Capitolo 5

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" Un po' di sincerità è pericolosa, ma molta è assolutamente fatale.

OSCAR WILDE


MICAH

Stavo facendo merenda con i cereali quel pomeriggio. I miei piedi non toccavano terra ed io continuavo a muoverli, tutto preso dai cartoni che passavano in tv. Poi la faccia di Spongebob scomparve, sostituita dal viso di un uomo, un giornalista che parlava concitatamente. Dietro le sue spalle la sede del governo francese rumoreggiava di gente, sirene della polizia e dell'ambulanza illuminavano i suoi capelli di un biondo scuro, mentre una donna con i vestiti a brandelli e le lacrime agli occhi veniva trascinata a forza fuori dall'occhio della telecamera. Rimasi con il cucchiaio ad un centimetro dalla mia bocca, confuso. Poi vidi qualcuno che non mi sarei mai aspettato di vedere ... una foto gigante di papà apparve nel bel mezzo dello schermo. William Blaine, recitava la dicitura lampeggiante antistante la sua faccia, morto in un conflitto a fuoco l'attentatore al Palazzo del Lussemburgo nel sesto arrondissement di Parigi.
- Papà? -
Il rumore delle sirene era ovunque, la finestra venne illuminata dalle luci intermittenti blu, mentre mia madre correva giù dalle scale, senza fiato e con le lacrime agli occhi.
- Spegnila, Micah! -
- Mamma ... c'è papà in tv ... - dissi, con lo sguardo fisso sullo schermo, dove il giornalista continuava a parlare.
- Ho detto di spegnere subito. - vidi la mano tremante di mia madre coprirmi gli occhi, poi il buio calò.
Le auto della polizia si erano fermate sul nostro vialetto, rumori alla porta, poi voci di uomini che ci intimavano che sarebbero entrati, facendo irruzione. Mia madre urlò mentre due uomini mi prendevano di peso.
- Mamma! - ero in lacrime adesso, la presa dei poliziotti era così stretta che non sarei riuscito a liberarmi neppure scalciando.
- M-io figlio, non toccate mio figlio ... vi prego, lasciatelo tenere a me. N-noi vi seguiremo ... -
La ciotola dei cereali cadde a terra, provocando un fragore assurdo, mille cocci volarono sul pavimento della cucina ... qualcosa si era rotto. Per sempre.

Mi svegliai, completamente madido di sudore e mi portai una mano sul volto. Gli incubi erano tornati, com'era prevedibile poi. Ero stato svegliato da un incredibile baccano, proprio sotto la finestra della mia stanza. Mi alzai, ancora mezzo tremante, per incontrare lo sguardo di tre tipi sconosciuti, stavano trasportando un grosso tavolo da pic nic. Un catering? Chi diavolo aveva chiamato il catering? Decisi che non mi importava più di tanto, come tutto il resto delle cose che avvenivano intorno a me. Il telefono suonava in cucina e quei rumori mi stavano dando alla testa, così decisi di rilassarmi prendendo uno spinello dalla mia scorta personale, quella sopravvissuta all'assalto in stanza da parte di Jack, l'accesi e inspirai una bella boccata che mi fece sentire subito meglio. Oh, le droghe ... erano un toccasana per una mente stanca e provata come la mia.
Peccato che la pace durò poco.
Jack entrò come una furia nella mia stanza, seguito qualche passo dietro da mia madre, bianca come un cencio.
- Che diavolo hai combinato? - iniziò quello, vestito di tutto punto, notai.
- Mm? - commentai, ancora mezzo rincoglionito dal sonno.
- Non c'è niente che devi dirci? - continuò, con i pugni stretti dalla rabbia.
- Che questa stanza non è un bordello? -tentai, portandomi addosso le occhiatacce di quei due. -
- Non parlarci così! - Jack mi venne incontro e in un nanosecondo mi ritrovai senza sigaretta. La spense con violenza contro la scrivania. - E non fumare questa roba! -
- Non mi aggrada per niente la gente maleducata, Jack ... adesso tu te ne vai a fare le tue cose prima che qualcuno qui si faccia male sul serio ... -
Forse stavo per beccarmi un pugno sul serio quella volta, forse soltanto le parole di mia madre gli impedirono di colpirmi.
- Jack, calmati e vattene ... parlo io con lui. -
- Tuo figlio è completamente pazzo, Nicole! Ci vuole disciplina in questa casa, non capisci? Manca completamente di educazione! -
- Tu mancherai di molte cose se non ti togli dalle palle immediatamente, Jack. - sussurrai, con la mente così lucida che mi preoccupai. Da lucido agivo male, lo sapevo.
- E adesso tuo figlio mi minaccia! Dove andremo a finire? - Mia madre gli fu vicino e lo indirizzò verso la porta ... Jack stava tremando di rabbia e io non potevo fare a meno di goderne. - Porta questo stronzo da un buon psicologo, Nicole ... tuo figlio non è guarito neanche lontanamente. E' la copia sputata di quel degenerato di Blaine. -
La calma piatta venne meno, improvvisamente mi ritrovai con le mani strette intorno al bavero di quel bastardo, mentre lo trascinavo con forza contro il muro, sollevandolo da terra con la sola forza della mia violenza.
- Micah! Dio Santo, Micah, fermati! - mia madre si aggrappò a me in un inutile tentativo di scostarmi da lui.
Guardai quel bastardo nelle palle dei suoi ipocriti occhi azzurri. - Non resterà niente di te, Jack. Solo concime per le piante. - sussurrai ad un centimetro dal suo volto, adesso pallido. - Mi hai sentito? Sei la merda che concima le piante, Jack. Ed è tutta questione di tempo, mi senti? -
- Micah! Lascialo subito! -
Le mani mi facevano male, e toccarlo mi faceva venire la nausea. Lo lasciai scivolare contro la parete, ma non smisi di trafiggerlo con il mio sguardo. Quella non era una minaccia, quanto una promessa. E Jack se ne sarebbe accorto presto.
Mia madre era in lacrime, si avvicinò a lui per aiutarlo, ma in cambio ricevette uno sguardo che non avevo mai visto comparire sul volto di Jack. Ci odiava, ci odiava tutti. Uscì da lì senza dire altro, sbattendosi la porta dietro come il migliore dei teenagers.
- Micah ... -
- Che succede qui fuori? Stiamo aspettando l'arrivo del Presidente degli Stati Uniti, forse? -
- E' la festa di compleanno di Jack, tesoro ... -
- Wow, grandioso. Un anno in meno lo separa dalla morte, c'è proprio da festeggiare. - dissi in un sussurro.
Mia madre ormai non provava neppure a zittirmi. - Senti, so che voi due non andate d'accordo ... -
Andare d'accordo. Certo, noi due non andavamo semplicemente d'accordo, era così che anche a me piaceva definire la nostra relazione.
- ... ma ti prego, soltanto per oggi ... fingi che vada tutto bene. Non ti chiedo molto, anzi non ti chiedo proprio nulla. C'è il figlio dei Meyer, sta' un po' con lui ... cerca di goderti la serata ... -
- Certo, mamma. Sono una persona ragionevole io, lo sai. - le dissi con un sorriso che mi si formava sulle labbra.
- Ci saranno i suoi amici, gente che ha un certo peso nella società ... vorrei soltanto che si evitassero spettacoli del genere, Micah. Puoi farlo?-
- Certo che posso, mamma. -
Posso, ma non vedo perché dovrei farlo, mamma. Ecco cosa avrei voluto dire, ma tacqui.
- E poi, ti prego, cerca di rigare dritto a scuola. Abbiamo appena ricevuto una telefonata da parte del Preside ... il signor Walz dice che hai saltato delle lezioni di recupero obbligatorie nel pomeriggio. Ti prego, Micah, te lo dico con il cuore in mano ... fa' il tuo dovere per questa famiglia. -
- Quale famiglia? -
Poi lasciai mia madre lì, immobile, con lo sguardo fisso nel punto in cui c'ero stato io fino ad un attimo fa.

THOSE BAD ANGELSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora