Capitolo 67

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"L'ultima e più grande fra le arti, l'arte di cancellare." Alexander Pope

ZIEG

Balzai dal letto con il cuore in gola, per un attimo non riuscii a capire assolutamente nulla, poi, dopo qualche secondo, mi diressi verso la porta che continuava a venire tempestata di pugni.
Quando aprii ritrovai il viso pallido e incazzato del professor Pierce a qualche centimetro dal mio, non ebbi il tempo di dire o fare nulla perché mi oltrepasso, gettandosi in stanza come una furia.
- Siete ancora qui in pigiama? La sveglia è suonata trenta minuti fa! -
I miei amici fecero capolino dalle lenzuola sotto lo sguardo sempre più intimidatorio del professore, avrei voluto scomparire in quel momento.
- Ci scusi, eravamo talmente stanchi dal viaggio da non aver sentito l'allarme. - biascicai io, prima che Micah avesse potuto aggiungere qualcosa di sprezzante.
- Muovetevi o vi lasciamo qui, tra cinque minuti vi voglio sull'autobus. -
Poi svanì velocemente così com'era arrivato, sospirai forte, sedendomi un attimo sul letto, mi sentivo ancora terribilmente scosso e mi ci volle qualche minuto per prepararmi e recuperare tutto il necessario.
- Quel fottuto figlio di puttana si comporta come una badante del cazzo. Chissà se mi laverebbe pure le mutande a questo punto ... - ringhiò Micah, era tutto scompigliato e decisamente di cattivo umore.
Nessuno meritava di venir svegliato in quel modo, ma cinque minuti dopo eravamo pronti, così ci dirigemmo all'esterno senza avere il tempo di mangiare nulla, l'aria era fredda, terribilmente pungente nello spiazzale che dava sulla strada, tanto che mi strinsi la sciarpa contro il viso.
- Quanto meno è impossibile non svegliarsi con queste temperature. - biascicò Ezra, prima di guidarmi lungo l'autobus, sembravamo quattro automi che si erano appena guadagnati le occhiate curiose da parte dei nostri compagni.
- Ci siamo tutti? - la professoressa Riversi fece l'appello una seconda volta, poi partimmo alla volta del centro di Mosca.
Purtroppo i ragazzi del quinto erano riusciti ad appropriarsi dei posti migliori, così ci accontentammo di quelli a metà, purtroppo la situazione si fece abbastanza particolare e anche un po' imbarazzante.
Mi ritrovai proprio dietro Syd che a quanto pare aveva deciso di non omologarsi al resto dei suoi compagni. I suoi capelli chiari brillavano sotto i fiochi raggi di sole, aveva la felpa nera che aveva portato con lui durante la nostra vacanza allo chalet di famiglia. Non pensare a Syd sarebbe stato ancora più arduo adesso che se ne stava di fronte a me, con la testa contro il finestrino, tanto vicino da poterlo toccare allungando appena il braccio.
- Non ci pensare proprio. - Dimitrij mi fulminò con lo sguardo, poi prese le mie cuffie e le dividemmo, un auricolare per uno, alla fine guardai fuori, perdendomi tra la musica e quel paesaggio terribilmente bello quanto insolito.

Trascorremmo la mattinata a correre da un luogo all'altro, il torpore andò via in fretta e, in men che non si dica, mi ritrovai a scattare più foto che potevo, Pierce continuava a marcarci stretti ma non importava, ero totalmente assorbito dal fantastico complesso che mi trovavo davanti.
- Situato in una posizione suggestiva, sulla collina Borovitskiy, sorge il Cremlino, dapprima simbolo del potere zarista, adesso di quello russo, in quanto è la residenza del Presidente della Federazione Russa. - la guida continuava a descrivere le componenti dell'edificio, poi ci inoltrammo all'interno. Era davvero fantastico, non avevo mai visto così tante cupole in vita mia, né tanta opulenza.
- Cazzo, guardate lì! - Micah era eccitatissimo, aveva appena adocchiato una stanza enorme, all'interno della quale vi era una lunga serie di cannoni da guerra, probabilmente di diverse epoche.
- Dove credi di andare, Larssen? -
Inutile dire che Pierce distrusse ogni piccola speranza di avvicinarci a quel luogo anche solo per scattare qualche foto.
- Quello stronzo vuole rovinarmi la vita. - si lamentò forte il mio amico con un tono così triste che mi fece ridere.
- E sembra che ci stia riuscendo. - commentò Ezra, divertito quanto me.
- Vince chi rimane in piedi alla fine, ricordalo. - sussurrò Micah, adesso con un sorriso inquietante sul volto.

THOSE BAD ANGELSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora