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-4 giorni...

Io e Dean entrammo finalmente nella stanza, dopo aver passato l'intero pomeriggio a passeggiare lungo la spiaggia, ammirando i colori del cielo scurirsi.
<Allora, io vado a farmi una doccia> annunciai appena lui si sedette sul letto.
<Oh, okay, bene>.
Ci pensai su un attimo, per poi fare un sorriso beffardo.
<E tu vieni con me> dissi subito dopo e lui alzò lo sguardo un attimo sorpreso.
<Meglio> commentò con un sorrisetto, per poi seguirmi nel bagno.
Aprii l'acqua della doccia, ma non feci in tempo a fare niente che lui mi mise le mani sulla vita, per poi spingermi al muro, prendendo possesso delle mie labbra.
Nel frattempo si sfilò la camicia, rimanendo con solo una maglietta.
Le mie mani vagarono sulle sue spalle e i suoi capelli, desiderose di toccare di più.
Le sue, invece, mi circondarono, scendendo lungo i fianchi.
Con un veloce movimento, mi sollevò, mettendo le mani sotto il mio sedere, prendendolo saldamente.
Mi spostò sul lavabo, non interrompendo mai il contatto.
Presi i lembi della sua maglietta, togliendogliela.
Lui fece la stessa cosa con la mia, strappandomela di dosso, facendo rimanere solo il reggiseno.
Accarezzai il suo petto nudo, iniziando a baciargli la mascella squadrata.
Scesi più giù sul collo.
Poi le clavicole.
Le mie mani si mossero verso la sua cintura, sfilandogliela e gettandola a terra, insieme agli altri indumenti.
Scesi dal lavabo, abbassandomi i pantaloni e così fece anche lui, ma non prima di essersi sfilato un preservativo dalla tasca.
Rimaneva solo l'intimo.
Dean mi prese per i fianchi, rimettendomi le mani sul didietro, per poi spingermi nella doccia, bagnandoci.
Gli strappai dalle mani il preservativo, aprendolo con i denti.
Lui si morse il labbro guardandomi con gli occhi brillanti di desiderio.
Iniziai a baciargli il petto, per poi salire e salire, riprendendo il controllo della sua bocca.
Gli infilai il profilattico, cogliendolo di sorpresa.
Lui, con uno scatto, mi slacciò il reggiseno, per poi abbassarsi.
La sua bocca lasciò dei baci leggeri sul mio basso ventre, per poi passare all'addome.
Tirai indietro la testa, ansimando quando le sue labbra arrivarono al mio seno.
Mi aggrappai alla sua schiena per le ginocchia improvvisamente deboli, mentre un calore si irradiava nel basso ventre.
Gli graffiai la schiena bagnata, provocandogli un ringhio.
Lui rimise le mani sul mio sedere, appoggiandomi al muro.
Mi avvicinai al suo orecchio, mordendogli leggermente il lobo.
Entrò dentro di me gentilmente.
Poi aumentò il ritmo.
E ancora.
E ancora.
Fino a quando non arrivammo al culmine del piacere.
Urlammo. Gememmo. Ansimammo.
Uscimmo dalla doccia più stanchi di prima, ci asciugammo con calma e ci sdraiammo sul letto.
Poggiai la testa sul suo petto, mentre lui mi accarezzava i capelli.
<Abbiamo fatto bene a prendere un'altra camera> dissi ad un certo punto.
Lui annuì concorde.
Mi addormentai sul ritmo del suo cuore, in pace.

<Claire! Corri!> mi urlò da dietro Dean terrorizzato.
Aumentammo la velocità, cercando di sfuggirle.
I fitti boschi che ci circondavano, sembravano stringersi, come se a breve ci avrebbero intrappolati.
La strada sembrava non avere una fine.
Il cuore batteva talmente forte che quasi scoppiava.
Il respiro era talmente corto che eravamo entrati in apnea.
Lanciai uno sguardo indietro, verso il ragazzo che, stremato e con gli occhi spalancati, mi stava dietro.
Mi rivoltai.
Ci fermammo all'improvviso.
Eccola.
Proprio davanti a noi.
Spaventosa.
Fredda.
Intransigente.
Con la sua falce in mano.
Gli occhi spenti. Vitrei. Senza anima.
La Morte...
<Che cosa vuoi da noi?> chiesi timorosa.
<Da te niente, Claire Anderson> rispose atona, per poi girarsi verso il ragazzo <È lui quello che voglio>.
La Morte gli arrivò accanto, prendendolo per il collo.
Il ragazzo annaspò in cerca d'aria.
<Ti prego! Lascialo andare!> esclamai con le lacrime agli occhi.
<Nessuno scampa alla Morte>.
La Morte ruppe il collo del ragazzo, per poi lasciare andare l'oramai corpo senza vita di Dean.
Caddi sulle ginocchia, tenendo il suo cadavere tra le mie braccia.
<Questa è tutta colpa tua!> esclamò una voce alle mie spalle, che riconobbi come quella del ragazzo appena morto.
<No, non è vero!>.
<Hai lasciato che mi uccidesse! E mi hai guardato mentre prendeva la mia vita!> esclamò ancora furioso.
<Io, io non ho avuto tempo!>.
<Hai avuto un anno intero! E cosa ne hai ricavato? Niente!> si avvicinò <Non fai altro che rovinare tutto ciò che tocchi! Tutti ti abbandonano. Tuo padre, tua madre, persino Chris e adesso anche Dean. Forse non sono loro il problema, ma tu>.
Rimasi in silenzio, senza controbattere.

Aprii gli occhi, guardandomi subito intorno.
Erano le tre del mattino.
La stanza era buia.
Alzai il capo dal petto del ragazzo, che ancora dormiva.
Con movimenti lenti, sgattaiolai fuori dal letto.
Mi vestii con le prime cose che trovai a terra ed uscii dalla camera.
Inspirai a pieni polmoni quell'arietta pungente ma inebriante.
Rabbrividii per il freddo.
<Non dovresti stare al freddo> mi disse da dietro la voce di Dean, per poi coprirmi le spalle con la sua giacca.
Non risposi e non mi mossi.
Lui mi si mise accanto e per un momento rimanemmo in silenzio.
<Incubo?> mi chiese.
<Già>.
<Cosa hai sognato?> chiese ancora.
<Niente di importante>.
Lui si voltò verso di me.
<Che c'è?> mi chiese aggrottando la fronte.
Non risposi, preferendo guardare la luna.
Dean mi si mise difronte.
<Claire> mi richiamò, ma io non lo guardai.
Lui, in risposta, mi prese il mento, costringendomi a incrociare gli sguardi.
Mi scostai dal suo tocco e lui ci rimase male.
<Che problema c'è?>.
Sospirai.
<Rispondimi> ordinò lui.
<Niente. Non c'è nessun problema!> sbuffai esasperata.
<Oh, quindi è normale che dopo aver fatto sesso e aver dormito abbracciati, tu ti comporta così?> chiese retoricamente allargando le braccia.
Non risposi ancora.
<Allora?!>.
<Non sono affari che ti riguardano!> esclamai.
<Scusami tanto se mi preoccupo per te!> disse lui di rimando.
<Beh non farlo! Sei tu quello che tra qualche giorno andrà all'inferno, non io!> esclamai.
<E questo che c'entra?> chiese lui confuso.
<Niente, lascia perdere> risposi facendo per tornare dentro, ma lui mi prese per un braccio, fermandomi.
<No no, adesso spieghi>.
<Ti comporti come se nulla fosse. Come se tutto andasse per il meglio. Ma non è così! E sembra che non te ne freghi proprio niente!> risposi.
<Non c'è soluzione. Tu, io, Sam, Bobby, abbiamo fatto il possibile> ribattette lui.
<Beh, non è abbastanza!>.
<Non c'è nessun altro modo>.
<No! Deve pur esserci da qualche parte! Non puoi morire!> controbattei alzando la voce.
<Ma non c'è. E voi riuscirete ad andare avanti> rispose lui.
<Chi ti dice che io lo voglia?!> esclamai <Tu non puoi morire! Non adesso!>.
<Sapevamo entrambi che questo giorno sarebbe arrivati. Quindi perché non adesso?> chiese.
Gli voltai le spalle.
<Claire> mi richiamò, ma non risposi.
Lui mi prese per le spalle, girandomi di forza.
<Rispondimi!> ordinò alzando la voce.
<Perché mi sono affezionata!> urlai lasciandolo un attimo sorpreso <E tu tra qualche giorno te ne andrai, come tutti gli altri>.
<Gli altri?>.
<Tutti quelli ai quali mi affeziono, anche un minimo, se ne vanno. Tutti. E lasciano un vuoto insopportabile perché, se se ne vanno, vuol dire che non significavo niente per loro. O almeno, non come loro per me> risposi alzando la voce.
<Ma io non ti voglio lasciare> mi contraddisse lui addolcendo il tono di voce, prendendomi il volto tra le mani.
<Non importa, perché te ne andrai lo stesso. Anche contro la tua volontà>.
Scossi la testa, liberandomi dalle sue mani.
Calò il silenzio.
Persino il vento si calmò.
<Dovrei odiarti> dissi con lo sguardo basso.
<Forse, ma perché?>.
<Perché siamo tutti e due rotti, Dean>.
<Non mi ricordo che questo fosse un problema per te> disse lui alzando un sopracciglio.
<Perché non ci davo peso. Ma, adesso, questa...cosa che c'è tra di noi, non può funzionare> risposi.
Lui mi si avvicinò, prendendomi le mani.
<Ma perché? Spiegami almeno> chiese pregandomi con lo sguardo.
<Perché ci distruggeremmo a vicenda, Dean. Perché siamo troppo simili. Perché andremo soltanto a farci più male> risposi liberandomi dalle sue mani.
<Claire, ti prego> mi pregò con gli occhi leggermente lucidi.
<No Dean. Non posso tollerare di vederti morire. Non voglio soffrire di nuovo> scossi la testa per non far vedere i miei occhi velati da una patina di lacrime.
<Ma così non migliorerai niente!> protestò lui.
<Forse. O forse si. Non lo possiamo sapere> risposi <Mi dispiace, Dean. Neanche io vorrei che finisse così, credimi>.
Il suo sguardo si indurì.
<Come desideri. Va sempre come desideri tu> commentò cinico andando verso la camera, per poi girarsi verso di me <Hai sempre voluto sapere perché quel giorno non ti dissi niente quando andai a vendere l'anima. Non te l'ho detto, perché sapevo che saresti stata l'unica in grado di farmi cambiare idea. Spero che tu sia contenta adesso>.

-Heroes don't wear capes-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora