"Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemoreorba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta, muta pensando all'ultima ora dell'uom fatale." ALESSANDRO MANZONI
MICAH
Mia madre era letteralmente fuori di testa per l'arrivo dei nonni che sarebbe avvenuto tra poco meno di trenta minuti, i due vecchi avevano deciso di trascorrere le feste natalizie con la loro famiglia che, sfortunatamente, includeva anche me.
- Mamma, verrà anche papà, è così? - Carl si distrasse un attimo dal suo spartito, i suoi occhi così simili a quelli di Jack cercavano un cenno di assenso in quelli di mia madre.
- Tesoro, ti ho già detto che andremo noi a trovarlo ... - disse quella, mentre rassettava per l'ennesima volta i cuscini del divano e controllava che tutto fosse apposto in cucina.
- Così mi pianterete a casa con i vecchi bacucchi, non vedo l'ora di lanciarmi in eccitanti sfide a ramino ... allettante. - gli dissi di rimando, lanciandole una lunga occhiata piena di rancore.
Mia madre scattò subito. - Cos'altro potrei fare? - poi abbassò la voce. - Carl è troppo piccolo, vuole trascorrere il natale con la sua famiglia, capisco che tu e Jack preferireste non incontrarvi, così ceneremo divisi. Non c'è altra soluzione sinceramente. -
- Certo, continua a relegare il tuo figlio depravato ai margini della società, vuoi costruire un labirinto o chiudermi in una botola in cantina tanto per precauzione? -
Carl continuava a suonare quel maledetto piano, la solita melodia allegra e terribilmente irritante, quella ballata mi stava uccidendo. - Perché diavolo non sei nato mozzo, stronzetto? -
Quello mi fissò a bocca aperta, ma almeno smise di suonare. - Mamma? Micah dice cose cattive. -
Lo guardai, sghignazzando appena. - E dovresti proprio vedere quello che è capace di fare quando le parole non bastano ... -
Carl rimase in silenzio, aveva afferrato la minaccia neanche tanto velata, così mi preparai velocemente, scegliendo il maglione che nonna aveva sferruzzato per me il natale passato, giusto per farle sganciare qualche soldo in più per il suo adorato nipotino che gradiva un sacco i regali di merda che mi propinava ogni santissimo anno. La renna stampata sul davanti sembrava fissarmi dal riflesso dello specchio con i suoi grandi occhi allucinati.
- Fottuta renna che si fa di crack hai capito tutto dalla vita. - biascicai, mentre digitavo il numero del mio vicino e aspettavo che rispondesse.
Il colore del maglione non era poi così male, pensai, quanto meno se mi fossi vomitato la cena addosso non si sarebbe notata troppo la differenza tra prima e dopo.
- Ehi, tantissimi auguri, brutto idiota. - mi salutò quello non appena prese il telefono.
- Auguri di cosa? - chiesi, confuso.
- Di Natale ovviamente. - sentii il tono titubante di Ezra farsi largo nelle sue parole.
- Non vedo che cazzo c'entriamo noi con gli auguri di natale. Dovresti farli a Gesù se proprio ti senti in vena, è il suo compleanno, dopotutto. -
- Sei già fatto? - non mi fece neanche finire di parlare.
- Si sente così tanto? E' che mi aspetta una serata all'insegna di vecchi che puzzano di cavolo e chiacchiere riguardo il mio futuro, non è proprio il massimo. -
Ezra fischiò. Sembrava colpito. - Oh, quanto mi dispiace. Si direbbe che io sia l'unico a spassarsela come si deve allora. I miei sono ad una cena di beneficenza con gli altri ricconi della città, quindi hanno mollato me ed Ariette qui a casa, insieme ... -
Risi forte. - Ok, ok non aggiungere altro. Ho afferrato. Attento, ho saputo che potrebbe venir fuori un bambino con tre teste e cinque gambe. -
A quel punto mi presi tutti i simpatici appellativi che Ezra mi urlò al telefono, dopotutto li avevo meritati. Un attimo dopo sentii il campanello suonare, indice che i due rompipalle erano appena arrivati.
- Bene, devo lasciarti adesso. I bacucchi sono qui. Allora ci sentiamo stasera. - dissi con tono svogliato.
- Sì, magari ti chiamo per il dolce, ok? -
- Perfetto. -
Staccai la chiamata e nello stesso istante venni raggiunto dall'urlo di mia madre che mi invitava a scendere per salutare i nonni.
Feci un respiro profondo e mi misi in marcia, trascinando i piedi ma costringendomi a camminare fino a quando non mi parai davanti ai due vecchiardi che di rimando mi strinsero stretto a loro.
- Il mio tesoro, quanto sei cresciuto? -
La nonna mi bloccò la faccia tra le sue mani raggrinzite, poi mi piazzò due baci bavosi sulle guance, sporcandomi di quel suo odioso rossetto di un rosa tendente all'arancio.
- E lascialo un po' anche a me, Magda, lo stai strozzando. - nonno Joseph mi allungò una mano, poi la strinse nella mia, sorridendo appena.
- Nonno, ti trovo bene. -
Ed era vero. Aveva sempre avuto un fisico atletico, dovuto, in gran parte, alla carriera da nuotatore professionista che aveva avuto duranti i suoi anni d'oro; nonostante l'età continuava a mantenersi davvero bene.
- Ti sei allungato. Ci vai ancora a nuoto? - mi chiese, socchiudendo gli occhi.
- Beh, veramente da quando sono qui ho un po' allentato. -
- Eppure mi pare di aver visto una bella piscina comunale venendo qui. -
Almeno ci vedi ancora, vecchio impiccione, avrei voluto aggiungere, ma non ero così fatto da dare i numeri, per fortuna.
Carl se la cavava sempre molto meglio di me, riusciva ad essere genuinamente felice, cosa che a me non veniva spontanea neppure a sei anni. Lo vidi salire sulle spalle di Joseph, poi sopportare i baci bavosi di nonna Magda senza neppure tentare di asciugarsi dopo. Mmm, forse era davvero lui la primadonna di casa, pensai.
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THOSE BAD ANGELS
Ficción GeneralLontano dalle luci e dal chiasso della città più bella e trasgressiva della California, Los Angeles, sorge Woodland Hills. In questa cittadina, tra la monotonia della routine quotidiana e qualche avvenimento non degno di nota, quattro ragazzi sono i...