Capitolo 19

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"Colui al quale confidate il vostro segreto, diventa padrone della vostra libertà." 

François de La Rochefoucauld


MICAH


- E' così che sarà da ora in poi tra noi due? - Liv si staccò dalle mie labbra. Vidi i suoi occhi brillare, l'unica parte del suo corpo che riuscivo a vedere, nel buio quasi totale dello stanzino. La luce era inesistente, eccetto per un piccolo spiraglio tra le tapparelle tirate della finestra.
Sorrisi, prima di attirarla nuovamente a me. - Non ti piace? Abbiamo uno stanzino della cancelleria tutto per noi, anche se potrebbe sembrarti un cliché siamo abbastanza fortunati... - baciai le sue labbra che adesso sapevano anche di me, mentre continuavo ad esplorare il suo corpo con le mani, scendendo lungo l'incavo del suo collo per finire sulle curve morbide dei suoi fianchi.
- Non vorrei mai staccarmi da te. - mi sussurrò ad un centimetro dalle mie labbra.
Stavo per ribattere, quando la campana che decretava la fine delle lezioni mattutine suonò con il solito frastuono, solitamente tanto agognato, ma non quella volta. Ci fermammo entrambi, insoddisfatti.
- Fine del divertimento. - affermai, mi allontanai appena, inciampando su qualcosa di indefinito che per poco non mi fece cadere. - Stanzino del cazzo! Mi procurerò una torcia per le prossime volte. -
Lei sorrise. - L'amore è cieco, e il buio gli si addice. - citò, dopo avermi sfiorato appena con le labbra.
- Ciò significa che Shakespeare non è mai stato in uno stanzino delle scope, tanto meno in uno angusto e sporco come questo.-
Era ora di andare, non avevo dimenticato cos'altro mi riservava quella giornata che, a prima vista, sembrava niente di più della solita mattinata fitta di lezioni noiose.
- Beh, è meglio che vada ... -
- Dove? E' ora di pranzo ... - commentò Liv.
- Devo vedere Ezra, sta provando ad inculcarmi un po' di spagnolo, chica guapìsima! -
- Oh, bene. Allora io comincio ad andare, hombre. - le sue labbra furono ancora una volta sulle mie, mi sarebbe piaciuto non dovermi staccare da lei, ma quello che mi aspettava mi rendeva incredibilmente curioso ed elettrico allo stesso tempo.
Finalmente avrei conosciuto i ragazzi, ed ero già in ritardo!
- Ti chiamerò più tardi, cercheremo di vederci durante le vacanze ... - sfiorai il suo viso, illuminato appena dalla luce che filtrava dalla finestra polverosa. - Esci prima tu. -
Liv mi diede un ultimo bacio, poi lasciò lentamente la mia mano e scomparve oltre la porta. Mi appoggiai contro il muro, e non potei fare a meno di pensare quanto quella situazione non poteva essere risolta finché quello stronzo di Pierce fosse stato lì, a girare per i corridoi come una cornacchia che svolazza sulle tombe al cimitero.
Eppure non potevo liberarmene, anzi forse non lo volevo neppure, dopotutto. Però sapevo che avrei dovuto trovare un escamotage e se avesse fatto uscire di testa quel bastardo possessivo, allora sarebbe stato anche meglio.
Era trascorso un bel po' da quando Liv era ormai uscita, così andai via anch'io, immergendomi nel corridoio ormai del tutto vuoto. La maggior parte degli studenti era già a mensa, così la strada verso il terrazzo era praticamente sgombra.
Mi ritrovai di fronte alla porta che dava fuori, sentii qualcosa simile ad una scossa quando la mia mano si posò sul maniglione rosso.
- Vediamo un po' se questo gruppo s'ha da fare ... - pensai, mentre spingevo di scatto la porta e mi ritrovavo improvvisamente fuori, mezzo acciecato dalla luce.
Quelle che vidi all'inizio non furono altro che delle ombre, tre sagome scure, stagliate contro il cielo. Sembravano tre angeli punitori, tanto erano abbaglianti ed immobili.La loro ombra si allungava terribilmente lungo il pavimento cementato della terrazza, i loro arti erano immensi ...
I miei occhi si abituarono alla luce. Li strizzai, poi misi a fuoco i volti dei due ragazzi più lontani. Sentii una risata vicina, Ezra si portò una mano alle labbra e mi salutò con un cenno della testa.
- La compagnia dell'anello è completa. - commentò.
Dimitrij Harris e Zieg Deveroe. Li conoscevo entrambi, e la cosa mi sorpresa abbastanza, almeno quanto aveva sorpreso quei due che adesso mi fissavano a bocca aperta.
- Il Mietitore? - chiese Zieg, il primo ad essersi riprendersi dallo shock.
