Capitolo 48

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"Il silenzio è il drappo funebre del passato, ed è talvolta empio, spesso pericoloso, sollevarlo: anche quando la mano è pietosa e amorosa, il primo momento è crudele." Alphonse de Lamartine


MICAH

Recuperai una sigaretta dal pacchetto dentro la tasca dei jeans, sul pavimento, la accesi e tornai ad accomodarmi contro lo schienale del letto, a godermi le effusioni di Ezra. Il suo viso era appoggiato al mio petto, passai le dita sulle sue spalle, sfiorando appena la pelle morbida e fresca.Lo sentii rabbrividire un po' e poi stringersi più stretto a me. - Ariette mi ha colpito. Tua sorella ha bisogno di una ridimensionata. - affermai dopo aver tirato una lunga boccata di fumo.

Ezra sollevò il volto incontrando i miei occhi. - Perché la detesti tanto? Capisco il motivo per cui lei possa avercela con te, ti biasima per avermi portato via dalla sua vita, ma tu... tu hai vinto, Micah. Cos'altro vuoi da lei? -
Feci spallucce. - Non lo so. Il fatto che Ariette desideri il tuo bene oltre che il suo... suppongo mi faccia incazzare. -
Ed era vero, la odiavo perché a lei continuava ad importare di lui nonostante tutto quello che le stava facendo passare in quel periodo, ma la scelta che lui aveva fatto, ovvero il sottoscritto, doveva significare anche che ero io, da quel momento in poi, l'unica voce in capitolo riguardo lo stare a galla o meno di Ezra. Ed era bene, mi ripromisi, che lei lo capisse una volte per tutte... -
- E' una donna che ama con troppo vigore. -
Annuii. - Ecco perché ha perso ogni cosa. - spensi il mozzicone della sigaretta direttamente contro il pavimento. Quella stanzetta doveva essere appartenuta ad un ragazzino a giudicare dai vari poster attaccati al muro.

Poi, improvvisamente, la maniglia iniziò a muoversi, peccato che ci avessi incastrato una sedia contro per evitare che qualche intruso potesse assistere allo spettacolino che si era appena verificato lì dentro.
Era stato anche decisamente focoso, dal momento che dovetti aguzzare la vista per ritrovare i miei boxer, lanciati a tre metri di distanza dal letto.
- Hai salutato gli altri? -
- Ho visto Dimitrij. E tu? Che hai combinato con quei due? - continuai a massaggiarlo un po', mi sentivo uno schifo per averli mollati lì, ma ormai era fatta. In fin dei conti ero tornato, no? Sarebbe dovuto bastare a tutti.
- Come se non lo sapessi... -
- Bene, allora dovrai chiedere scusa. - dissi, deciso, mentre mi sollevavo da lì con calma. Ezra mi fissò con i suoi grandi occhi azzurri socchiusi.
- Io? E tu? Te ne tiri fuori? -
- Beh, da me non se le aspettano, mentre tu sei una persona educata sotto sotto, non vorrai mica deluderli. -
Lo feci ridere, un attimo dopo stavamo raccogliendo i nostri indumenti sparsi per la stanza, alla fine riuscimmo a vestirci.
- Tuo padre? E' ancora vivo? -
Ezra si immobilizzò. Sapevo cosa stava progettando mentre io non c'ero, potevo leggerglielo negli occhi.
- Sei arrivato giusto in tempo. -
- Arrivati a questo punto, credi davvero che ti conosca così poco, Ezra? - restammo lì a fissarci per un lungo attimo, poi lo vidi tirarsi su i jeans e abbottonarli. - Semplicemente te l'ho chiesto perché non è ancora arrivato il momento e poi, libero di non crederci, ma ad un certo punto ho avvertito chiaramente, dentro di me, che qualcosa non andava...diciamo che mi sono limitato a seguire l'istinto. -
Per un lungo attimo Ezra mi scrutò attentamente, senza dire nulla, poi recuperò le sue scarpe e affermò tranquillamente - Sarebbe tornato domani dal suo viaggio d'affari, ad ogni modo. -
- Non importa, tanto stanotte torni a casa mia. - fui contento che lui non avesse nulla da obiettare.)
Liberai la porta dalla grossa sedia con la quale avevo bloccato la maniglia in precedenza, poi l'aprii trovando due facce confuse a fissarmi.
Erano una coppia, forse studenti del nostro anno, forse dei perfetti sconosciuti, non avrei saputo dirlo.
- Bene, hai finito? Tocca a noi. - disse lui, intrufolandosi sotto al mio braccio appoggiato allo stipite della porta. Poi il suo sguardo si fissò sulla sagoma alle mie spalle, la presenza di un altro ragazzo doveva averlo stupito parecchio.
- Stavamo tirando di coca. - spiegai senza impegnarmi più di tanto. - Forse ... -
Andammo via da lì, lasciando la coppietta a fissarci come due perfetti idioti che non aveva afferrato il senso di nulla.

THOSE BAD ANGELSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora