Capitolo 46

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  "Non accade nulla, nessuno arriva, nessuno se ne va, è terribile!" SAMUEL BECKETT

ZIEG

Jimmy si fermò improvvisamente, posò le bacchette e mi fissò con sguardo interrogativo. - Zieg, sei con noi? -
No, non lo ero neanche un po'. Posai il cellulare ma il danno era fatto, non riuscivo a concentrarmi affatto, la preoccupazione per ciò che stava succedendo ai ragazzi era impossibile da mandar via. Non avrei dovuto neppure accettare di prendere parte alle prove quel pomeriggio.
- Scusate, ragazzi. Ho la testa altrove in questo momento ... -
- Ce ne siamo accorti. Fa nulla, in fin dei conti se la scuola fosse stata agibile non avremmo neanche avuto il tempo per provare, quindi non importa. - Tim provò a giustificarmi, ma mi sentivo comunque una merda.
- Scusate se vi ho fatto perdere del tempo ... - riposi la chitarra nella custodia, ero un fallimento su tutti i fronti in quel periodo. - Vi va bene se ci vediamo direttamente domani alla festa?
- Certo, vai pure. Noi proviamo qualche riff ... - rispose quello, sembrava tranquillo quanto meno.
Salutai i ragazzi, poi uscii dal garage e mi diressi velocemente in auto, indeciso sul da farsi a quel punto della giornata. Dimitrij era impegnato a trafficare, Ezra continuava a non rispondere e Micah ... lui sembrava svanito nel nulla definitivamente.
Così mi ritrovai a comporre il numero di Vince in un gesto che mi stupii parecchio. Da quando in qua mi sentivo così a mio agio accanto a lui?
- Pronto? - la sua voce era impastata, tipica di chi era appena stato svegliato.
- Ehi, non dirmi che stavi dormendo! -
Lo sentii ridere piano - Ho fatto nottata ieri, non giudicarmi. Era la mia sera libera! Si nota così tanto? -
- Parecchio. Beh, scusami ... non credevo stessi ancora dormendo ... -
- Fa nulla, è ora di reagire alla vita. Caffè? - propose, sembrava perfino più sveglio adesso.
- Perfetto. Ci vediamo al solito posto? -
Vince confermò e così guidai lentamente verso il luogo di incontro, il solito bar sotto casa sua. Era una bella mattinata a Woodland, niente sembrava presagire le sofferenze che tutti noi dovevamo sopportare. Mi chiesi cosa sarebbe successo se Micah avesse davvero deciso di andar via per sempre. Io e Dimitrij saremmo sopravvissuti, ma Ezra?
Parcheggiai, sovrappensiero, poi mi diressi verso il locale e data la bella giornata decisi di sedere fuori, in uno dei tavolinetti coperti. C'era parecchia gente in giro, per lo più studenti come me, qualcuno mi salutò, altri si fermarono a chiacchierare un po'. La maggior parte di loro continuava a chiedersi chi fosse stato a salvarli da una lunga settimana scolastica fitta fitta di interrogazioni, qualcuno tra i più coraggiosi espresse la propria opinione, il resto sembrava soltanto grato che quella manna dal cielo fosse giunta in un periodo tanto critico. Nessuno sospettava di noi però.
Alla fine Vince arrivò, lo vidi stiracchiarsi tanto da scoprire appena gli addominali, coperti da una t-shirt larga. Poi tolse gli occhiali e puntò i suoi grandi occhi azzurri come il cielo su di me.
- Ehi, hai risolto con i tuoi amici in fuga? - mi chiese, sedendosi comodamente di fronte. Tirò fuori un pacco di sigarette e me ne offrì una.
- Grazie. - scossi la testa piano, mentre l'accendevo. - Niente di niente, Vince. Suppongo non voglia essere trovato ... c'è poco da fare in questo caso. -
Quello annuì. - Già. Meyer come sta? Senti, non è che mi nascondi qualcosa? Insomma, non si tratta solo d'amicizia tra quei due, no? -
Abbassai lo sguardo, imbarazzato. Cazzo ... a quanto pare Vince era più attento e intuitivo di quanto avessi pensato fino a quel momento.
- Ok, non puoi o non vuoi parlarne e questi non sono cazzi miei, lo riconosco, ci ho preso però ... non credevo, insomma. Lui non stava con la bionda? Quella mezza matta? -
- Caroline? B-beh sì. Anche Micah aveva la ragazza ... -
- Allora? Sono confusi a quanto pare ... - Vince sghignazzò, poi attirò l'attenzione del cameriere. - il solito, grazie! -
