62

104 4 0
                                    


Dopo il caso delle streghe e una serie di eventi non proprio piacevoli, ci incrociammo, per necessità, con la ladra più rompipalle di tutte, ovvero Bela Talbot. E quella schifosa stronza ha pensato bene di derubarci di una delle poche armi utili contro i demoni, ovvero la Colt. 
Non c'è bisogno di dire che siamo andati fuori di testa e che il maggiore dei Winchester è voluto partire a mille per trovare la stronza, che però si sapeva nascondere bene e riusciva a non lasciare tracce.
Dire che eravamo scoraggiati era dire poco.
Continuammo comunque con la ricerca, fino a sera.
Ordinammo delle pizze e uscimmo a prendere della birra, per poi andare a dormire.
Restai con gli occhi chiusi nel letto per non so quanto, ma non riuscivo ad addormentarmi.
Decisi, allora, di uscire a prendere una boccata d'aria e, magari, trovare un bar aperto.
Camminai per una ventina di minuti prima di entrarne in uno non molto affollato.
Mi sedetti al bancone, facendo avvicinare il barista.
<Dammi uno shottino della cosa più forte che hai> esclamai e lui incominciò a preparare qualcosa, per poi versarmelo in un bicchierino riempiendolo fino all'orlo.
Lo presi, bevendolo tutto d'un fiato.
Strizzai gli occhi per il forte sapore. Mi venne da tossicchiare, per poi fare un gesto al ragazzo.
<Un altro> esclamai e lui lo riempì nuovamente.
E poi ancora.
E ancora.

Un uomo mi si sedette affianco, guardandomi di sottecchi mentre ingerivo un altro bicchierino.
<Giornata difficile?> mi chiese quando ne presi un altro.
<Vita difficile> lo corressi, facendolo ridacchiare.
Si sporse, venendo più vicino.
<Beh, sei qui tutta da sola?> chiese lui.
<Si> risposi schietta assottigliando gli occhi.
<Allora vuoi che ti faccia compagnia?> chiese ancora languido.
<No, sto bene da sola> risposi dura.
<Su, avanti, non essere così scortese> continuò lui avvicinandosi.
Non risposi, spostandomi più in là.
<Dai, non mordo mica> disse ancora lui.
<Ma io si> dissi fredda con un sorriso falso.
<Su, non fare la difficile> continuò, allungando una mano, che gli bloccai.
<Se provi anche solo a toccarmi con un dito, ti taglio quelle palle inutili che hai con il coltello che ho nella giacca> lo minacciai a denti stretti sorridendo falsamente.
<Mi piacciono quelle violente> commentò lui, avvicinandosi ancora.
Gli presi il braccio, torcendoglielo dietro alla schiena.
Estrassi la lama, puntandogliela al collo sotto i suoi occhi spalancati.
<Si amico, hai preso la ragazza sbagliata> esclamò una voce familiare dietro di me, facendomi alzare lo sguardo.
Dean era entrato nel bar, ridacchiando leggermente a quella vista.
Mollai la presa sull'uomo, che fece subito per andarsene, ma venne bloccato dal ragazzo.
<Provaci ancora e ti verremo a cercare a casa. Ci siamo capiti?> chiese intimidatorio e l'uomo annuì impaurito, per poi correre fuori.
<Allora, che ci fai tu qui?> gli chiesi quando si avvicinò, sedendosi al mio fianco.
<Mi sono svegliato e non c'eri. Così ho fatto due passi e ti ho trovata> rispose lui dopo aver ordinato due bicchieri doppi di whiskey liscio.
Lo guardai confusa mentre iniziava a bere con me.
<Che c'è?> mi chiese.
<Certo che siete proprio diversi tu e Sam> risposi.
<E te ne sei accorta adesso perché?>.
<Perché Sam mi avrebbe probabilmente convinta a tirarmi su di morale e tornare al motel. Mentre tu hai iniziato a bere con me> risposi.
<Si beh, se volevi qualcuno che ti confortasse, dovevi chiamare Sam> disse lui.
<E chi ti ha detto che voglia conforto?> chiesi di rimando, facendolo girare verso di me.
<E allora cosa vuoi?>.
<Ubriacarmi fino a che tutto non abbia più importanza> risposi e lui sollevò il bicchiere.
<Beh, sarà meglio iniziare>.
Feci scontrare i nostri bicchieri, iniziando a bere.

<Allora, perché sei venuta qui nel bel mezzo della notte?> chiese ad un certo punto.
<Non riuscivo a dormire...> risposi solamente.
<E?> chiese lui aspettandosi dell'altro.
<E niente>.
<Claire, l'altro giorno mi hai tartassato fino a quando non ti ho detto tutto quello che mi turbava. Devo fare lo stesso con te o inizi a parlare?> esclamò lui, facendomi abbassare lo sguardo sul mio drink.
Vedendo che non volevo spiccicare parola, mi prese una mano.
<Claire, ti prego>.
Sospirai, prendendo un altro sorso.
<Non riesco a dormire, perché ogni volta che chiudo gli occhi, continuo a vedere Chris stare male> dissi non guardandolo.
<E il fatto che tu mi abbia vista in quello stato, mi da fastidio> continuai e lui aggrottò la fronte.
<Ti da fastidio che ti abbia vista piangere?> chiese ed io annuii.
<Claire, lo sai che non ti giudicherei mai, vero?> chiese ancora.
<Si si lo so, è solo che da quando mio padre è morto, mi hanno sempre detto di essere forte e, adesso, mi da fastidio lasciarmi andare. Capisci?>.
<Si. Si, ti capisco. E non lo dico per circostanza> rispose lui.
Rimanemmo per un po' in silenzio, continuando a bere bicchieri su bicchieri.
<Posso farti una domanda?> chiese dopo poco.
Annuii.
<Che cosa sogni?> chiese ancora ed io sorrisi amara.
<Sono sempre in una carneficina. Poi appare Will, che inizia a dirmi che era tutta colpa mia e che ero un mostro->.
<Non addossarti colpe che non hai> mi interruppe lui ed io scrollai le spalle.
<Da che pulpito> risposi ridacchiando, coinvolgendolo.
Continuammo a bere, fino a quando l'alcol non iniziò a fare effetto, rendendoci più che brilli.
<Ragazzi, stiamo per chiudere> ci avvisò il barista dopo un po'.
Lasciammo la mancia sul bancone e ci alzammo barcollanti, sorreggendoci a vicenda.

Iniziammo a camminare, ridendo come degli sciocchi.
<Ti ricordi quando ci siamo incontrati la prima volta?> gli chiesi.
<Vuoi dire quando ti sei finta un avvocato?>.
<Si, quando vi ho salvato il culo>.
<Beh, non posso negarlo. Eri davvero molto sexy in quella veste> rispose lui guardandomi di sottecchi.
Arrivammo nel parcheggio del motel.
<Ero?> chiesi alzando le sopracciglia, facendolo fermare.
<Sei. Lo sei sempre stata> si corresse.
<Beh, anche tu non sei niente male> dissi.
Liberai i miei capelli dalla coda che mi stava facendo venire un mal di testa infernale.
Dean prese a guardarmi, attento ad ogni mio movimento.
<Che c'è?> gli chiesi.
<Sei bellissima> rispose, avvicinandosi, arrivando a pochi centimetri da me.
<Dean, dovremmo ritornare in stanza-> mi bloccai quando lui si morse il labbro inferiore, abbassando lo sguardo sulla mia bocca, <O forse no> conclusi ricambiando lo sguardo.
Gli accarezzai il viso e lui mise le sue mani sulla mia vita.
Mi avvicinai lentamente, facendo toccare le nostre fronti.
<Se continui così non sarò più in grado di fermarmi> sussurrò lui con una voce roca carica di desiderio, facendomi rabbrividire dall'interno.
Mi avvicinai al suo orecchio.
<E chi ti dice che io lo voglia?> sussurrai con lo stesso suo tono.
Lui si avventò su di me, prendendo possesso delle mie labbra in un bacio tutto fuorché che casto.
Mise una mano dietro la mia nuca e un'altra sulla schiena, mentre incominciavo a tirargli leggermente i capelli.
Mi spinse sulla macchina, ma io invertii la situazione.
<Ti adoro quando prendi iniziativa> disse sorridendo tra un bacio e un altro.
Lui aprì la portiera dei sedili posteriori dell'Impala, spingendomi dentro.
Si sfilò la giacca di pelle, sdraiandosi sopra di me senza mettere tutto il peso.
<Sei sicura?> mi chiese ansimante senza fiato.
Annuii in risposta rimanendo in reggiseno.
Lo aiutai a sfilarsi la maglia, accarezzandogli le spalle e la schiena.
Lui si chinò su di me, lasciandomi caldi baci sul collo, facendomi andare all'indietro la testa con gli occhi chiusi.
Gli graffiai la schiena, facendolo gemere.
La sua bocca scese, arrivando alle clavicole e poi al seno.
Gli slacciai la cintura e lui il mio reggiseno.
Le sue mani calde vagavano sul mio corpo e le mie sul suo.
I suoi occhi brillavano di desiderio, mentre assaggiava ogni angolo di me.
Abbassai le mie mani sul suo petto, accarezzandoglielo, per poi scendere ancora più giù all'addome e alla lampo dei pantaloni, che abbassai velocemente.
Invertii le posizioni, mettendomi a cavalcioni su di lui, che finì di sfilarsi i jeans, rimanendo in boxer.
Mi chinai su di lui, lasciandogli dei leggeri baci sugli addominali, per poi salire fino al collo, lasciandogli un marchio rossastro.
Salii fino alle labbra.
<Adesso non puoi più scappare da me> dissi con la voce rauca.
<E chi scappa da tutto questo?> disse lui di rimando, facendomi sorridere.
Le sue mani si abbassarono sul mio didietro e sui fianchi, per poi stringerli con possessione.
Mi appoggiai sui finestrini appannati dai nostri respiri caldi.
Finimmo di toglierci gli ultimi impedimenti, abbandonandoci ad una dolce notte di passione e sesso.
Non ci preoccupammo di fare silenzio o di contenerci, lasciandoci trasportare dall'ebrezza dell'alcol e del momento.

-Heroes don't wear capes-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora