"Lacrimosa dies illa "Giorno di pianto quello
Qua resurget ex favilla in cui risorgerà tra le faville
Judicandus homo reus. il colpevole, per essere giudicato.
Huic ergo parce, Deus: Abbi pietà di costui, o Dio:
Pie Jesu Domine, Piò Gesù, Signore,
Dona eis requiem. dona loro l'eterno riposo.
Amen." Così sia."MOZART - LACRIMOSA
ZIEG
Dolore.
Aprii gli occhi, posando lo sguardo sul cielo plumbeo di quel nuovo giorno, le tende non erano state chiuse ... non avevo dormito neanche un attimo, ero rimasto a rigirarmi a letto per tutta la notte, troppo sconvolto per prendere sonno.
I ricordi della giornata precedente tornarono a galla come squali affamati, trascinandomi in basso, sempre più giù, in abissi talmente profondi che non avrei mai pensato di poter raggiungere.
Il massacro. La pistola puntata contro il mio petto. Weston che correva verso di me. Vince ed il suo corpo.Lo sguardo disperato di Syd.
Mi portai una mano alle labbra per impedire a me stesso di urlare, c'era qualcosa nell'aria, una sensazione di disperazione opprimente, proprio sul mio petto, avevo rovinato ogni cosa. Tutto intorno a me stava crollando e lui era andato via, l'unico che avessi mai amato adesso mi odiava.
"Per me sei morto, Zieg."
Quelle parole, non le avrei dimenticate mai potuto dimenticare e sapevo che anche per lui doveva essere lo stesso. Quando reputavo di aver ormai perduto ogni singolo frammento del mio cuore mi costrinsi a ricredermi, il dolore bruciante che vivevo era forte, insopportabile, talmente opprimente da lasciarmi senza fiato.
Il mio cellulare continuava a squillare, ma non mi importava, Syd non aveva mai avuto quel numero e anche se ce l'avesse avuto non mi avrebbe più chiamato. Era finita, lo sentivo dentro, quella separazione sarebbe stata eterna, niente più speranza di tornare insieme un giorno. Non mi restava che affrontare i miei demoni, i miei amici, i miei diabolici amici che avrebbero raso al suolo la speranza di Woodland con un colpo di pistola.
Era arrivato il momento di essere forte, di combattere finalmente per qualcosa, la salvezza dei miei compagni mi sembrò una missione per cui valeva la pena dare tutto il mio coraggio. Afferrai il cellulare, sarei arrivato alla fine senza rimorsi o rimpianti, ero l'unico che avrebbe potuto fermare quel disastro.
Il biglietto di Weston era lì, in bella mostra sul comodino, composi il numero con dita tremanti. Devi farcela, Zieg, devi farcela o tutto sarà perduto.
Il cellulare squillò, una volta, due, tre, sei, otto, dieci. Poi la voce artificiale della segreteria telefonica mi comunicò che il cliente era al momento occupato.
Respirai a pieni polmoni, senza rendermene conto avevo trattenuto il respiro. Per un attimo sentii il mio cuore battere normalmente, perfino la morsa al petto non era più così opprimente e mi odiai, ero disgustato perché in quel momento mi sentivo quasi sollevato, felice di non averlo dovuto fare.
Piansi, scalciai, un urlo mi squarciò il petto, mentre afferravo tutto ciò che avevo sotto mano scagliandolo lontano, contro le pareti, la porta, la mia stanza non era più riconoscibile, mi ritrovai ad indietreggiare lungo le scale, che cosa ero diventato? Il respiro si fece pesante, faticavo perfino a camminare, dovevo raggiungere la centrale, non importava, uscii di casa così come mi trovavo, non potevo guidare, non in quelle condizioni pietose.
Attraversai la strada, poi le vidi. Tre auto della polizia mi sfrecciarono davanti, avevano le sirene spiegate ed erano dirette verso la direzione opposta alla mia.
La scuola.
L'avevano fatto.
Non ero riuscito a fermarli.
Il rumore assordante e ossessivo delle sirene continuava a risuonare nell'atmosfera. Stava piovendo adesso, osservai il cielo, potevo quasi vedere le gocce di pioggia raggiungermi il viso per poi mescolarsi alle mie lacrime, come in un sogno. Magari lo fosse stato.
Dovevo rientrare in casa. Accendere la tv.
Torna a casa, urlai a me stesso, ero immobile, bloccato, ero incapace perfino di svolgere le mansioni più semplici.
Cammina, Zieg, cammina e accendi la tv.
Mi gettai in casa con il cuore in gola.
Era finita. L'avevano fatto.
L'immagine era vivida dentro di me. Ezra e Micah vagavano lungo il corridoio come felini a caccia di cibo, le urla dei miei compagni infestavano il corridoio impiastrato di sangue e materia cerebrale, vidi una ragazza correre via, lungo le scale, ma il proiettile la raggiunse alla testa e lei cadde come una spiga di grano appena mietuta.
Micah rideva, quella ragazza sarebbe potuta essere Maggie, l'amica che aveva condiviso con me gioie e dolori, un po' strampalata, sfortunata con i ragazzi e decisamente sognatrice ... o la ragazza gentile che suonava il piano durante educazione musicale, sarebbe potuto essere Tim con la sua risata contagiosa, Jeff, coraggioso, sempre pronto ad aiutare il prossimo, lui avrebbe dato una mano a chiunque si fosse trovato nei guai, li avrebbe raggiunti, si sarebbe scagliato contro Ezra e avrebbe perso la vita. Sarebbero potuti morire tutti, senza neppure un motivo valido. Ed ero stato io a condannarli con il mio silenzio.
Vidi Dimitrij, da solo, con le spalle contro la parete bianca dell'aula di chimica, la semiautomatica tra le mani, pronto a spararsi un proiettile in testa. Era l'unico modo che conosceva per liberarsi di quella fottuta condanna che la vita gli aveva riservato, il solo modo per battere la sua malattia sul tempo, non sarebbe stata lei a stroncarlo, non lo avrebbe privato perfino della possibilità di decidere della sua morte. Lo vidi alzare l'arma, poggiarla alla tempia, poi un boato.
Mi sembrò quasi di sentirlo, il dolore. Chiusi gli occhi, stringendo i denti con violenza, tanto da mordermi la lingua e sanguinare, poi le voci alla tv mi raggiunsero, svegliandomi da quello stato catatonico in cui ero finito.

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THOSE BAD ANGELS
Ficção GeralLontano dalle luci e dal chiasso della città più bella e trasgressiva della California, Los Angeles, sorge Woodland Hills. In questa cittadina, tra la monotonia della routine quotidiana e qualche avvenimento non degno di nota, quattro ragazzi sono i...