- E tu? Sei mai stato confuso? - non so perché glielo chiesi, forse perché mi resi conto di non saper nulla di quel ragazzo, all'infuori del luogo in cui viveva e del lavoro che svolgeva. Per il resto la sua vita era un enorme punto interrogativo.
- Io? Nah, mi sono sempre piaciuti i ragazzi, sin da bambino. - spiegò lui con aria tranquilla. - Perché credi che sia da solo? In una città abbandonata da Dio, dall'altra parte degli Stati Uniti? -
- I-io non lo sapevo, non me lo sono mai chiesto. Dove vivevi prima? - nel frattempo il cameriere aveva servito i nostri caffé, così presi la mia tazza e aggiunsi una bustina di zucchero. Vince lo prendeva amaro, quella era una delle poche cose che conoscevo di lui.
- Austin, con la mia famiglia. - lo disse tra una boccata di fumo e l'altra.
- Figlio unico? -
- No, terzo di tre fratelli. Il più grande è avvocato, Will si è appena laureato in antropologia e io ... io sono quello che si fa beccare a letto col proprio ragazzo. -
Sgranai gli occhi senza che riuscissi a controllarmi. Ero sconvolto. - Cosa? Dici sul serio? Quando? -
- Un anno fa, mi hanno letteralmente sbattuto fuori di casa. - Vince sghignazzava, sembrava in qualche modo allegro, ma sapevo che in passato doveva aver sofferto molto per questo. - E lì che hanno capito davvero chi fossi e ovviamente non gli andavo bene. -
Rimasi in silenzio, troppe informazioni insieme. Aprii le labbra, poi le richiusi. Vince aveva davvero vissuto una situazione di merda.
- Non fare quella faccia, va tutto bene. Andar via di casa è servito a tutti. Qui a Woodland sto da Dio, ho il mio lavoro, il mio appartamento, gli amici non mancano ... - qui mi fissò con attenzione, lo vidi sorridere.
- Meglio così. - mi nascosi dietro la mia tazza di caffè, ne bevvi un lungo sorso.
- E tu? Lui era il tuo primo ragazzo? -
- Sì, il primo. - ripetei con lo sguardo perso. Ecco che si tornava a parlare di me, o meglio, di quella parte di me che si faceva fottere praticamente da tutti.
- Avevi avuto delle ragazze? Cioè, come l'hai capito? - Vince sembrava fin troppo interessato, poi fece qualcosa di inaspettato, mi passò i suoi occhiali da sole. - Indossali, ti prego. Non sopporto il tuo sguardo che va ovunque per l'imbarazzo. Non ti mangio mica, sono solo curioso. Devi imparare a parlarne prima o poi. -
La mia mano rimase immobile sul tavolo, Vince aveva ragione. Dovevo iniziare ad affrontare la cosa per quanto mi mettesse in imbarazzato.
Puntai gli occhi in quelli del mio amico e parlai. - Avevo avuto delle ragazze, niente di serio. Eppure prima di incontrarlo non mi ero mai posto il problema ... - spiegai, mentre terminavo la mia sigaretta.
Vince annuì. - Beh, il primo amore è duro da dimenticare. - sentenziò con voce profonda, tanto che mi fece ridere.
Lo sapevo, eccome. - E tu? - tentai disperatamente di vertere la conversazione su Vince – pensi ancora a lui? Cos'è successo dopo? -
- Sono scappato. Non ho più parlato con lui da quella notte, aveva capito la situazione e sapeva che non era possibile continuare per me ... - commentò lui.
Improvvisamente mi sentii triste. - Non vi siete detti addio? -
Vince scosse la testa. - Non ce n'era bisogno. E' andato come doveva andare, Zieg, è inutile rimuginare troppo sul passato. Spero che lo capirai anche tu. -
Poi tirò fuori il cellulare e rise. - Però c'è un ragazzo che potrebbe interessarmi, ti va di aiutarmi? Magari potrei farlo ingelosire un po' postando una nostra foto su Twitter, potrebbe perfino fare qualche passo verso di me. -
Mi stupii quando lo vidi avvicinarsi alla mia sedia e puntare il suo cellulare contro noi due, adesso abbracciati. - Geloso di me? Ne dubito. - dissi con un sorriso sul viso.
Poi incrociai il suo sguardo, il corpo di Vince aveva bloccato la visuale fino a quel momento, ma era lei. Era decisamente la ragazza che avevo visto con Syd al 154. Rimasi immobile, a fissare il suo sorriso crescere mentre chiacchierava piano con i suoi amici.
- Zieg? Tutto ok? -

THOSE BAD ANGELSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora