"Nulla si è ottenuto, tutto è sprecato, quando il nostro desiderio è appagato senza gioia. Meglio essere ciò che distruggiamo, che inseguire con la distruzione una dubbiosa gioia" WILLIAM SHAKESPEARE
ZIEG
Il momento fatidico era ormai giunto, pensavo, mentre riponevo la mia chitarra, accompagnato dallo sguardo altrettanto preoccupato di Tim.
- Andiamo, volete finirla? Non stiamo mica andando al patibolo, idioti. - fu la voce di Jimmy a interrompere quel lungo silenzio. Lui se ne stava stravaccato sul vecchio divano di Tim, una birra in mano e le bacchette nell'altra. - Quei cazzoni dei nostri compagni non capiscono un tubo, potremmo perfino metterci a cantare la Macarena che per loro andrebbe comunque bene, fidatevi. -
L'immagine di noi tre che ci muovevamo sulle note di quella canzone tristemente famosa mi fece ridere, anche se smisi un attimo dopo. Ero profondamente scosso, in poche parole me la stavo facendo addosso.
- Quanto vorrei possedere la tua sicurezza. - biascicò Tim, adesso verdognolo in volto. Doveva aver pensato a qualcosa di orribile proprio in quell'istante a giudicare dall'espressione tra lo sconvolto e il pentito. Lo capivo alla perfezione, anch'io mi ero ritrovato ad invidiare il nostro batterista, lui era sempre così calmo e controllato ... non sembrava temere nulla in effetti.
- Beh, un modo per alleviare il vostro imbarazzo ce l'avrei! - iniziò Jimmy, rigirandosi appena sul divano. - Che ne pensate di un trucco di scena? Non sono niente male a farli, ve lo assicuro. -
Era vero, l'anno prima aveva perfino vinto una sorta di borsa di studio in disegno o qualcosa del genere, era famoso per essere il primo del corso di pittura della nostra scuola, perciò doveva pur decidermi a dire qualcosa.
- Beh, mi fido, amico. Tanto, guardaci, cos'abbiamo da perdere? - accettai, incontrando un attimo dopo lo sguardo d'assenso di Tim.
- Cos'hai in mente? - chiese quest'ultimo, attento.
Jimmy rise appena. - Stavo pensando che non abbiamo ancora deciso come chiamare la nostra band, sapete ... ne abbiamo parlato per pomeriggi interi, ma poi ho avuto l'illuminazione, considerando il trucco che volevo utilizzare.- fece una breve pausa, poi ci fissò, sorridente. - The Living Skulls. -
Teschi Viventi. Non era male, non per il genere di musica che facevamo, un mix tra punk stile anarchy in the UK e giri melodici depressi molto dark.
- Bene, mi piace. - Tim sembrava eccitato. - quindi saremo degli scheletri? Sai truccarci? -
- Certo! Non ci vuole niente di speciale, soltanto una felpa scura e dei pantaloni neri, io penserò al trucco. - ci assicurò Jimmy prima di sollevarsi dal divano e dirigersi velocemente alla porta. - Beh, Zieg? Tu che ne pensi? -
Mi sembrò un'idea sensata, inoltre personalmente non ne avevo di migliori. - Ci sto. Allora ci vediamo un po' prima? -
- Sicuro. - garantì Jimmy, poi ci salutò e qualche minuto dopo andai via anch'io.
Tim era euforico e terrorizzato allo stesso tempo ed io non riuscivo più a stare dietro ai suoi discorsi deliranti, inoltre non ero mai stato particolarmente abile nel gestire l'ansia. Non mi ero mai esibito in pubblico proprio per quella ragione, non riuscivo a mantenere la calma, eppure quella volta avrei dovuto azzardare. Avevo preso un impegno con i ragazzi e intendevo mantenere la mia promessa.Una volta tornato a casa Larssen mi ritrovai in una situazione piuttosto bizzarra. Il salotto era pieno zeppo di roba che sembrava appartenere come minimo ad un paio di secoli precedenti.
La prima cosa che notai fu un enorme vestito da donna. Era talmente grosso e baldanzoso da occupare l'intero divano, un attimo dopo lasciai scorrere lo sguardo lungo la poltrona, occupata da due camicie bianche, anch'esse completamente fuori moda. Erano ornate di balze, con maniche ampissime e un colletto di pizzo davvero imbarazzante.
- Dove diavolo sono finito? - sussurrai, attirando adesso l'attenzione di un Dimitrij altrettanto confuso. Stava osservando quello spettacolo inquietante ad occhi sgranati.
- Stavate per occupare la Bastiglia ed io non ne sapevo niente? - presi tra le mani un cappello dalla visiera larga, era di camoscio o qualcosa di simile, ma la componente che mi atterriva più di ogni altra cosa era la piuma azzurra piazzata proprio al centro, in cima.
- Non va bene. Qui ci deve essere lo zampino di Micah, non può essere altrimenti. - sussurrò il mio amico, poi entrambi ci voltammo verso le scale, attirati da un rumore di passi che si avvicinava.
Era lui, il nostro padrone di casa, nonché la mente dietro quel teatrino che ci era appena stato presentato.
Quando lo vidi rimasi a bocca aperta, era davvero come pensavo allora.
Micah indossava una camicia identica a quelle abbandonate sulla poltrona, completava il tutto con un paio di pantaloni marroncini molto ampi infilati in un paio di stivali dello stesso colore e materiale del cappello. Poi si portò una mano alla vita, legata alla cintura aveva una sorta di fioretto che tirò fuori un attimo dopo, puntandocelo contro con un gesto elegante.
- Chi osa disturbare la casa del prode Athos, il più saggio dei tre moschettieri? Chi sei tu, vile cane? - mi urlò contro dopo aver fatto svolazzare qui e lì il lungo mantello nero che aveva appena legato al collo.
Era andato, fuori come un balcone, probabilmente aveva perfino bevuto o fumato a giudicare dal suo temperamento folle.
- Micah ... ti prego, non dirmi che quelli sono per me ed Ezra ... - Dimitrij era avvilito, sapevo che non avrei dovuto ridere ma non potevo farcela, non in quella situazione.
- Micah? Micah? Chi è costui? E' forse un birbante? Presto, fido Porthos, impugna la tua spada e aiutami nell'intento di difendere i nostri possedimenti dal nemico. - recitò saltellando da una parte all'altra della stanza.
- Sei tu Porthos, se non l'hai capito. - feci notare a Dimitrij e di rimando mi guadagnai un'occhiataccia.
- Cos'ho fatto di male per meritare questo? Prima l'aneurisma, adesso il travestimento. Credevo che la vita fosse fatta di alti e bassi, com'è che con me è diverso? - ma non fece altre storie, si limitò ad appropriarsi dei suoi vestiti di scena e salire su, probabilmente a maledire Micah.
Quello rise, soddisfatto, poi si sedette rumorosamente sul divano dopo aver scostato il vestito da donna.
- A proposito, quello di chi è? - chiesi, curioso.
- Una nostra amica, tu ancora non la conosci. Piuttosto, non è che ci hai ripensato? C'è pur sempre un posto vacante da D'Artagnan nella nostra compagnia di spadaccini in barba! - gli occhi luminosi di Micah cercavano i miei.
Era impazzito del tutto. - Non esiste, Athos, mi dispiace. Scommetto che farete un'ottima figura anche senza il sottoscritto. - biascicai, adesso ancora una volta nel panico più totale.
Il momento goliardico era terminato purtroppo, era bastato poco per far tornare i dubbi e le ansie che mi accompagnavano da ormai qualche giorno a quella parte. Era un fottuto casino vivere nella mia testa ... un continuo susseguirsi di paure e paranoie senza sosta.
- Ehi ... -
La voce di Ezra mi riportò alla realtà. Mi stava davanti e sembrava incazzato almeno quanto Dimitrij per il travestimento che Micah aveva scelto per loro quella sera, eppure anche lui indossava gli stessi vestiti antiquati, forse non aveva trovato il coraggio di smorzare l'entusiasmo del suo amico, pensai.
- Ehi, come va? -
Ezra rise in modo beffardo. - E lo chiedi pure? Indosso una fottuta camicia a balze. - disse, facendoci ridere tutti e due - e a te? Non ti vedo messo bene. -
- Già ... ho una tensione che non so spiegarvi - dovetti ammettere. Ancora una volta venni pervaso da un dolore atroce allo stomaco, come quando il professor Pierce passava la penna su e giù lungo il registro, a caccia di una nuova vittima da interrogare, o meglio, torturare. Quel pensiero mi fece stare ancora peggio, se possibile.
- Mi stai diventando pallido, Zieg, sicuro di farcela sul palco? - chiese Micah, stava sghignazzando piano. - Lascia che ti dia un regalino di incoraggiamento ... - poi lo vidi allungare la mano verso di me. Teneva uno spinello tra l'indice e il medio. - Ecco la medicina che potrebbe fare per te. Un po' di relax prima del grande debutto non ha mai fatto male a nessuno ... - la sua voce era bassa, suadente, in qualche modo.
Avevo promesso a me stesso che non avrei più fumato dopo quelle serate folli alla casa sul lago dello zio, ma quella era una situazione disperata. Non sapevo neppure se le gambe mi avrebbero retto o se sarei finito dritto a terra durante il mio assolo.
Alla fine lo accettai, ma feci di tutto per non osservare la reazione di Micah, sapevo che in quel momento doveva essere parecchio soddisfatto del suo operato e della mia conseguente resa.
- Syd? Verrà a sentirti? -
Quella era un'altra enorme fonte di stress. - Lui è al 154 ... ha un fottuto match. - ammisi, a denti stretti. - comunque Vince mi terrà costantemente aggiornato, me l'ha promesso. -
Era una magra consolazione quella, eppure non potevo fare altro. Syd aveva le sue passioni che, per quanto assurde mi sembrassero, facevano comunque parte della sua vita. Chi ero io per ostacolarlo?
- Bel colpo, Deveroe. Quel Vince ti deve sicuramente più di un favore. - disse Ezra che stava litigando con i bottoni della sua camicia, sotto lo sguardo divertito di Micah.
- E poi andrà tutto bene! - continuò l'altro, mi passò l'accendino e attese. - Dai, facciamoci un tiro. -
Era tardi, entro breve avrei dovuto incontrare ancora una volta i miei compagni di band, Jimmy ci avrebbe messo un po' di tempo per sistemarci tutti e tre, inoltre dovevamo presentarci a scuola un po' prima degli altri, giusto per fare qualche prova.
Lo stomaco tornò a torcersi dolorosamente, tanto che alla fine accesi lo spinello e ne aspirai una grossa boccata.
- Verremo a sostenerti, Zieg. - mi assicurò Ezra.
- Vi ringrazio, ragazzi ... -
- Beh, se questo non basta dovresti prendere seriamente in considerazione la possibilità di immaginare la gente in mutande, sai com'è che dicono ... anche se non ho mai capito perché dovrebbe aiutarti a non perdere le staffe e a dare di matto durante il tuo spettacolo, insomma ... chi è che considera divertente la gente in mutante? Non io! -
Fu così che iniziai a rilassarmi, perso tra gli sproloqui deliranti di Micah.

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THOSE BAD ANGELS
General FictionLontano dalle luci e dal chiasso della città più bella e trasgressiva della California, Los Angeles, sorge Woodland Hills. In questa cittadina, tra la monotonia della routine quotidiana e qualche avvenimento non degno di nota, quattro ragazzi sono i...