"Viviamo per desiderare, e cosi farò anch'io, e balzerò giù da questa montagna sapendo tutto alla perfezione o non sapendo tutto alla perfezione pieno di splendida ignoranza in cerca di una scintilla altrove." JACK KEROUAC
MICAH
Avevo cercato Liv in lungo e in largo, ma alla fine fui costretto a tornare in classe e a sorbirmi le spiegazioni lagnose del professor Martins. Continuavo a fissare la lancetta dell'orologio che quel giorno sembrava muoversi ancora più lentamente del solito. Era snervante, mi augurai di riuscire quanto meno a raggiungere Liv una volta finite le lezioni, ma in realtà non sapevo neppure se quel giorno avrebbe avuto il mio stesso orario.
Quando suonò l'agognata campanella di fine lezione corsi letteralmente fuori dall'aula, quella era la mia unica occasione per beccare la mia cara Desdemona e costringerla a parlarmi, perché sapevo che non avrebbe risposto alle mie chiamate, soprattutto non dopo lo strano ed imbarazzante evento a cui aveva assistito.
Mi diressi verso i parcheggi, cercando il suo viso tra la folla di studenti che non vedevano l'ora di tornare a casa e, quando stavo ormai per perdere le speranze, lo vidi. Purtroppo era con Blake, ad un passo dal montare in auto.
Corsi verso di lei, poi mi fermai.
Vidi Liv incupirsi in volto, mentre Blake scuoteva la testa e urlava qualcosa.
- Togliti dalle palle, Larssen. - gridò la rossa, rivolta a me.
- Aspetta. Io ti devo delle scuse. -
Quella sorrise malignamente. - Almeno questo lo riconosci ... -
La guardai, confuso. - Non dicevo a te. - i miei occhi erano puntati in quelli verdi di Liv che però evitava il mio sguardo. - Ho bisogno di parlarti. -
- A volte le azioni parlano più di mille parole. - commentò piano lei.
- Che diavolo sta succedendo qui? Liv vuoi spiegarmi? - detestavo con tutto il cuore la vocetta irritante di quella ragazza, avrei voluto metterla a tacere per sempre.
- Ti prego ... soltanto un attimo. Ti porto a casa. - la stavo implorando, poi afferrai la sua mano e con grande sorpresa non cercò di liberarsi da me. Liv mi seguì, nonostante le proteste di Blake che continuava ad urlarci contro.
Ci dirigemmo a passo veloce verso la mia auto e salimmo su. - Presto, mio padre stacca tra trenta minuti e io dovrò essere a casa, quindi ti conviene cominciare a parlare. -
Sospirai. Da dove iniziare? Mi avrebbe creduto? - Presumo che tu abbia visto tutto quanto ... - chiesi, mentre mettevo in moto e ci lasciavamo alle spalle quella marmaglia di gente idiota.
- Presumi bene. - la sua voce era bassa, il tono acido.
- Io e Ariette Meyer non stiamo insieme, voglio specificarlo subito. -
- Ah, sì? E' questa la tua difesa? Fa schifo, Micah. Lasciatelo dire. -
Sospirai. - Ok, ti spiego tutto, ma dammi almeno il beneficio del dubbio, senza saltare subito a conclusioni affrettate. -
- Fanculo, Micah. Io ho lasciato il mio ragazzo! Ho chiuso una storia di tre anni, ero sul punto di fregarmene dell'opionione di tutti, perfino del mio stesso padre per te ... e tu? Tu che fai? Baci la prima che capita! Dopo essere stato con la mia migliore amica, anzi forse dovrei definirla ex migliore amica, dal momento che mi odierebbe anche lei se io decidessi di fare sul serio con te. Ed ero pronta! Ero pronta a voltare le spalle a tutto per te! -
Senza accorgermene avevo finito per accostare l'auto al marciapiedi, il mio corpo fu pervaso da un mix di sensazioni diverse, ma purtroppo ciò che prevaleva era la soddisfazione di aver finalmente vinto. Sorrisi senza che riuscissi a trattenermi, ma Liv interpretò quel gesto in modo negativo.
I suoi occhi erano lucidi di lacrime, cercò di aprire la portiera, ma la bloccai, trattenendo le sue piccole mani contro il mio petto, fino a quando non mi sembrò che si fosse calmata appena. La sua schiena era scossa da piccoli singhiozzi, mentre il suo viso era nascosto contro il mio collo. Ed ecco che si lasciava consolare da colui che aveva causato le sue sofferenze ... era contraddizione quella?
Solo amore, Micah, mi risposi. Sapevo che non avrei avuto bisogno di darle ulteriori spiegazioni, lei mi aveva già perdonato, no?
- Liv, non lo farò più. -
- Perché dovrei crederti? - la sua voce era stata attutita dal contatto contro la mia felpa, provai a farla staccare da me, a guardarla negli occhi, ma resistette alla mia presa.
- Perché è quello che fanno le persone innamorate, Liv. - le accarezzai piano i capelli, ed erano morbidi e così profumati che mi spinsero ad annusarli nel vero senso della parola. Le sue lacrime avrebbero dovuto farmi dispiacere, ma non era così, non facevo altro che viziare il mio ego smisurato ... quelle lacrime erano mie, io le avevo causate, io potevo farle cessare.
Liv era mia ora, così come Jack. E adesso? Che cosa avrei fatto? Era rimasto qualcos'altro per cui combattere? O era semplicemente tutto lì?
- Micah ... - i suoi occhi mi stavano fissando, li vidi sgranarsi, sentii le sue dita morbide lungo il mio viso, a spazzare via le lacrime che senza che me ne accorgessi stavano scivolando giù dai miei occhi. - Micah ... che cosa ti succede? -
Non avevo una risposta a quella domanda.
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THOSE BAD ANGELS
Fiction généraleLontano dalle luci e dal chiasso della città più bella e trasgressiva della California, Los Angeles, sorge Woodland Hills. In questa cittadina, tra la monotonia della routine quotidiana e qualche avvenimento non degno di nota, quattro ragazzi sono i...