteggerlo, metterlo al sicuro. Non c'era bisogno che me lo dicesse papà. È sempre stata una mia responsabilità...È sempre stato il mio compito. L'unico> continuò, abbassando la voce a poco a poco.
<E invece ho fallito. Io ho sbagliato> sussurrò con le lacrime agli occhi.
Gli presi il volto, facendoglielo appoggiare sulla mia spalla.
Lo strinsi a me, carezzandogli la schiena.
<Nessuno ti incolpa, Dean. Non è colpa tua. Eri impotente. Lo eravamo tutti> cercai di confortarlo.
<E se fosse questo il mio destino? Deludere tutti quelli che amo?>.
Gli presi il volto tra le mani.
<No no no, tu non hai deluso nessuno->.
<Si invece! Ho deluso mio padre e ora perfino Sam! Come faccio, dimmelo...come faccio a vivere con questo rimorso? Che cosa posso fare?> mi chiese tra le lacrime.
Non gli risposi, non trovando parole.
<Che cosa posso fare?> chiese ancora staccandosi.
Aprii la bocca, ma nessuna parola uscì da essa.
Lui si alzò di scatto.
<Che cosa posso fare?!> esclamò alzando la voce.
<Io non lo so!> risposi allo stesso tono.
<Non lo so> ripetei sussurrando.
Il suo sguardo si abbassò, per poi alzarsi di scatto. Il ragazzo si infilò la giacca fulmineo.
<Che stai facendo?> gli chiesi confusa.
<Vado a fare un giro. Ho bisogno di stare un po' da solo> rispose lui.
<Sei sicuro? Vuoi che venga?>.
<No, non ce n'è bisogno> rispose uscendo.
Con un sospiro mi abbandonai sulla sedia.
Che situazione.
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-Heroes don't wear capes-
FanfictionPrima parte Un rumore al piano di sotto mi fece svegliare di scatto. Guardai alle mie spalle se anche mio fratello si fosse svegliato, ma ovviamente non sentì nulla. Decisi di andare a controllare. Sentii dei vocii dalla cucina, così rimasi nascos...