"L'uomo è un'anima che trascina un cadavere. Noi deploriamo come morte il suo stancarsi, alla fine, di fare da spazzino." Guido Ceronetti
MICAHI giorni passavano davanti a me, uno simile all'altro, una tetra atmosfera aleggiava in casa, eravamo davvero giunti alla fine della nostra strada.
Posso rimanere un altro po' ... - Ezra era immobile davanti all'ingresso, i suoi occhi erano puntati sulla porta che dava alla camera di Zieg. Non era mai uscito da lì.
- No, devi tornare a scuola, Ezra ... non possiamo attirarci addosso l'attenzione di tutti, quindi comportati normalmente. - dissi, sbrigativo. - ci sono io con lui. -
Non che Zieg avesse avuto bisogno di noi, il suo mondo non prevedeva la nostra presenza, né sembrava conscio di dove si trovasse. Il signor Deveroe avrebbe chiamato uno specialista a breve, in quel caso l'avrebbero portato via da noi, doveva davvero andare a finire in questo modo, mi chiesi? No ... non dopo quel gioco del destino, non dopo la morte di Syd e il suo conseguente ritorno tra noi.
Dimitrij prese lo zaino dalla sedia e passò l'altro ad Ezra.
- Andiamo ... non ha senso rimanere qui, Dana arriverà a momenti. - il suo tono fu funereo, ma alla fine si decisero a lasciare l'appartamento e, a malincuore, mi ritrovai ancora una volta da solo con lui.Zieg se ne stava a letto, le tapparelle tirate impedivano alla luce del giorno di penetrare in stanza, soltanto entrare lì mi provocò un brivido lungo la schiena.
- Zieg? Ti ho portato qualcosa da mangiare ... -
Nessuna risposta, nessun movimento. Niente di niente. Poggiai il piatto con delle fette biscottate sul comodino.
Era questo l'ultimo ricordo che avrei conservato di quello che era stato il nostro raggio di sole? Era così che l'avrei lasciato? Nascosto da pesanti coperte bianche, rinchiuso in un mondo pieno di sensi di colpa e rimorsi? Quello non era vivere, somigliava più ad un incubo senza fine.
- Cosa posso fare per te? Ti prego, parlami ... -
Mi sedetti accanto a lui, avrei voluto allungare una mano, sfiorare i suoi capelli, ma non lo feci, non trovai la forza di distoglierlo dal suo dolore.
Silenzio, interrotto soltanto dal ticchettio costante della sveglia. Il tempo avrebbe guarito le enormi ferite procurate dalla morte prematura di Syd?
Toccava a me essere ottimista, perché adesso il nostro raggio di sole era stato eclissato dalla tempesta più nera.
Ed è quando anche gli angeli cattivi iniziano a sperare che bisogna davvero preoccuparsi ...
- Quando mio padre morì ... - iniziai, non sapendo esattamente dove sarei andato a parare. Perché lo stavo facendo? Perché stavo parlando di mio padre con lui? - ero soltanto un bambino. Nicole non mi spiegò mai chiaramente cosa fosse successo, non capivo il motivo per cui mio padre non vivesse più con noi, né perché non lo avessi più visto di punto in bianco. Continuavo a chiederle quando sarebbe tornato, ottenendo sempre una risposta evasiva o una promessa che non si avverava mai. - rimasi in attimo in silenzio, il respiro di Zieg era regolare, ma non stava dormendo. Ne ero certo.
- Tutto ciò di cui ero pienamente consapevole era l'odio che tutti provavano per lui, un odio spaventoso che riversavano anche su di noi, su di me. A scuola era un inferno, i bambini mi evitavano, perfino le maestre sembravano trattarmi con freddezza, un distacco che riservavano soltanto a me. I miei compagni, quelli più coraggiosi per lo meno, continuavano a dire cose orribili su mio padre. Bugie, credevo, provai a difendermi con tutte le mie forze, ma non ce la feci. -
Ricordavo quel periodo, il trasferimento, la paura che qualcuno avesse potuto farci del male.
- Andammo via dalla Francia, mia madre mi costrinse a cambiare nome, divenni Micah, poi Jack subentrò nella nostra vita e mi tolse perfino il suo cognome, l'unica cosa che mi legasse ancora a mio padre. -
Mi interruppi, la mia storia suonava patetica perfino alle mie orecchie, renderlo partecipe di un evento ormai sorpassato non avrebbe portato a nulla. Non avrebbe allentato la morsa di dolore che stringeva il suo petto, né l'avrebbe fatto sentire meglio.
- Quello che voglio dirti è che mio padre è morto nell'odio più totale, rinnegato perfino dalla sua stessa famiglia che ha fatto di tutto per non venire neanche lontanamente collegata alla sua figura ... non c'è stato alcun funerale per lui, nessun corteo funebre ad accompagnarlo verso la fine, mentre lui ... - non osai fare il suo nome, rendeva soltanto quella perdita ancora più definitiva e spaventosa. - lui è leggenda, nessuno lo dimenticherà, Zieg. -
Un movimento appena impercettibile tra le lenzuola ancora tirate su, susseguito da un rumore vicino, la porta della stanza venne aperta rivelando la figura di Dana.
- Ehi ... -
I suoi occhi caddero sul fagotto accanto a me, ancora intrappolato tra le coperte come se quelle potessero bastare a proteggerlo dalla durezza del mondo esterno.
Dana corse verso il letto, un attimo dopo abbracciò Zieg che si lasciò andare in quella presa rassicurante.
Era pallido, spaventosamente spettrale, i suoi grandi occhi verdi erano cerchiati di nero, non aveva mangiato nulla in due giorni, si era limitato a bere di tanto in tanto. Lo zio ce lo avrebbe portato via, non potevo permetterglielo, avremmo dovuto metterlo in piedi, spingerlo con tutte le nostre forze a fingere di stare bene.
- Oh Zieg ... -
Dana lo strinse forte e Zieg si aggrappò a lei come non avrebbe mai fatto con me, il suo gruppo di amici non era la soluzione, forse non esisteva neppure un modo per uscire da quella catastrofe, ma di certo noi non eravamo le persone giuste per aiutarlo.
- Ho bisogno di tornare a casa ... -
- Cosa? - la sua voce suonò irriconoscibile, la mia del tutto stupefatta. - perché? -
- D-devo prendere delle cose. -
- Hai bisogno di altri vestiti? Posso passare io da casa tua. -
Lo sguardo di Zieg era stranamente fermo, per un attimo mi sembrò che fosse finalmente tornato in lui.
- No, ho bisogno di una boccata d'aria. -
Rimasi immobile, stupefatto e allo stesso tempo una strana sensazione di leggerezza prendeva possesso del mio cuore, Zieg aveva deciso di reagire, lo vidi alzarsi, era magro, più del solito, così lo aiutai a reggersi ottenendo di rimando un'occhiataccia.
- Sto bene. -
- Vengo con te ... -
- Non è necessario. - ribatté con convinzione.
- Dopo quello che hai fatto ti aspetti che sia così stupido da lasciarti solo? -
- Sì. - disse, secco. - sono stato abbastanza stupido da credere che io avrei potuto salvarvi dalla vostra stessa follia, non commettere il mio stesso errore adesso. E' tutto tempo perso. -
Rimasi fermo, pronto a ribattere quando Dana prese la parola. - Lo accompagno io. - poi guardò Zieg. - se ti sta bene ovviamente. -
Lui annuì, voltando le spalle a entrambi, doveva cambiarsi così andammo a sederci in salotto.
- Tienilo d'occhio, Dana, Zieg non è più Zieg. Sul serio. -
- Certo, sta' tranquillo ... -
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THOSE BAD ANGELS
General FictionLontano dalle luci e dal chiasso della città più bella e trasgressiva della California, Los Angeles, sorge Woodland Hills. In questa cittadina, tra la monotonia della routine quotidiana e qualche avvenimento non degno di nota, quattro ragazzi sono i...