Capitolo 78

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"Chi persegue l'eternità raccoglie solitudine." Muriel Berbery


ZIEG


Ero sveglio ormai da un pezzo, in attesa di postumi che non sarebbero mai arrivati. Avevo raggiunto il limite, perfino io, astemio fino a pochi mesi fa, conoscevo il mio limite adesso. Non sarebbe stato semplice prendere una sbornia da ora in poi, beh ... e anche se lo fosse stato, non avrei avuto più tempo. Mentalmente contai i giorni che ci separavano dalla fine.
Erano cinque. Meno di una settimana. Quanto in fretta sarebbero potuti passare? Non importava poi molto, presto ogni cosa avrebbe avuto la giusta fine, nel bene o nel male tutto avrebbe avuto senso. Niente più disperazione, niente più senso di colpa, niente più rivedere il suo viso in ogni cosa. Sarei stato libero.

- Sei sveglio? -
La voce assonnata di Dimitrij proveniva dall'altra parte della stanza, non avevo immaginato che anche lui avesse avuto problemi a dormire.

- Sì, mi sono mosso troppo? Non volevo svegliarti così presto ... -
Dimitrij si sollevò a mezzo letto, sembrava tutt'altro che appena sveglio. - No, figurati ... da un po' di tempo a questa parte dormo lo stretto necessario per riposarmi. Sai, suppongo sia dovuto al progetto finale ... insomma, avremo un sacco di tempo per riposare in futuro, no? -
Annuii con una strana sensazione al petto. - Cinque giorni. - dirlo a voce alta lo rese ancora più reale.
- Cinque giorni e poi sarà tutto finito. - rincarò la dose Dimitrij, adesso con lo sguardo in alto, sul ventilatore appeso al soffitto sulle nostre teste. - non avrei mai immaginato di andar via così, Zieg. Un aneurisma non l'avevo previsto ... come si suol dire, è stata la sorpresa più grossa che la vita mi abbia mai riservato. -
C'era amarezza nella sua voce, una delusione profonda e incontrastabile.
- Ha disatteso alle sue promesse ... dovrei essere furioso con lei, ha decisamente disatteso alle sue fottute promesse. Guardaci, ha lasciato in ginocchio ognuno di noi, chi in un modo, chi nell'altro. - continuò scuotendo la testa.
- Senti, Dim ... - cercai di trovare le parole giuste, ma tirarle fuori in modo semplice era quasi impossibile per me, non in quel momento almeno. - credo di invidiarti, in fin dei conti, sai? - lo vidi sgranare gli occhi, ma non gli permisi di interrompermi. - sì, sembra assurdo, no? Invidiare un ragazzo con un aneurisma suona davvero sbagliato, lo so ... ma tu ... nonostante tutto, hai lei. Alice è viva, in salute, ti sta aspettando da una vita e lo so che la tua malattia rende tutto più complicato, ma andare via sapendo che lei è ancora qui e vivrà a lungo ... -
Le parole morirono dentro di me, mi sentii ancora una volta in un baratro nero, neppure uno spiraglio di luce avrebbe potuto illuminare il luogo in cui mi trovavo segregato. Non c'era via di scampo, non più per me.

Sono un mostro, è così? Dovrei essere sollevato, hai ragione. Però, come puoi provare qualcosa di buono quando qualcuno ha già deciso per te il tuo stesso destino? Potrei vivere con lei questo sogno d'amore del tutto utopistico, potremmo girare il mondo, condividere ricordi fantastici e poi ... di punto in bianco ... una bella sera o una bella mattina lo sentirei farsi avanti, un dolore lancinante che non vorresti mai provare in vita tua ... e poi il buio. La morte. E lei lì, da sola, con il mio cadavere tra le braccia, con tutta una vita davanti del tutto rovinata ... -


Mi sentii gelare il sangue, era quello che Syd aveva fatto con me, io ero Alice, Alice era me. Nel profondo del mio cuore capii le ragioni di Dimitrij, nessuno dovrebbe passare ciò che stavo passando io. Neppure l'essere più vile di questa terra.
- Non le dirai nulla? Neanche alla fine? -
Dimitrij scosse la testa, amareggiato. - Non lo so, Zieg, non lo so ... dovrei scrivere una lettera a mia madre, lasciarle la grana ... non ho idea di ciò che farò con Alice. -


Mi alzai a metà letto, non riuscii ad aggiungere altro. Non eravamo tutti sulla stessa barca, in fin dei conti? Controllai il cellulare, erano appena le otto del mattino ed io non avevo alcuna voglia di rimanere lì, rintanato in quella stanza buia e mezza fatiscente per molto tempo ancora.
Così mi diressi nel piccolo bagno comunicante e mi sciacquai velocemente sotto il getto intermittente della doccia, alla fine ne uscì rinfrescato.
La stanza stava cominciando ad animarsi, sentii Micah ridere forte dall'altra parte della parete, a quanto pare lui ed Ezra erano venuti a svegliarci, stavo per uscire quando il mio cellulare prese a suonare.
Osservai il display ed il mio cuore si strinse immediatamente. Era mia sorella.
L'avevo evitata per settimane, parlando attraverso mio zio, anche lei doveva aver saputo di Syd e di come avevo reagito dopo, sapevo che lo zio aveva cercato in ogni modo di tenerla lontana da Woodland minimizzando la situazione, eppure aveva dovuto intuire.
Non potevo fuggire ancora a lungo, dovevo affrontarla, parlarle, perché forse quella sarebbe stata l'ultima chiacchierata della nostra vita.
Afferrai il cellulare e lo portai all'orecchio dopo aver premuto il tasto verde.
- Pronto? -
- Era ora! Credevo che stessi ancora dormendo! Allora? Com'è la vita a L.A.? -
- Divertente, qui è tutto ... assurdo. - dissi, cercando di nascondere l'agitazione nella voce. - hai sentito lo zio? -
- Sì! Non potevo crederci quando mi ha detto che eri partito con i tuoi amici. - a questo punto si interruppe in attimo, forse in imbarazzato. - ovviamente ne sono felice ... Quando finisci la scuola puoi sempre venirmi a trovare, sai? Posso prendere delle ferie da lavoro, ti porterò ovunque vorrai! -
Presi una boccata d'aria, i suoi tentativi erano davvero commoventi. Avrei voluto salutarla a dovere, stringerla a me, ma era tempo di andare, non mi sarei mai lasciato sfuggire l'opportunità di andar via con i ragazzi. Non avrei mai potuto.
- Certo, verrò senz'altro. -
- Bene! Allora non prendere impegni per quest'estate, ok? E' quello che meriti ... -
Non sarei riuscito ad andare avanti in quel modo per molto tempo ormai, cercai di trattenere le lacrime, non dovevo mostrare nulla, non potevo permettermelo.
- Meg, adesso devo proprio andare ... i ragazzi mi stanno chiamando ... - sussurrai, con il capo contro le mattonelle fredde del bagno.
- Certo, scusami se ti ho trattenuto! Ti lascio andare. -
Un attimo di silenzio, carico di emozione e pretese.
- Ti voglio bene, Meg. - dovevo dirlo, era necessario, anche se fosse suonato male o singolare, dovevo farlo adesso.
- Anch'io, tesoro. Promettimi che starai bene. -
Sarebbe successo davvero presto. Non fu difficile promettere.
- Starò benissimo, Meg. -
Chiusi la chiamata nel momento stesso in cui Micah iniziò a battere furiosamente con i pugni contro la porta.
- Che diavolo stai facendo lì dentro, Deveroe? C'è qualcuno qui fuori che si sta pisciando addosso! -

THOSE BAD ANGELSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora