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Ci dividemmo, andando a trovare le varie persone contattate da quel numero. Tutte ci dissero che, da un po' di tempo, avevano iniziato a chiamarli persone care morte.
Appena finimmo tutto il giro, ci rincontrammo in stanza, dove il maggiore dei Winchester ci raccontò di aver ricevuto una chiamata e che, quando rispose, sentì la voce del padre morto.
<Era lui? Ne sei sicuro?> chiese subito Sam.
<Non lo so. Forse> rispose l'altro in evidente stato confusionale.
<Ma che voce aveva?> chiese ancora il minore, facendo girare di scatto il fratello.
<Quella di Oprah!> rispose quello ironico <Era papà. A me sembrava lui>.
<Che cosa ti ha detto?> gli chiesi perplessa sulla situazione.
<Il mio nome. Poi è caduta la linea>.
<Secondo te, perché ti ha chiamato?> chiese Sam.
<Perché qui gli spiriti telefonano alle persone, magari. Altri qui sono stati chiamati dai defunti. Perché non dovrebbero chiamare anche noi, giusto?> rispose, per poi chiedere una muta conferma con lo sguardo.
<Si. Credo di si> rispose il minore incerto.
Dean si sedette sul letto, con lo sguardo speranzoso.
<Va bene, ma allora, se fosse realmente lui? Che faccio se richiama?> ci chiese.
<Che vuoi dire?>.
<Che cosa gli dico?> spiegò quello.
<Ciao> propose Sam.
<Ciao? Non ti viene in mente niente di meglio?!> esclamò Dean per poi, al silenzio del minore, alzarsi e uscire sbattendo la porta.
Sam sospirò, abbassando lo sguardo.
<Va bene, ho capito> esclamai alzandomi dal letto <Vado a prendere da mangiare. Vedrò se hanno una crostata, così almeno tuo fratello sarà contento. Tu vuoi qualcosa?> chiesi al ragazzo che stava procedendo con le ricerche.
<No no, non voglio niente> rispose quello.
<Va bene. Ti prendo l'insalata mista> dissi ignorandolo e lui sorrise divertito, per poi ringraziarmi.
Presi la giacca ed uscii.

Uscii dal fast food con le buste in mano, sulla strada di ritorno verso il motel.
Arrivai al parcheggio e il mio telefono cominciò a squillare.
<Pronto?> risposi andando verso la stanza.
-Claire? Sei tu?-.
Mi fermai di colpo e per poco non feci cadere il cellulare.
<Will?> sussurrai.
-Ciao. È bello sentirti-.
<Beh, non dirlo a me! Ma come- cosa- come?> esclamai non riuscendo a formulare una frase.
-Non lo so. Ma tu...come stai?-.
<Intendi in generale o col fatto che sono stata io ad ucciderti?>.
-Entrambi-.
<Ci convivo. Anche se me ne pento ogni giorno della mia vita>.
-E come sta Chris?-.
<Bene, ma non lavoriamo più insieme>.
-Davvero?-.
<Si. Ha detto che voleva essere più indipendente. Mentre io ho iniziato a lavorare insieme ai Winchester>.
-Ho sentito qualche demone parlare del fatto che "il grande Dean Winchester ha fatto un patto"-.
Abbassai lo sguardo.
<Si, è vero>.
Purtroppo.
-E questo ti dispiace?-.
<Si, in fondo non è per niente una brutta persona. Anzi>.
-Ti sei innamorata di lui, vero?-.
<Si- cioè no- non lo so. Siamo tanto simili, forse troppo>.
-E questo è un male?-.
<Non lo so>.
-Ah Claire, sei proprio cotta!-.
<Beh, grazie!> esclamai ironica ridacchiando.
-Sai, mi erano mancati questi momenti- disse lui ad un certo punto.
<Anche a me>.
-Comunque, se ti posso dare un consiglio, goditi ogni momento con lui-.
<Grazie Will>.

Rientrai in fretta nella stanza.
<Mi ha chiamata!> esclamai, facendo girare Sam.
<Cosa?>.
<Will mi ha chiamata!>.
<Will?!> esclamò lui stupito.
<Si! Will!> risposi mettendo il pranzo su un tavolo.
Dopo poco rientrò Dean.
<Che succede?> chiese subito.
<Qualcuno mi ha iniziata a chiamare e, quando ho risposto, era Will. Avevi ragione, lo ammetto> risposi.
<E che cosa vi siete detti?>.
<L'ho aggiornato sui recenti avvenimenti e lui mi ha detto che molti demoni discutevano sul fatto che "il grande Dean Winchester ha fatto un patto"> risposi.
<Beh, sono famoso a quanto pare> commentò lui, per poi accorgersi delle buste sul tavolo <Che c'è lì dentro?>.
<Ho preso il cibo. C'è un'insalata mista per Sam, due cheeseburger per noi, e poi ti ho preso una bella fetta di dolce> risposi.
I suoi occhi si illuminarono e aprì la bocca sorpreso.
<Io ti adoro!> esclamò uscendo il suo pranzo, iniziando a mangiare voracemente.
<Allora, avete scoperto qualcosa?> ci chiese con la bocca piena.
<Ho cercato per tre ore e non ho trovato alcuna spiegazione logica agli eventi soprannaturali che si verificano in questa città> rispose nervoso il minore.
<Credevo che uno studente laureato a Stanford con il massimo dei voti avrebbe ottenuto un risultato migliore di questo> commentò il fratello.
<Davvero divertente> finse Sam.
<Sammy stai cercando nei posti sbagliati> disse poi il maggiore mettendo un attimo via il panino e prendendo un volantino dalla giacca.
<E quali sarebbero i posti giusti?>.
<Gli opuscoli dei motel. Milan, Ohio, città natale di Thomas Edison> rispose lui.
<E allora?> chiesi confusa.
Dean passò l'opuscolo al fratello.
<Continua a leggere>.
Sam sospirò, ma dopo pochi istanti le sue sopracciglia si alzarono e guardò Dean.
<Stai scherzando?!>.
Dean alzò di rimando le sopracciglia, sorridendo.
<Ci vogliamo davvero affidare ad un opuscolo?> chiesi leggendolo.
<Avete un'altra pista?> chiese il maggiore e noi alzammo gli occhi al cielo.

-Heroes don't wear capes-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora