"Chiedo al tuo letto il sonno pesante, senza sogni, / Librato sotto il velo segreto dei rimorsi, / E che tu puoi gustare dopo le tue menzogne / Nere, tu che del nulla conosci più che i morti." STEPHANE MALLARME'
MICAH
- Il lupo cattivo è tornato in città, Cappuccetto. - sussurrò divertito Ezra quando il professor Pierce parcheggiò al solito posto.
Risi piano. - Beh, per fortuna abbiamo un cacciatore qui ... -
Sentii gli occhi di tutti vagare da me ed Ezra, qualcuno si nascose le labbra con la mano per parlare con il vicino.
- Siamo la coppia dell'anno, a quanto pare. - anche il mio amico se ne accorse, ma continuò a camminarmi accanto.
- Meglio di Brad Pitt ed Angelina Jolie, fratello. -
Pierce si dirigeva impettito verso l'entrata, quando fu vicino a noi fece finta di non vedermi, ma sapevo che stava fingendo, il ricordo di me e Liv alla sfilata doveva essere più che vivido nella mente di quel bastardo.
Durante la sua piccola vacanza fuori città avevo frequentato casa sua altre due volte, non era successo niente di preoccupante per le virtù della figlia, ma le cose si stavano sistemando tra di noi e lui non poteva farci proprio nulla.
- Tutti si chiedono com'è che adesso usciamo insieme, qual è il tratto comune tra l'integerrimo Ezra e il dissoluto ragazzo di New York. - ma il peso dei loro sguardi non mi preoccupava.
Ezra fece spallucce. - A saperlo ... - poi la campanella suonò, riportandoci alla triste realtà scolastica. - Pierce ti starà aspettando. Cosa farai dopo scuola? Ci vediamo a casa tua con gli altri? -
- Purtroppo devo passare. Ho un appuntamento con la mia psicologa preferita, ma voi potete aspettarmi lì ... -
Salutai il mio amico e mi diressi svogliatamente in classe. Detestavo quel posto, detestavo quella gente, ancora di più detestavo me stesso per non oppormi a quel sistema opprimente.
Mi sedetti in aula seguendo quella mandria di idioti ed io facevo parte di loro, in fin dei conti non ero niente più, niente meno. Zieg mi fece un cenno di saluto dall'altra parte dell'aula, ovviamente al secondo posto, ma non ci fu la possibilità di scambiare qualche parola, perché Pierce entrò subito dopo, sbattendo la porta dietro le sue spalle.
Soltanto l'idea che quel tipo fosse stato un biker, amante dell'avventura prima della sua carriere come insegnante e rompipalle mi suonava più che assurda, ma avevo visto le foto e quelle non lasciavano dubbi.
- Se avete davvero letto tutto ciò che vi ho dato in consegna negli ultimi mesi questo compito sarà un gioco da ragazzi, perfino il più ottuso di voi ... - e qui i suoi occhi caddero sul sottoscritto. Risi, scuotendo appena la testa. - ... sarà capace di svolgerlo senza problemi. Bene, mostratemi le vostre capacità. Vi darò un foglio, voi scriverete un brano descrittivo. Potete scegliere un paesaggio, una persona, una stanza, un oggetto ... qualsiasi cosa che possa essere descritta, insomma. Avete cinquanta minuti a partire da adesso. -
Mi ritrovai con un foglio bianco davanti e la mente completamente vuota, passò qualche minuto, poi l'illuminazione arrivò. Fu come se una lampadina si fosse appena accesa nel mio sistema cerebrale, luce dopo un lungo periodo di buio totale.
Sentivo i battiti del cuore accelerati adesso, una scarica di adrenalina che soltanto certe situazione potevano conferirmi, ed andare contro Pierce era sicuramente un evento che mi dava tanta carica.
Impugnai la penna e richiamai alla mente ciò che ricordavo di quella casa, per poi concentrarmi sul salotto.
Vialetto ordinato, tipico delle villette di Woodland sud, rose bianche e arbusti, un pioppo di media grandezza che costeggia la facciata della casa, poi un portico con gradini bianchi, di pietra. Un portone di legno robusto, una stanza grande, decorata elegantemente, libreria a muro, quadri che raffigurano paesaggi di montagna e marini, divano di pelle bianca, tavolinetto nero con foto di famiglia sopra.
Pierce, preparati a ricevere una sorpresa spaventosa, risi tra me e me, mentre consegnavo il compito senza che riuscissi a trattenermi dal sorridere.Quando la campanella suonò Zieg mi raggiunse, sembrava incredibilmente rilassato. - Oddio, mi aspettavo qualcosa di terribile dopo la sua vacanza, invece è andata abbastanza bene, no? -
- Beh, lo chiedi proprio al ragazzo sbagliato. -
Ridemmo entrambi, stavamo andando a mensa adesso. - Che cosa hai descritto? -
- La mia chitarra, mi sono soffermato sui dettagli, spero di prendere una A almeno stavolta e tu? -
Guardai Zieg dritto negli occhi, volevo godermi quel momento. - Dici a me? Io ho descritto il suo salotto ... -
Come avevo previsto mi ritrovai a camminare da solo, la mia risposta l'aveva turbato talmente tanto da rimanere fermo, a qualche metro da me. Continuai ad avanzare, incurante degli sguardi della gente.
Sapevo cosa dicevano di me, di noi quattro, stavamo diventando gente di un certo peso lì dentro, quanto meno tutti parlavano di noi di recente. I quattro ubriaconi, quelli che vivono insieme, ai loro occhi eravamo una sorta di famiglia hippie, ma vestiti decentemente.
Ezra e Dimitrij erano seduti al tavolo più lontano dal caos, quello a cui puntavano praticamente tutti, stavano parlando fitto fitto, probabilmente per la Buonanotte Cenerentola. Andai al bancone e mi servii tutto ciò che sembrava quanto meno mangiabile, vale a dire un hamburger e una mela. Fantastico.
Anche Zieg ci aveva raggiunti nel frattempo e sedeva accanto a Dimitrij.
- Cosa? No. Voi due siete pazzi. - sentii dire al biondo quando mi avvicinai.
- Che succede? -
- Puoi evitare i giudizi, Zieg? - ribatté Dimitrij, Ezra stava scuotendo la testa in un gesto di dissenso.
- Vuole drogare Caroline! - mi spiegò lui, sembrava terrorizzato, ma vide che la mia reazione non fu esattamente di uno che lo stava apprendendo in quel momento, perché continuò. - Dio, lo sapevate tutti e tre? Perché non mi avete detto niente? -
- Perché tendi ad agitarti e non volevamo ... lo facciamo per te. - Ezra gli diede una pacca sulla spalla, ma il biondo si scostò, fulminandolo con lo sguardo.
- Andiamo, non sono affari tuoi comunque. Al massimo di Dimitrij che gliela fabbrica. - aggiunsi, mentre addentavo la carne. Faceva schifo proprio come sembrava.
- Ah, è questo che ti ripeti allora? Siamo i loro amici, dovremmo impedire che cazzate del genere rovinino tutto! -
- Ecco, spiegato perché non dormo la notte allora. - biascicai, guadagnandomi un'altra occhiataccia da parte di Zieg. - Senti, non guardarmi in quel modo. -
Ezra sbuffò. - Ormai è deciso e non sono affari tuoi comunque. Micah ha ragione, lascia perdere, è una mia decisione. -
Zieg era pallido in volto. - Ok, so che Caroline può essere un tantino snervante, soprattutto da quando l'hai mollata, ma drogarla mi sembra esagerato. Potresti, tipo, parlarle gentilmente, no? -
In quell'istante mi guardai intorno alla ricerca della bionda squilibrata. Effettivamente era più vicina di quanto immaginavo. Se ne stava appoggiata con il viso sul tavolo, aveva gli occhi gonfi ma pervasi di una luce spaventosa, erano puntati su Ezra, il quale, a differenza sua, rideva forte, divertito dalle parole di Zieg.
- La mia risposta è no. Basta, amico, riconosci una sconfitta quando la vedi? Perché questa lo è. -
Zieg balzò letteralmente in piedi, poi afferrò la sua busta con il pranzo. Era davvero incazzato, non aggiunse neppure una parola, ma il suo sguardo era eloquente.
- Dai, Zieg ... ti prego. - Dimitrij allungò un braccio ma fu del tutto inutile, Zieg era andato via oltre la porta della mensa.
Sbuffai. - Dovremmo cominciare a mettere tutto ai voti ... -
Gli altri due mi fissarono, confusi. - Tipo? -
- Che cazzo ne so. Dico per evitare questi litigi idioti. Quanto meno dargli la parvenza di una vostra considerazione di quella che sarebbe la sua opinione ... -
- Sono affari miei questi, Micah. - Ezra aveva ragione, ma capivo anche la preoccupazione di Zieg per tutti noi.
- Sta ancora lottando per la sopravvivenza delle nostre anime. - commentai, mentre accartocciavo la busta che conteneva quell'aborto di panino.
- La mia è andata da parecchio. Precisamente da quando ho fatto piazza pulita degli spacciatori di questa fottuta città. E adesso posso andare a pisciare o dobbiamo metterlo ai voti? -
Scossi la testa e lasciai perdere la mela, così come stavo lasciando perdere la mia vita. Ero destinato a rimanere da solo quel giorno, lo capii quando Ariette si fece avanti. Aveva un sorrisino malizioso sul volto, poi iniziò ad accarezzare le spalle del fratello.
- I Lannister mandano i loro saluti? - vidi la confusione sul volto della ragazza, ma Ezra, che seguiva la serie, aveva inteso tutto quanto. La mia battuta sull'incesto non doveva essergli piaciuta affatto.
- Fottiti, Micah. -
- Precisamente. - confermò lei, poi si abbassò a sfiorare l'orecchio del fratello con le labbra dicendogli qualcosa a bassa voce.
- Ci sto. - rispose quello, scattando in piedi. - Te ne liberi tu di questo? - mi chiese, rivolto al suo vassoio.
- No. - risposi, secco.
- Non rosicare, Micah. - Ariette rideva, sembrava parecchio soddisfatta per la piega che stavano prendendo le cose. - In fin dei conti, io vengo sempre la primo posto. - gongolò, stringendosi un po' ad Ezra.
No, non andava affatto bene. Mi ritrovai a ridere, con le mani sul volto. Nessuno di loro due avrebbe dovuto giocare con il fuoco, soprattutto quando mi sentivo parecchio incazzato e demotivato come quel giorno.
- Beh, sai cosa mi piace di lui, Ariette? - puntai i miei occhi in quelli dei gemelli. Verde dentro un oceano di ghiaccio.
- Cosa? - chiese, curiosa.
- Il suo neo ... quello che ha qui ... - sollevai appena la felpa, puntando il mio dito lungo il fianco, ma ben oltre la linea degli slip.
Vidi il sorriso sulle labbra di Ariette congelarsi, il suo viso si stava tramutando in una maschera di confusione mista a orrore. Si portò una mano alle labbra, mentre sfuggiva velocemente alla presa del fratello e correva via, oltre la porta.
Ezra era pietrificato, i suoi occhi continuavano a fissarmi, incapace di credere alle sue orecchie.
- T-tu ... perché? Perché cazzo lo hai fatto? -
Feci spallucce. - Avevo voglia di vedere qualcuno crollare, suppongo. -dissi con semplicità.
Ezra scosse la testa, si stava allontanando adesso. - Sei un bastardo. - lessi il labiale.
Poi fu il mio turno. - E tu una puttana. -
Ero certo che anche il mio amico avesse recepito il mio messaggio.
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THOSE BAD ANGELS
Ficción GeneralLontano dalle luci e dal chiasso della città più bella e trasgressiva della California, Los Angeles, sorge Woodland Hills. In questa cittadina, tra la monotonia della routine quotidiana e qualche avvenimento non degno di nota, quattro ragazzi sono i...