- E' così evidente? - risposi, ridendo appena.
Dimitrij scosse la testa. - Più che altro è Ezra ad essere senza alcun dubbio Doppiafaccia. Non riesco ancora a crederci ... Ezra Meyer? Il miglior studente del nostro anno? -
Il mio amico aprì le braccia e sorrise. - In persona. E tu? Chi sei? -
Fu io a rispondere prima ancora che potesse farlo lui. - Lui è il nostro morto che cammina ... Non è così? Era per via della droga che fabbrichi che hai dovuto far fuori della gente? -
I due ragazzi mi fissarono. - Non sono stato io. - disse dopo un attimo. - Non con le mie mani almeno ... -
- Ah, ti prego. Non stare a giustificarti con noi. Non ti stiamo giudicando, non è questo lo spirito del gruppo. - risposi, lanciando un sorrisetto nella loro direzione. Ezra era accanto a me, gli altri a qualche metro da noi, in una posizione perfettamente speculare.
- Allora qual è lo spirito di questo gruppo? - mi chiese Zieg, il più lontano da tutti.
Ricordai la prima volta che l'avevo visto, in fila in segreteria, il primo giorno di scuola. L'avevo notato per il suo piercing al labbro e per i capelli di un biondo platinato. E adesso era lì, davanti a me, niente popo di meno che il Signor Nessuno.
- Beh, siamo un gruppo di amici ... e gli amici non si giudicano. Qualsiasi scelta decidano di prendere. - commentai, lasciando gli altri tre a riflettere sulle mie parole.
Ci fu un lungo silenzio, poi fu ancora una volta il biondo a parlare.
- Lo sapevate? - chiese quello, aveva le mani in tasca, le spalle tese. - Insomma, di noi due ... -
- No, non sapevamo chi foste. Io e lui ci siamo scoperti ieri, invece. - commentò Ezra. - E voi? -
- Anche, abbiamo collegato alcune frasi ... ci conosciamo da un sacco di tempo, però non avevamo idea di chi foste voi due. - spiegò Zieg che continuava ad osservare Ezra come se non fosse sicuro di ciò che i suoi occhi vedevano. - Incredibile ... Sei stato una rivelazione. - commentò un attimo dopo.
Ezra rise. - Beh, allora come la vedi adesso? Sei ancora il nostro raggio di sole o te ne tiri fuori? Continui a credere che ci sia ancora qualcosa di buono? Personalmente penso che ogni persona, anche quella all'apparenza più irreprensibile, nasconda qualcosa di orribile dentro. Guardami, io ne sono la prova. -
- Oh, andiamo! Non è ancora arrivato il momento di opinare ... perché non ci rilassiamo tutti quanti? Ci siamo appena ritrovati! - esclamai, lanciando una lunga occhiata al mio compare che sembrava averci preso gusto ormai con questo giochetto della doppia identità.
Dimitrij annuì. - Già, è la prima volta dopo un sacco di tempo che mi sento davvero in forma ... propongo di svignarcela da qui. -
- Ci sono le lezioni dopo. - commentò Ezra, questo fece ridere Zieg.
- Ed ecco l'Ezra che tutti conoscono! -
Annuii, sorridendo sotto i baffi. - Nel tardo pomeriggio va bene a tutti? Dove ci si becca? -
Fu il morto che cammina a parlare. - Il mio capanno degli attrezzi nel bosco! Va bene per tutti quanti? -
Guardai Ezra, entrambi annuimmo, Zieg fu l'unico a tentennare. - Biondino? -
Poi fece spallucce. - Suppongo vada bene. Porto la musica. -
- Io porto le birre. - proposi, guadagnandomi l'occhiata soddisfatta di Dimitrij. Ezra non beveva, lo sapevo bene, probabilmente neanche Zieg. Era un po' una contraddizione lavorare in un bar e non bere ... ma ognuno aveva i propri principi.
Chi ero io per giudicare?
- Io porterò me stesso. - commentò Ezra, facendoci ridere. - E' ora di tornare a mensa per me, ho degli affari da tenere sotto controllo ... -
- Affari francesi? - gli chiesi sommessamente.
- Bingo. Tra parentesi devo ancora ringraziarti per l'idea che mi hai suggerito. Ti sono debitore. -
- Oh, andiamo! Dopo il lavoretto certosino che hai fatto con la Sullivan sono io quello che deve sdebitarsi con te. Sempre lieto di poterti aiutare, Romeo. - minimizzai. Gli altri due seguivano la nostra conversazione con attenzione, o quanto meno ci provavano.
- A dopo, ragazzi. - poi aprì la porta e scomparve.
- Dove eravamo rimasti? - mi rivolsi ai due.
Due ragazzi completamente diversi dal sottoscritto, non ci voleva molto per capirlo, eppure erano lì con me, in qualche strano modo il destino ci aveva uniti. Ed io, sotto sotto, credevo al destino.

THOSE BAD ANGELSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora