Capitolo 40

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"Sarei forse più sola | senza la mia solitudine." EMILY DICKINSON


ZIEG

- Quattro pizze sotto il cielo stellato, come no ... - sussurrai, mentre seguivo Micah che apriva la fila. Eravamo riusciti ad imbucarci pagando una somma spropositata, ovviamente sulle spalle dei due ricconi di Woodland, non sapevo che posto fosse quello ma di certo non tutti avrebbero potuto permetterselo.
- Tu lo sapevi? - chiesi a Dimitrij.
Il mio amico fece spallucce. - No, avevo chiesto qualcosa di tranquillo, ma sai com'è ... con Micah non è mai ciò che sembra! -
Dimitrij sembrava felice però, rilassato come non lo vedevo da moltissimo tempo. Beh, se andava bene a lui avrei trovato anch'io il modo di affrontare la cosa senza creare troppi problemi.
Attraversare la porta fu come venire investiti da un centinaio di condizionatori azionati sull'aria calda, perché ad un tratto fu quasi come scoppiare. Non solo per l'atmosfera rarefatta quanto per il rumore e le luci.
La musica era diversa da qualsiasi altra discoteca in cui mi era capitato di andare, era bassa, suadente, e poi, guardandomi un attimo in giro, capii perfino il perché. Quattro gabbie giganti pendevano dal tetto, dentro, c'erano delle bellissime ragazze che si muovevano piano, a ritmo di musica, illuminate appena da una luce rossa, altre volte blu.
- Dove cazzo siamo finiti? - chiese Ezra e vidi sul suo viso un mix di meraviglia e confusione, proprio quello che doveva esserci sul mio. - E' una sorta di Night-Club? -
- Andiamo, non penserete davvero che vi porterei in un postaccio del genere! - Micah stava evidentemente ridendo sotto i baffi, ma fummo ben presto interrotti da una ragazza che ci sorrise, venendoci incontro.
- Buonasera signori, avete prenotato? -
- Ovviamente. Larssen. - disse Micah con il suo tono malizioso. Sembrava davvero più vecchio della sua età, con lui non avremmo avuto problemi.
La ragazza controllò sulla lista, poi i suoi occhi si illuminarono. - Perfetto. Ecco qui. Prego, seguitemi. -
Per un attimo mi bloccai, incerto se inoltrarmi ancora di più in quel bordello o scappare a gambe levate verso l'uscita, ma alla fine mi ritrovai a seguire Dimitrij.
- Ed ecco il vostro privé. Siete arrivati presto, tra poco la situazione si movimenterà. -
La ragazza ci aveva portati in un angolo più nascosto della stanza, era elegantemente decorato con un tavolo di pelle al centro e una mezza dozzina di pouff intorno. Beh, i miei occhi si fissarono sulla quantità esorbitante di alcol presente su quel tavolo. Era tutto per noi? Ce l'avremmo fatta?
La musica lì era più bassa, ma altrettanto sensuale. Una versione alquanto particolare di "Sweet Dreams" guidava i nostri piedi mentre prendevamo posto intorno al tavolo dei misfatti o soltanto dei fatti, pensai, quando notai un narghilé bello grosso al centro esatto del tavolo, seminascosto dall'enorme quantitativo di tutto il resto.
- Micah ... -
- Zieg ... -
Lo guardai, serio. - Assicurami che usciremo da qui vivi. -
Quello rise. - Beh, dovresti chiederlo all'aneurisma di Dim, io posso soltanto assicurare sulla saluta tua e di Ezra ... -
Scossi la testa, era inutile ragionare con lui, così alla fine mi sedetti. Dimitrij sembrava assolutamente assorbito dalle meraviglie del tavolo.
- Allora? Come sono questi diciotto anni? Hai messo su giudizio, per caso? - chiese sempre lui, sorridente. Stava già trafficando nel riempire il narghilé con la giusta quantità di melassa.
- Beh, è ancora presto per dirlo, ma se questo è l'inizio ... non posso lamentarmi. - poi Dimitrij stappò la prima bottiglia di champagne e per poco non mi bagnò con la schiuma. Ridemmo e applaudimmo il nostro amico.
Presi il cellulare e scattai qualche foto con i ragazzi. In fin dei conti quando ci sarebbe capitato di nuovo di ritrovarci in un posto del genere?
Eravamo soltanto al terzo bicchiere e la situazione sembrava già degenerata, forse perché accompagnare il fumo con l'alcol velocizzava ancora di più il processo, fatto sta che Micah alzò le braccia in aria. - Ragazzi, prima ho fatto una promessa al nostro biondino preoccupato qui presente, e se continuiamo così non sarò capace di mantenerla ... -
Ridemmo ancora più forte. - Cosa intendi fare allora? - chiese Ezra che aveva raccolto i capelli in una coda tanto faceva caldo.
- Beh, ci serve qualcuno che ci aiuti a finire tutta questa roba. - tutti seguimmo il suo sguardo fino a quando non capimmo che cosa voleva dirci. C'era un gruppo di ragazze, ci fissavano da quando avevano fatto la loro entrata al privè, ridendo e sussurrando tra di loro.
- So che sarai un po' deluso, Zieg, ma ragazzi passabili non ne vedo. -
Lo colpii dritto al braccio, ma alla fine mi ritrovai a ridere. Mi sentivo parecchio leggero in quel momento, non doveva essere rimasto molto del vecchio Zieg.
- Bene, per me va bene! - dissi, sconvolgendo tutti quanti.
- Vai a rimorchiarle ... - incredibilmente Micah parlò con Ezra che lo fissò di rimando, tra il confuso e l'incazzato.
- Perché io? -
Micah fece spallucce, sembrava terribilmente divertito. - Così volente o nolente dovrai necessariamente comprare un letto più grande. -
Il moro lo fulminò con lo sguardo. - Perché devi fare lo stronzo in continuazione? -
Io e Dimitrij ci fissammo, era la solita situazione che si creava tra quei due una settimana sì e l'altra no. Ci stavamo perdendo qualcosa probabilmente, forse non sapevamo tutto quello che c'era da sapere o magari erano davvero fatti così i nostri due amici strambi.
- Andiamo, Ezra ... non farne sempre un dramma. - Micah si alzò con sicurezza, un attimo dopo stava parlando animatamente con le ragazze.
- Come diavolo fa? - chiese Dimitrij, in effetti ce lo domandavamo tutti. Lui era così, aveva charme, non provava alcun tipo di pudore o imbarazzo, era nato per flirtare e mietere vittime.
- Una vera regina di cuori. - dissi a voce bassa.
Mi ricordò qualcuno, un ragazzo che stavo cercando disperatamente di rimuovere dalla mia mente, dal mio cuore e dalla mia vita. Incontrai lo sguardo di Dimitrij e capii che aveva compreso ciò che dovevo pensare in quel momento, poi mi passò un bicchiere che mandai giù senza pensarci due volte.
Dovevo dimenticarlo, volente o nolente, non c'era nient'altro da fare per me. Ogni possibilità mi era stata preclusa, anzi ... io l'avevo preclusa e l'avevo fatto per salvare ciò che rimaneva del mio cuore ormai martoriato.
Mi ritrovai a stringermi contro il muro, Micah aveva trascinato le sei ragazze al nostro tavolo, anche se a giudicare dai loro visi soddisfatti e vagamente maliziosi erano più che felici di trovarsi lì con noi.
Solitamente quelle situazioni mi imbarazzavano, ma quella sera era troppo ubriaco per farmi dei problemi.
Vidi Micah far passare due ragazze tra lui ed Ezra, anche Dimitrij si alzò per far sedere le due more accanto a lui, beh l'imbarazzo cominciava a farsi sentire.
- Piacere! - fu la bionda numero uno a parlare. Era alta, molto formosa, sicuramente la leader del gruppo. - Io sono Anya. -
Da qui in poi susseguì una lunga serie di nomi che non avrei mai potuto ricordare, soprattutto in quelle condizioni, così mi ritrovai a chiamarle con i colori dei loro capelli, peccato che tre su sei fossero bionde.
Però il piano di Micah stava funzionando, quelle tipe mandavano giù un quantitativo di roba molto interessante, più di quanto mi sarei mai aspettato. Anche se nel giro di qualche minuto ce le ritrovammo giù ubriache e particolarmente festose.
- Siete stati proprio gentili ad invitarci al vostro tavolo. Allora? Chi siete? Che fate nella vostra vita? - quella che doveva chiamarsi Marlene, una ragazza bassina ma molto carina, dai lunghi capelli neri ci fissava, soppesandoci. Era l'unica ad aver accettato un solo drink.
- Beh, veniamo da Los Angeles, noi suoniamo ... sai, abbiamo messo su un gruppo. Presto sentirai parlare di noi. - era stato Dimitrij, a parlare e per poco non mi soffocai con il mio bicchiere di gin.
Micah rincarò la dose. - Sai, siamo stati a New York, abbiamo suonato un po' ovunque, adesso siamo nella vecchia L.A., presto ci prepareremo per salpare in Europa. -
Le ragazze pendevano dalle nostre labbra. - Lo sapevo. Ve l'avevo detto che non potevano essere dei ragazzi ... normali! - urlò l'unica rossa del gruppo, adesso con gli occhi a cuoricino.
Stavo per scoppiare. - Cosa suonate? - chiese Anya. Continuava a flirtare con Micah, poi passava ad Ezra, poi tornava a Micah e così via.
- Chitarra elettrica. - parlammo tutti insieme. Ci guardammo, imbarazzati. L'unico a non aver aperto bocca era Micah che a quel punto rise, divertito.
- Sappiamo suonare tutti e quattro la chitarra elettrica, ma i due ufficiali sono Zieg ed Ezra, Dimitrij si occupa del basso ed io della batteria. - spiegò quello con la sua solita calma.
Ok, le ragazze stavano andando in iperventilazione adesso. - Wow, davvero? E' fantastico. E il cantante chi è di voi? -
Fu Ezra a parlare. - Ma il nostro Dimitrij! Dovreste sentirlo! -
Quello rise forte, ormai incapace di trattenersi. Mio Dio, la situazione degenerò quando iniziammo a raccontare degli eventi buffi capitati in tourné. Le cazzate si accumulavano sulle altre cazzate, presto ci saremmo traditi, ma a nessuno importava nulla.
- Alla fine rimasi nudo sul palco e mi arrestarono per atti osceni in luogo pubblico. - Micah concluse l'ennesima storiella che mandò le ragazze in brodo di giuggiole. Anya ormai aveva deciso di stabilirsi a tempo indeterminato sul petto di Micah, così come l'altra bionda, la guardai mentre risaliva il braccio del mio amico per poi scendere di nuovo, verso i pantaloni questa volta.
Diressi il mio sguardo ovunque. Dove saremmo finiti continuando in quel modo?
Dimitrij era accerchiato da quelle che scoprimmo essere due gemelle che continuavano a chiedergli di intonare un pezzo a cappella, ma sembravano provare ancora più gusto nel accarezzargli i capelli e massaggiarlo.
Beh, anche Ezra non era messo bene, la tipa rossa gli stava mostrando tutti i suoi tatuaggi, invitandolo a toccare. Mi voltai, ritrovandomi il viso di Marlene a qualche centimetro dal mio.
Ci spostammo appena, in effetti si stava un po' stretti su quei pouff.
- Non siete dei veri musicisti, è così? -
Quella stronzetta. - Cosa? Perché? Facciamo sul serio!. -
Lei rise. - Ma dai, e com'è che vi chiamereste? -
Non ebbi un attimo di cedimento. - Siamo i Those Bad Angels. -
Lei mi guardò con i suoi grandi occhi neri. - Farò qualche ricerca allora. -
Risi forte, cominciavo a prenderci gusto anch'io. Poi iniziai un discorso lungo e fitto fitto sulla migliore tecnica di suonare una chitarra, tirando fuori termini che il mio maestro utilizzava sempre ma di cui non avevo mai sentito parlare prima di iniziare le lezioni. Alla fine la convinsi.

THOSE BAD ANGELSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora