Capitolo 34

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"L'amore deluso nel suo eccesso, e soprattutto l'amore ingannato dalla fatalità della morte, non ha altro esito che il suicidio."  Michel Foucault 

MICAH


La luce trapelava appena dalle tende tirate, ed io la fissavo ormai da molto tempo, non avevo voluto svegliare Ezra però, in qualche modo mi stavo godendo quella mattinata di quiete prima che il ritorno a scuola avesse potuto distruggere ogni cosa.
Era il nostro ultimo giorno di vacanza quello e probabilmente lui aveva molti problemi da risolvere.
- Pensieroso sin dalle prime ore del mattino? - Ezra si stiracchiò appena, i suoi grandi occhi azzurri erano fissi sul mio viso, ad indagare.
- Mi preoccupo per te, Romeo. Ieri non ho fatto domande, ero un po' preso da altro, ma adesso ... che hai combinato? -
Ezra sorrise, sembrava tutto sommato tranquillo. - Dimmi, quand'è che hanno iniziato ad invertirsi i ruoli tra noi due? -
Sospirai. - Da quando sei tu quello che fa incazzare suo padre? Sapeva già tutto ieri notte, non è così? -
- Ovviamente, sarà andata a piagnucolare dai suoi genitori come in tutte quelle occasioni in cui la viziata Caroline non riesce a risolvere una situazione. -
- Cristo ... gran bella roba. - commentai, incapace di aggiungere altro.
- Ho soltanto detto a Charles quello che avrei dovuto dirgli almeno cinque anni fa. Lui non ha nessun diritto di intromettersi nella mia vita. -
Lo sguardo di Ezra era risoluto, anni luce lontano dall'Ezra che ricordavo quando mi ero trasferito da qualche giorno. Un ragazzo schivo, incatenato al ruolo che la società aveva scelto per lui, una macchina che avrebbe eseguito qualsiasi ordine che provenisse dal padre, anche se sotto ... l'odio bruciava e minacciava di divampare. Com'era poi successo.
- Sei stato tu, sai? -
- Come? -
- Il nuovo arrivato da New York, quello sprezzante verso qualsiasi tipo di costrizione, all'inizio pensavo fosse tutta una maschera, ma poi ho capito che, invece, quello eri proprio tu. Ho imparato da te. -
- Era destino che ci incontrassimo allora! Era scritto nelle stelle! - scherzai, beccandomi un calcio da parte di Ezra. Risi piano. - Magari qualcuno ha un piano più grande per noi. Siamo così pieni di odio e di capacità smisurate ... non credi che sarebbe un peccato non farne uso? -
Ezra mi fissava attentamente. - Di cosa stai parlando? - era interessato.
- Mmm, non lo so ancora ... credo di essere in attesa dell'illuminazione. -
O forse l'avevo già avuta, ma non era ancora il momento di condividerlo con nessuno, neppure con lui, perché forse ammetterlo ad alta voce, davanti ad un altro essere umano, avrebbe reso tutto terribilmente definitivo.
Ezra stava per dire qualcosa, ma il campanello suonò insistentemente, interrompendoci.
Sbuffai. - Aspetti visite? - mi chiese quello, mentre si rivestiva con calma.
- Io? Sei tu quello scappato di casa, ti ricordo. -
Ridemmo un po', alla fine mi decisi a scendere, anche se il mio aspetto non era dei migliori.
Aprii la porta, pronto a scacciare dal mio vialetto qualsiasi venditore porta a porta, quando mi ritrovai davanti lei.
Liv se ne stava lì, imbarazzata, la mano contro il citofono. Era bella, con i capelli sollevati a lasciare libero il suo viso pieno.
- Che ci fai qui? - sì, ancora una volta mi chiesi che ruolo fosse stato destinato a me quel giorno, ma le cose sembravano essersi ribaltate a casa Larssen.
- Ehi ... Stavi dormendo? Non volevo disturbare, ma non rispondevi alle chiamate. - si giustificò lei.
- I-io ... - avevo ancora un cellulare? Non lo vedevo dal pomeriggio prima. - Beh, non disturbi. E' successo qualcosa? Non capisco davvero. -
Liv a casa mia? Dopo la rabbia di Pierce al vederci insieme alla sfilata?
- Lui lo sa che sei qui? - ovviamente la mia domanda era superflua.
- No, mio padre è fuori città ... è partito per Boston, mia zia non sta bene. -
- Oh. Quindi sei da sola? -
- Sì, ma non potrei uscire di casa a parte per andare a scuola. C'è la vicina che fa la ronda di tanto in tanto, quindi devo tornare subito. Però mi chiedevo se volessi venire a trovarmi ... -
Liv era imbarazzata, forse non potevo capire il suo stato d'animo, visto che l'imbarazzo non mi era mai appartenuto, ma sapevo che non doveva essere facile per lei rivolgersi a me, soprattutto quando non era chiaro che rapporto avessimo in quel momento della nostra vita.
- Certo, passo da te. Il tempo di una doccia e sono da te. -
- Però fai piano ... Evita di lasciare la macchina nel mio vialetto o vicino casa se puoi ... -
Quel bastardo di Pierce! - Ma cazzo, l'ha capito che siamo nel duemila e quattordici? Qual è il suo problema? - erano tanti e numerosi, a quel punto cercai di trattenermi nel notare l'espressione desolata sul viso di Liv.
Mi voltò le spalle. - Ci vediamo dopo. -
- Sì. - la assicurai, chiudendo la porta dietro.
Ezra era davanti a me, completamente sveglio adesso. Mi fissava come se avesse avuto mille cose da dire, ma tacque come spesso faceva.
- Facciamo colazione? - mi diressi in cucina, ma lui non mi seguì.
- Ho sentito prima ... dovresti andare subito, ha bisogno di te. -
Sbuffai. - Che ti prende? Cos'è quel tono? - l'avevo sentito, ok, il mio amico con benefici era terribilmente possessivo. Prerogativa dei Meyer, di certo.
- Nulla, io tanto devo tornare a casa ... cioè dovrò farlo prima o poi. - era rimasto impalato in salotto. Tornai indietro.
- Senti, io devo andare da lei, ma tu puoi rimanere qui quanto ti pare e piace, mia madre sta facendo il giro delle sale da ricevimenti a caccia del luogo adatto per il suo matrimonio da favola, non tornerà qui ... non prima di cena ed io sarò già rincasato per allora. -
Ezra scosse la testa. - Vado, Micah. Grazie di tutto, davvero. -
Feci spallucce. - Ok, come preferisci. Fatti sentire, io vedrò di trovare il mio cellulare. -
Quello fece per dirigersi verso la porta, ma io lo bloccai. Sentii il legno freddo contro le spalle scoperte, lo attirai a me, intrappolandolo in un bacio lungo e coinvolgente.
Ezra cedette ed io ne approfittai per approfondire quel contatto.
Quando ci staccammo lo lasciai passare, non sapevo a cosa ci avrebbe portato quella situazione, ma non poteva essere niente di negativo. Era semplicemente quello che doveva essere.

THOSE BAD ANGELSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora