Capitolo 72

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"La violenza è parte della cultura americana. È americana tanto quanto la torta di ciliegie." H.Rap Brown


MICAH

Quella notte non dormii molto, rimasi in attesa di Dimitrij, sperando che non si facesse saltare in aria insieme al capannone. Credevo nelle capacità del mio amico, ma quello che si stava apprestando a fare non era un gioco di ragazzi.

L'atmosfera era carica di attesa, Ezra non aveva mangiato molto, né parlato d'altronde, il suo viso era perennemente corrucciato, non gli chiesi nulla, non era necessario, ma sapevo che stava pensando soprattutto a Weston e alle ultime minacce neanche poi tanto velate che ci aveva palesemente porto.
Mi alzai dal letto seguito dal movimento di Ezra, alla fine andammo in cucina e ci sedemmo intorno al tavolo.
- Cosa vuoi da mangiare? - chiesi mentre ispezionavo il contenuto del frigo, tutta quell'attesa mi aveva messo fame.
- Nulla, non ho appetito. -
Lo guardai, storcendo appena le labbra. - Qual è il problema? -
Ezra era allibito. - Dici sul serio Micah? Qual è il problema? Weston, Zieg, Dimitrij che non sta ancora tornando ... -
- Calmati, andrà tutto bene. - dissi, stancamente, Ezra non aveva tutti i torti, ma preoccuparsi non avrebbe avuto senso - non serve a nulla stare sulle spine. -
- Dobbiamo inventarci una balla. - disse poi in un sussurro, indicando la camera in cui doveva trovarsi Zieg con l'indice. - e una bella grossa, ti dirò di più. -
- Lascia che le cose si evolvano, Ezra, non è tutto perduto, anzi. -
- Ma come fai a dire una cosa del genere? -


Mi alzai da lì, lasciando perdere una possibile ed eventuale colazione, avevo caldo e sentivo la necessità di un bagno, inoltre ragionare con il mio Ezra paranoico mi stava mandando fuori di testa, così andai in bagno, spogliandomi velocemente dei boxer. Appoggiai la chiave della collana sul mobiletto accanto alla porta come sempre, poi regolai l'acqua e, una volta trovata la temperatura perfetta, mi lasciai andare, in balia del getto caldo e ristoratore della doccia.
Passò qualche istante, forse minuti, non avrei saputo dirlo, quel momento era perfetto, non sarei mai voluto tornare alla triste realtà che mi circondava, ma un trambusto dall'altra parte della parete mi fece scattare immediatamente su.
Corsi fuori, armeggiando velocemente con l'asciugamani che attaccai in vita, poi allungai la mano sul mobiletto, in cerca della collana.
- Cazzo. - non era più lì. Zieg doveva essere entrato silenziosamente.


La scena che mi si presentò davanti rasentava l'assurdo. La stanza X era stata aperta e adesso Zieg se ne stava in piedi, tra le mani tremanti reggeva la mia videocamera, i suoi occhi vagavano lungo i muri tappezzati di prove.
- C-che cosa ... -
La mia voce era perfettamente udibile, giungeva forte e chiara dal dispositivo, stavo illustrando il trattamento che avremmo riservato ai ragazzi della Woodland Highschool, poi fu quella di Dimitrij a risuonare nella stanza.
Zieg sgranò gli occhi, non lo avevo mai visto tanto sconvolto in viso, non doveva essersi aspettato il coinvolgimento del suo migliore amico, non quella volta almeno.
- V-voi ... non può essere ... -
Feci spallucce. - E invece sì. -
- P-perché? Non può essere, davvero ... - i suoi occhi erano strabuzzati dall'orrore mentre li puntava spasmodicamente su di noi.
- Hai visto il video di presentazione, sai tutto, Zieg. - Ezra se ne stava sulla porta, il suo viso freddo e privo di espressione era quanto mai inquietante. Non mi ci voleva poi molto per indovinare cosa stesse pensando in quel momento.
- Siete pazzi. Siete completamente pazzi. - Zieg stava tremando visibilmente. - vi rendete conto di ciò che succederà? Morirà della gente, dei ragazzini che non hanno fatto un cazzo di male per meritarselo. Voi finirete chissà in quale istituto mentale. Getteranno le chiavi, non rivedrete mai più la libertà, che diavolo vi dice la testa? -
- Non è così che finirà, Zieg, non hai ancora capito? - la voce di Ezra risuonò bassa, i suoi occhi continuavano a puntare Zieg, ancora immobile nel bel mezzo della stanza, come un coniglio braccato da due cani famelici.
- Non mi importa, non posso permettervelo, non posso. -
- E cosa vorresti fare, eh? Denunciarci, Zieg? E poi ti chiedi perché ti abbiamo sempre escluso da qualsiasi piano, non hai le palle ... Sei un debole, un ignavo, non fai altro che crogiolarti nella tua stessa autocommiserazione. Hai sempre avuto troppa paura per lasciarti andare a ciò che sei realmente. - gli occhi di Ezra brillavano di una strana luce, quella che preannunciava catastrofe.
- Scusami se non riesco a far fuori la gente allora, scusami se preferisco lasciar perdere piuttosto che seminare cadaveri per tutta Woodland. Credi che non sappia di te e Pierre? Se era un mostro che volevi accanto a te, bene sei stato comunque accontentato. - lo sguardo di Zieg si posò su di me adesso, era rabbioso e sconvolto.
Poi successe ciò che temevo, in uno scatto felino Ezra si parò davanti alla porta mentre l'altro provava a venirne fuori, bloccandogli la strada.
- Cosa vuoi fare adesso? Vuoi uccidermi, Ezra? Lo faresti? -
- Se servisse a chiuderti la bocca lo farei. - ribatté quello allungando le braccia lungo la parete.
Sospirai, stava andando tutto a puttane. - Smettetela. Lascialo passare. -
- Ci denuncerà, Micah! -
- Bene, se così fosse significherebbe che qualcuno lassù ha fatto il suo dovere. -
- Smettila con questa storia idiota. Non c'è nessuno lassù, a nessuno importa di noi, siamo soli! - Ezra stava urlando e un nuovo movimento di Zieg lo spinse a tirar fuori la pistola di Jack da sotto il bordo del suo maglione.
Rimasi pietrificato, lo stesso Zieg si immobilizzò immediatamente, doveva averla tenuta con sé per tutta la notte, pensai, tramortito dalla piega che stavano prendendo gli eventi.
- Sparami allora. Fammi fuori, perché stai certo che non potrai mettermi a tacere in nessun altro modo. - Zieg si avvicinò ancora di più a lui, premendo adesso il petto contro la canna della pistola, ancora ben salda nella presa di Ezra.
- Lo farò. -
- Metti subito giù quella fottuta pistola, Ezra! - mi parai tra i due, spingendo via Zieg che continuava a provocarlo, non sarebbe finita bene.
- Togliti, Micah. - mi intimò lui, il suo sguardo non aveva più nulla di umano.
- Non mi ucciderai e lui non ci denuncerà. - dissi con una convinzione assoluta che non riuscivo a spiegare neppure a me stesso.
Zieg era in lacrime, ma il suo viso era risoluto come non l'avevo mai visto.
- Lo farà. -
- Lo farò. - ribatté, assecondando le parole di Ezra.
- No, nessuno farà niente, e che cazzo. Dammi la pistola adesso. - gliela strappai di mano con un gesto veloce, fino a gettarla lontano, dall'altra parte della stanza. - eravamo un fottuto gruppo una volta. Abbiamo contato l'uno sull'altro, ci siamo fidati nonostante non fossimo nient'altro che degli sconosciuti. Vi ho dato ogni cosa ... - mi ritrovai ad urlare senza rendermene conto. C'era qualcosa dentro il mio petto che si dibatteva con violenza - ho trascinato ognuno di voi nella mia vita, rendendovi partecipi del mio fottuto mondo che andava a pezzi, siete tutto ciò che di caro ho su questa terra e che Dio mi sia testimone, non vi permetterò di mandare tutto a puttane, non fino a quando sarò vivo. -
Ero sfiancato, per un attimo fu come se mi fossi sentito mancare, trovai il muro a reggermi prima che Ezra si catapultasse accanto a me.
- Micah ... -
- Sto bene. - non era vero, vedere Zieg lasciare la stanza di tutta fretta fu doloroso. Dove avevo sbagliato con loro? Qual'era stato il passo falso che ci aveva fatto tramutare in un gruppo di serpi pronte a rivoltarsi l'uno contro l'altro?
- Andrà a denunciarci, Micah. Dobbiamo fermarlo. Non mi importa in che modo, ma non possiamo permettergli di farlo, non può finire in questo modo. -
- E' Zieg ... - sussurrai, incapace di incontrare lo sguardo di Ezra.
- Non importa, è un effetto collaterale, consideralo in questo modo, anche tu ci hai pensato, lo so ... quella notte, a Mosca, volevi farlo fuori, mi hai fatto promettere che ti avrei tenuto a bada! Che ti avrei protetto dai tuoi stessi fottuti pensieri! -
Mi alzai da lì in un baleno, ero sconvolto, come aveva potuto fraintendere ogni cosa a quel modo?
- Non l'avrei mai ucciso per questo, cazzo. Non è una fottuta denuncia che mi preoccupa, gli lascerei piantarmi un coltello dritto in petto senza muovere un solo muscolo se soltanto ne avesse le palle. Io non uccido per liberarmi di un rivale scomodo, Ezra, l'avrei fatto per ... per pietà, per non doverlo privare di tutti i suoi amici, per non farlo finire nell'occhio di un ciclone che l'avrebbe spazzato via, distruggendo il ragazzino gentile e speranzoso che tutti noi conosciamo. -
- Ti reputi migliore di me allora. Ecco tutto ... -
- Non ho detto questo. -
- Il paragone tra i tuoi moventi e i miei mi è risultato abbastanza chiaro, grazie. -
- Non voltarmi le spalle anche tu! - urlai, stringendo il braccio magro di Ezra in una presa ferrea tanto da farlo voltare con tutto il corpo.
- Lasciami. - sussurrò a denti stretti. - Sei stato tu a voltarmi le spalle, Micah ... è sempre stato così, sai? E' questa la differenza tra me e te, io non ti ho mai abbandonato. Neppure per un fottuto istante, né mi è mai balenata in mente l'idea di andare contro il tuo volere, ti ho appoggiato, ho creduto in te ogni istante della mia esistenza e adesso è così che mi tratti? Come un fottuto serial killer di serie B? Pronto a uccidere perfino per la fila alla posta? Ariette aveva ragione, avrei dovuto ascoltarla, lei ha sempre saputo ogni cosa, ha visto oltre la tua maschera. Non sono io il freddo calcolatore, no ... sei sempre stato tu. -
- Ezra ... -
- Risparmia le parole per qualcuno che avrà voglia di sentirle, lasciami in pace adesso. -
Non lo fermai, avrei potuto, ma lo lasciai districare dalla mia presa, non era così che volevo trattenere i miei amici, il mio progetto stava fallendo miseramente, andava in pezzi sotto i miei stessi occhi. Non eravamo mai stati pronti ad affrontare una missione del genere, avrei dovuto saperlo, eppure mi ero illuso, credevo di aver trovato la mia dimensione e invece, invece vedevo soltanto macerie intorno a me.
Sentii la porta del salotto sbattere con violenza dall'altra parte dell'appartamento, ed ecco che perfino Ezra aveva deciso di lasciarmi, l'unico su cui avrei scommesso, tutto sommato.
Mi stesi sul pavimento freddo della stanza, il soffitto era bianco come il foglio di una pagina, avrei voluto riscrivere la storia della mia vita totalmente daccapo, cancellare ogni cosa, avrei voluto essere una persona migliore, ma in cuor mio sapevo che non sarei potuto tornare indietro. Non esisteva niente del genere, non si rimedia ai propri fallimenti, io non avevo mai imparato a farlo, ad ogni modo.
Non so quanto tempo trascorse dall'uscita di scena di Ezra, ma adesso Dimitrij mi fissava ad occhi sgranati. Le sue labbra si muovevano febbrilmente, ma non sentivo una sola parola di ciò che ne veniva fuori. Non mi importava, niente importava.
- Abbiamo perso, Dim. E' finita. - fu tutto ciò che riuscii a dire.

THOSE BAD ANGELSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora