Capitolo 3

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Nessuno si conosce, fin quando è soltanto sé stesso e non è insieme un altro."

Wilhelm August von Schlegel





MICAH


Avevo letteralmente rivoltato la mia stanza, ma delle pasticche nessuna traccia.

- Dove diavolo le hai messe, Micah? - mi chiesi, quando cominciai a trafficare per la terza volta con le tasche delle felpe.

- Stai cercando queste? -

Jack mi fissava dalla soglia della porta, tra le mani teneva la bustina che stavo cercando. I suoi occhi erano fiammeggianti d'ira.

- Grazie, gentile da parte tua averle conservate per me. - feci per allungare la mano verso le mie pasticche, ma ovviamente quello tirò indietro la sua. L'avrei ucciso, l'avrei massacrato di calci in pancia fino a quando non avesse implorato il mio perdono in venti lingue diverse.

- Adesso lo dico a tua madre. Sono stanco di questo tuo comportamento irresponsabile! -

Sospirai, dentro di me sentivo una rabbia indescrivibile farsi strada, ma dovevo domarla. - Fai pure. -

Jack mi fissò, forse non era quello che si aspettava di sentire da me. - Non ti permetterò di trascinarci nella vergogna, piccolo bastardo. Mi hai sentito? - il suo viso era rosso d'ira, i suoi occhi strabuzzati. - Questa è una famiglia perbene. Non scapperemo un'altra volta da casa nostra per colpa tua. -

- Senti Jack, te lo dico chiaramente, vai a rompere le palle a qualcuno che non sia il sottoscritto. - gli dissi seccamente, mentre prendevo i soldi dal comodino e mi dirigevo verso la porta a passo svelto. Jack era lì, in mezzo. - Spostati adesso, da bravo. Non vogliamo che qualcuno si faccia del male qui. -

I suoi occhi si illuminarono di rabbia. - Mi stai forse minacciando? -

Sospirai. Non ne potevo più di quel tipo, davvero. Sarebbe bastata soltanto una piccola spinta per farlo cadere dalle scale.

- Ragazzi? Siete lì sopra? - mia madre ci chiamò dal pianoterra. - Micah, è tardi. Non devi passare a prendere i Meyer? -

- Hai ragione, mamma. Richiama il mastino. -

Jack rimase a bocca aperta, stupefatto, mentre io approfittavo di quel momento per sgusciare via e filarmela. Le pasticche erano andate, ma ne avrei comprate delle altre.

- Non parlare così a Jack, Micah. Davvero. -

Mia madre continuava a blaterare, io presi le chiavi dell'auto e scappai di lì prima che Jack potesse far qualcosa che avrebbe davvero decretato la sua morte o peggio, la sua menomazione.

Ezra e sua sorella mi aspettavano fuori, l'uno distante dall'altro. C'era qualcosa di assolutamente insolito tra quei due, l'avevo percepito sin dall'inizio. Ed io avevo occhio per quel genere di cose. Spinsi un piede sul freno e li feci salire.

- Allora? Pensavo che a New York foste più puntuali ... - buttò lì la sorella mentre prendeva posto sul sedile posteriore.

- Non siamo più a New York però, e a quanto pare gli stronzi che si trasferiscono qui fanno di tutto per provare a farsi uccidere. -

Ezra mi fissò. - Jack? -

- Quel bastardo è entrato in camera mia mentre stavo facendo la doccia, ha rovistato tra le mie cose et voilà ... ha trovato le mie pasticche. Se non avesse avuto le mani sarebbe stato alquanto complicato per lui ... ho sempre odiato quelle sue mani. - dissi, pentendomi immediatamente di averlo detto. Non dovevo rivelarmi troppo, non ancora, almeno.

THOSE BAD ANGELSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora