Capitolo 77

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"Ascoltatemi, voi che vivete nei sensi | e pensate soltanto attraverso i sensi: | l'immortalità non è un dono, | l'immortalità è una conquista; | e solo coloro che lottano allo stremo | la possederanno." Edgar Lee Masters

ZIEG

Avevo sempre immaginato Los Angeles come un luogo estratto, qualcosa che non avrei mai concepito o toccato con mano, un mondo estraneo e lontano, ma quello che stavo vedendo in quel momento era piuttosto reale.
La musica era ovunque, i miei occhi vagavano dagli edifici stravaganti, agli artisti di strada con i loro suoni e colori, alle fantastiche ragazze bionde e alte due metri che pattinavano con disinvoltura una accanto all'altra, attirando le occhiate dei ragazzi vicini.
- Cazzo ... non avrei mai pensato ... - incontrai lo sguardo di Dimitrij, era sorpreso almeno quanto me.
- C'è qualcosa che non va, Dim? - Micah rallentò appena, aveva sfoggiato il suo tatuaggio senza seguire i consigli del tatuatore, la pelle era piuttosto arrossata, come la nostra del resto. Ci era stato detto in modo chiaro di evitare l'esposizione della pelle tatuata al sole, almeno per i primi due giorni, in realtà Micah se n'era fottuto alla grande.

- Micah, perché lo hai scoperto? Ci è stato detto che non dovevamo esporlo al sole ... - Ezra iniziò a bacchettarlo, l'altro di rimando rise forte.

- Oh, mio Dio! Hai ragione! Potrebbe venirmi il cancro! Ehi, aspetta un attimo, non ce l'ho il tempo per morire di cancro io ... - Micah sghignazzò forte – dieci giorni di vita, Ezra. Viviamoceli senza pensieri, ok? -

Aveva ragione anche quella volta, a cosa serviva preoccuparsi delle conseguenze ormai? Noi non ci saremmo stati più tra una manciata di giorni, quindi che importanza aveva?

Il rossore era andato via quasi del tutto così come il forte bruciore che mi aveva pervaso ogni lembo di pelle, l'enorme mole di alcohol che Micah ci aveva passato in strada doveva aver dato i suoi frutti, era un perfetto anestetico, pensai, sorridente. - se ti stai chiedendo dove siamo, ti assicuro che non c'è posto migliore di questo per noi! -
- Sunset Boulevard! - Ezra allargò le braccia, era terribilmente euforico. - ma se non vi sta bene possiamo sempre fare un salto a Disneyland ... non dovrebbe essere così lontano. - commentò tirando fuori il cellulare, dritto su google maps.
Ci ritrovammo a ridere, faceva caldo, ma non importava, per un attimo l'oppressione al petto che mi accompagnava da settimane cedette il posto a qualcos'altro, mi sentivo bene. Ero in attesa, una piccola vacanza prima della fine, ma non sarebbe stata una fine per me, l'avrei incontrato, doveva essere così.

Allora? Che si fa stasera? - commentò Dimitrij, rivolto al sommo capo che sorrise appena.
- Andiamo ad un party ovviamente! -
- Cosa? Siamo a Los Angeles ... - dissi, incerto. - come possiamo procurarci un invito? Non conosciamo praticamente nessuno. -
- Ah, gli inviti sono sopravvalutati, lo sanno tutti, troveremo un modo alternativo per imbucarci al festino più cool di tutta la west-coast, potete contarci. Non sono mica venuto fin qui per guardare gli altri divertirsi! -
Micah era positivo come sempre e dopo il quarto bicchiere di Malibù e coca cominciai ad esserlo anch'io. La situazione si stava scaldando per le strade, improvvisamente ogni dannato promoter sulla faccia della terra cercava di attirarci nel proprio locale, ma il nostro capogruppo continuava a rifiutarsi di fare una sosta nei locali centrali, prediligendo, come affermava, i luoghi più isolati e periferici.
- Allora? Non è guidando fino a domani che ho immaginato la nostra prima notte a Los Angeles. - mi lamentai, fu terribilmente complicato mettere le parole al posto giusto, ma alla fine mi sentii soddisfatto e risi come un ebete.
Gli altri avevano più o meno la mia stessa espressione idiota sul volto.
- Andiamo, ci siamo quasi, niente localini chic, vi sto portando ad un festino con i fiocchi, fratelli! -
Fu in quel preciso istante che la musica giunse fino a noi, proveniva da un'immensa villa in riva al mare, la più grossa che avessi mai visto in diciotto anni di vita. Non aveva nulla a che fare con quella di Micah o di Ezra che, per quanto fossero decisamente eleganti, non avrebbero mai potuto raggiungere quel lusso estremo, non a Woodland almeno.
- Cazzo ... non riusciremo mai ad entrare lì dentro. - commentò Dimitrij, poi rise come un idiota, ci ritrovammo a tenerci l'un l'altro ad un passo dal cadere a faccia a terra contro il prato della villa.
- Voi non avete mai avuto fede nel vostro paparino. - Micah ci mostrò i suoi denti bianchi e sfavillanti, poi ci precedette, oltrepassando un gruppo di ragazzi che stava già vomitando l'anima oltre una siepe di piante tropicali.
- Che ora è? - chiese Dimitrij, disgustato dallo spettacolo.
- Troppo presto per vomitare. - convenni, attirato adesso dai ragazzi accanto a noi. Dovevano avere più o meno la nostra età, probabilmente qualche anno in più, erano tutti piuttosto fatti, decisi, dopo un'occhiata sommaria.

THOSE BAD ANGELSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora