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-10 giorni...

La sera arrivò presto e finii in fretta di prepararmi.
Decisi di vestirmi adeguatamente per il locale in cui dovevamo andare, mettendomi un vestito corto blu un po' attillato con, nascosti sotto esso, due coltelli grandi con la lama seghettata.
Mi truccai leggermente e lasciai i capelli sciolti.
Presi una pochette con una catena per tracolla.
<Sono pronta!> esclamai uscendo dal bagno.
I ragazzi si alzarono in piedi.
<Possiamo andare> dissi e il maggiore rimase immobile a fissarmi.
<Dean, tutto bene?> gli chiese il fratello sorridendo leggermente dandogli una bottarella sulla spalla.
<Sei...bellissima> disse lui senza fiato.
Un brivido mi corse lungo la schiena, ma feci finta di niente.
<Grazie, ma dobbiamo muoverci o il vampiro ucciderà ancora> risposi schietta e lui si dette una mossa.
Salimmo in macchina e ci fermammo davanti al locale, dove feci per scendere.
<Stai attenta> mi bloccò il maggiore.
<Io sono sempre attenta> risposi sorridendo beffarda, per poi entrare nel locale brulicante di persone.

C'erano una decina di tavoli tutti occupati. Molti continuavano a parlare stando in piedi. Altri invece erano appoggiati al bancone, capitanato da un barista che probabilmente avrebbe fatto volentieri a meno della ragazza ubriaca sedutagli davanti.
Mi avvicinai e richiamai l'attenzione della ragazza che si girò verso di me con gli occhi lucidi dall'alcol.
<Ciao, io sono Kirby. E vengo dal South Carolina> disse lei biascicando.
<Ciao Kirby. Le tue amiche ti stanno chiamando> le dissi indicando un punto indistinto nella sala.
<Ah> disse lei solamente <Io sono Kirby. E vengo dal South Carolina>.
La spinsi leggermente e lei se ne andò barcollando.
<Non so proprio come ringraziarti!> sospirò di sollievo il barista.
<Puoi offrirmi da bere> proposi e lui sorrise concorde.
<Cosa ti preparo?>.
<Un whiskey. Doppio>.
Lui fece una faccia impressionata.
<Cosa c'è?> gli chiesi.
<Niente, non pensavo che una dolce ragazza come te prendesse un whiskey> rispose ridacchiando porgendomi il bicchiere.
<E chi ti ha detto che io sarei dolce? Potrei essere facilmente un tuo incubo> risposi sorseggiando il liquido ambrato.
<Beh, allora saresti uno dei più belli> rispose lui, per poi allungare la mano <Io sono Andrew>.
<Sarah> risposi stringendogli la mano.
<Direi che ti si addice perfettamente> commentò lui tamburellando sul bancone.
<E come mai?> chiesi curiosa.
<Perché significa Principessa> rispose lui ammiccando.
<Scommetto che lo dici a tutte> controbattei.
Lui si mise una mano sul cuore.
<Giuro che sono sincero, principessa!> esclamò.
<E il tuo? Cosa significa?>.
<Virile> rispose fiero.
<Beh, non so se ti si addice> commentai perplessa.
<Così mi ferisci nell'orgoglio> disse lui offeso.
Mi sporsi leggermente, avvicinandomi al suo orecchio.
<Allora mostrami il contrario, Andrew> gli sussurrai e lui sorrise compiaciuto.
<Infondo alla sala, affianco ai bagni, c'è una porta che da sul retro. Aspettami lì> disse lui ed io annuii facendogli l'occhiolino, per poi andare verso il retro.

Aspettai forse una decina di minuti e il ragazzo apparì dalla porta.
<Finalmente! Credevo non venissi più> esclamai.
Lui mi venne incontro con un sorriso beffardo.
<Quindi non credi che il mio nome sia giusto per me?> chiese lui avvicinandosi.
<Dipende> risposi indietreggiando.
<Dipende da cosa?>. Si avvicinò ancora.
<Dipende dalla tua capacità di cogliere l'attimo>. Feci un altro passo indietro.
<E tu? Vuoi che io colga l'attimo?>. Un altro passo.
Mi ritrovai con le spalle al muro.
<Forse>.
Lui mi bloccò tra le sue braccia.
Una mano si posò sulla mia vita, mentre l'altra andò sul mio viso.
Mi accarezzò la guancia, per poi scendere fino al collo, su cui si soffermò.
La porta del retro si aprì, rivelando la figura di un uomo abbastanza alto.
<Sei davvero perfetta, Sarah> disse lui, per poi fare una pausa per leccarsi le labbra <Quasi mi dispiace farlo>.
<Fare cosa?> chiesi confusa e spaventata.
Lui sorrise innocentemente.
<Ucciderti>.
Sorrisi, facendo cadere la mia copertura.
<Ci devi prima provare>.
Sfilai una lama, colpendolo al petto, facendolo allontanare sbalordito.
Mi allontanai dal muro e l'altro uomo affiancò il ragazzo, che si sfilò il coltello dal petto.
Mi misi in posizione di difesa con i pugni alti e l'arma salda.
Loro mostrarono i loro denti affilati sfigurando il loro volto con un sorriso inquietante.
<Avanti, fatevi sotto succhiasangue!>.

Loro attaccarono per primi e insieme.
Il ragazzo provò a colpirmi più volte con dei pugni, ma li schivai abilmente.
L'uomo, invece, provava a bloccarmi, fallendo miseramente.
Andrew cambiò improvvisamente tattica, alternando dei calci che non riuscii a parare.
Uno mi mandò a terra.
L'uomo mi prese di peso, bloccandomi le braccia dietro la schiena.
L'altro mi si avvicinò con un sorrisetto irritante.
<La principessa è anche una cacciatrice. Interessante> commentò.
<Mi dispiace, ma rimango dell'idea che il tuo nome non ti si addica per niente> ribattei.
Lui si avvicinò ancora.
<Allora, come hai fatto a capirlo?> mi chiese.
<Stavi comunicando col tuo amichetto attraverso il codice morse> risposi sorridendo compiaciuta.
<Devo ammetterlo, sei proprio brava>. 
<Tu, al contrario, sei un lurido vampiro che uccide povere ragazze>.
<Oh, quanto sei esagerata!> esclamò lui alzando gli occhi al cielo, per poi prendermi il viso con una mano.
<Quanto mi dispiace rovinare questo bel faccino> commentò lui.
In risposta gli tirai una testata sul naso, facendolo indietreggiare di scatto.
Lui si girò di scatto <Brutta sgualdrina!>.
Un pugno mi arrivò dritto in faccia. 
Il labbro prese a sanguinare.
Sputai un fiotto di sangue per terra, vicino i suoi piedi.
<Forse sono stato fin troppo gentile con te> disse a denti stretti <È davvero un peccato che morirai da sola>.
Sorrisi.
<E chi ti ha detto che sono sola?>.
Un machete volò in aria, tranciando di netto la testa dell'uomo che mi bloccava, che rotolò per terra.
Presi fulminea la lama e la puntai al collo del ragazzo.
I fratelli Winchester mi si affiancarono.
Abbassai il coltello.
<Vattene da qui> gli intimai.
<Cosa?> chiese lui confuso.
<Vattene!> ripetei ad alta voce e lui scappò.
<Stai bene?> chiese il maggiore ed io annuii.
<Allora, ci sei riuscita?> chiese il minore.
<Si. Gli ho messo il mio telefono nella tasca dei pantaloni> risposi.
<Hai attivato il GPS?> chiese il maggiore ed io annuii ancora.
<Avanti, seguiamo quel figlio di puttana> esclamai andando verso la macchina.
<Mi hai tolto le parole di bocca> commentò Dean.

-Heroes don't wear capes-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora