Capitolo 69

534 42 1
                                    

"La confessione  è sempre debolezza. L'anima solenne mantiene i propri segreti, e riceve la punizione  in silenzio." Dorothy Dix

ZIEG

Mi ritrovai a zigzagare lungo il bagno sudicio del locale, non riuscivo a controllare il mio corpo, intorno a me vedevo la stanza girare e girare all'infinito.
- R-ragazzi ... - provai a chiamare aiuto, ma nessuno di loro mi era venuto dietro.
Inspirai una boccata d'aria, non riuscivo a capire come due soli bicchieri avessero potuto devastarmi in quel modo, ma, mi ritrovai a constatare poco dopo, dovevo aver bevuto della roba parecchio pesante perché improvvisamente mi ritrovai carponi.
- Zieg? Ma che cazzo ... -
Mi voltai verso l'entrata, speranzoso, non ero da solo, qualcuno sarebbe venuto a darmi una mano, ma le parole rimasero bloccate in gola quando notai la figura alta di Syd avvicinarsi velocemente a me.
- Cos'hai preso? Ti hanno dato delle pasticche? -
Scossi la testa e fu una pessima idea, le vertigini mi sopraffecero di nuovo, spingendomi ad accettare l'aiuto di Syd che mi strinse forte contro il suo petto.
- Ti porto in hotel subito. -
- N-no, chiama i ragazzi ... - biascicai, confusamente. C'era qualcosa che non andava, gli occhi si fecero pesanti, era una strana sensazione quella che stavo provando, niente a vedere con le solite sbronze che avevo sperimentato di recente.
- I ragazzi sono belli che andati, ti hanno mollato qui, non so che fine abbiano fatto ma sembravano avere fretta. -
- Cosa? N-no ... -
- E' così. Cerca di camminare, ti porto via da qui. -
Facile a dirsi, ma spingere i miei piedi a collaborare non fu affatto semplice, era come se avessi perso le più semplici capacità motorie, nonostante tutto sentivo lo sguardo preoccupato di Syd su di me, non avrei voluto avere ancora una volta a che fare con lui, non quando, almeno apparentemente, credevo di aver chiuso un capitolo della mia vita.
- Ti sei fatto di qualcosa. - non fu una domanda la sua, ma una semplice constatazione.
- N-no, i-io ho solo bevuto ... -
- Qualcuno deve averti drogato, hai bevuto solo due bicchieri, credi che non ti abbia tenuto sott'occhio nel corso della serata? -
Provai una dolorosa fitta al cuore, niente a che vedere con i sintomi della sbronza, non avrei dovuto ascoltarlo, quello era il suo modo per farmi dubitare di ogni cosa, fingere che gli importasse ancora di me.
Mi trascinò letteralmente fuori dal locale, facendo di tutto per impedire che mi perdessi tra quella folla vociante, nessuno badava a noi, quel posto era una bolgia infernale che non avrei potuto superare da solo.
- Zilke, che succede? - sentii una voce vicina, doveva essere un nostro compagno.
- Sta male, lo porto in hotel. -
- Torni dopo? -
- Vediamo se si riprende ... - rispose quello, neutro. - Andiamo ... - mi sentii spingere, dopo qualche passo l'aria gelata della notte mi colpii in pieno viso, facendomi sgranare gli occhi per la sorpresa.
- Respira, ti farà bene. -
- Il mio giubbotto è rimasto dentro ... - biascicai, confuso, avevo freddo, ma allo stesso tempo venire fuori da quel caos mi fece sentire un po' meglio.
- Chiederò a qualcuno di loro di riportarlo a fine serata, prendi il mio intanto. -
Avrei voluto rifiutare, non era giusto, non volevo niente che gli appartenesse, però non ci fu modo di farlo desistere, un attimo dopo mi gettò sulle spalle il suo cappotto nero.
Syd era a maniche corte, quasi incurante della temperatura spaventosa di Mosca alle due del mattino, mi sentii in colpa e allo stesso tempo mi costrinsi a non dire nulla, non dovevo stare male per lui, neppure per un misero cappotto prestato.
L'hotel era nei paraggi e fortunatamente la situazione ci apparve piuttosto tranquilla, vidi Syd guardarsi intorno prima di spingermi lungo le scale, facendomi segno di far poco rumore.
- Hai le chiavi? - sussurrò, ormai vicini alla mia camera.
Annuii piano, erano nella mia tasca e lui non aspettò un momento, le prese, infilandomi le mani nei jeans. Quel tocco mi fece un brutto effetto, mi costrinsi a rimanere immobile, non avrei dovuto mostrare nulla.
Poi girò le chiavi nella toppa e fui dentro, sollevato. Sentivo i miei battiti farsi più veloci, irregolari, non dovevo pensare a lui lì fermo accanto al mio letto, non dovevo, continuavo a ripetere nella mia testa. Lo vidi trafficare con il bollitore, versare una bustina di caffè nella tazza.
- Devi berlo, ti farà stare meglio. - commentò notando il mio sguardo ancora più confuso di prima.
Ma io non ho sete, mi viene anche da vomitare a dire il vero ... -
Syd mi porse la tazza e mi fissò con sguardo risoluto – Bevilo tutto e poi vai a farti una doccia, starai meglio, io ti aspetto qui ... -
- No, puoi andare. Mi sento già meglio. - dissi, mentre mi costringevo ad afferrare la tazza di caffè, ma perfino quel minimo gesto mi dava dei problemi. Lo mandai giù a forza, disgustato dal quel sapore amaro.
- Potresti cadere e farti male, quindi non se ne parla. Muoviti, Zieg, non sentirti in dovere di fare storie per qualsiasi cazzata. -
Avrei voluto ribattere, se fossi stato meglio l'avrei mandato via urlandogli dietro, ma ero uno straccio, così una volta in bagno mi spogliai con grande fatica e mi aggrappai al muro della doccia, lasciando scorrere l'acqua dapprima fredda lungo tutto il mio corpo.
L'impatto fu quasi insopportabile, l'acqua gelata mi fece giurare mentalmente che quella sarebbe stata l'ultima sbronza della mia vita, poi, lentamente, la temperatura salì, fino a quando mi abbandonai del tutto a quella fantastica sensazione di tepore.
Respirai piano, i miei battiti erano regolari adesso, stavo tornando in me, perfino quell'insopportabile sensazione di vertigine sembrava essere quasi del tutto svanita. Il caffè doveva avermi fatto davvero bene.
Uscii da lì qualche minuto dopo, dovevo ammettere che Syd sapeva come riprendersi da qualsiasi cosa mi fosse successa quella notte, mi asciugai, maledicendomi mentalmente per aver bevuto. Se non l'avessi fatto non mi sarei trovato lì in quel momento, a condividere la stanza con lui e a dover affrontare, ancora una volta, una battaglia che mi avrebbe distrutto.
Soltanto quando fu il momento di tornare in stanza mi resi conto di non aver preso niente con cui coprirmi, eccetto il telo da bagno fornito dall'hotel stesso.
- Cazzo ... Zieg, sei un idiota. - sussurrai a denti stretti, poi mi feci forza, dovevo uscire da lì e mandar via Syd. Adesso stavo bene, non avevano più senso quelle sue stupide attenzioni.
- Sto bene. Avevi ragione, puoi andare adesso ... - fu la prima cosa che dissi non appena varcai la soglia della stanza, ma immediatamente mi tappai la bocca.
Syd si era addormentato sul mio letto, il suo viso solitamente dall'espressione scontrosa era privo di qualsiasi segno del suo carattere dispotico, se ne stava lì, accucciato su un fianco come un bambino in attesa che qualcuno lo rimboccasse.
No, tu non lo farai, Zieg, devi mandarlo via. Non è un fottuto bebè, è il ragazzo che ti ha spezzato il cuore e che continuerà a farlo se non taglierai subito i ponti.
Mi avvicinai a lui, allungando la mano per scuoterlo, ma qualcosa mi fermò, era il suo viso ... quel viso serafico dalle ciglia così lunghe da gettare ombre scure sugli zigomi pronunciati e poi le sue labbra ... così carnose e rosse. Ricordavo cosa significava baciarle, morderle ...
Poi i suoi occhi si aprirono, il grigio chiaro delle iridi mi bloccò, quello sguardo aveva il potere di farti perdere qualsiasi buona intenzione.
- D-devo essermi addormentato ... - biascicò quello con voce impastata dal sonno, così mi riscossi, ripresi fiato e mi sollevai da lì. - cosa stavi facendo tu comunque? -
- Ti stavo svegliando ovviamente. - dissi di fretta.
- Come no ... ci hai messo parecchio, sembrava stessi godendo dello spettacolo, invece. - sussurrò poi, con quel suo tono basso e insinuante che ben conoscevo.
Mi ritrovai immobile, improvvisamente stretto tra le sue mani che scesero piano lungo la mia vita per afferrarmi meglio.
Il mio cuore mancò un battito, mi sentii la gola secca, non ero capace di muovermi, il minimo tocco di Syd mi mandava dritto in paradiso.
- T-ti sbagli, Syd. Vattene adesso. - non so come riuscii a racimolare abbastanza forza per parlare, ma fu tutto inutile.
Lui si mosse con più intensità, scostando appena il telo sottile per insinuare le sue dita al di sotto, a contatto con la mia pelle, adesso bollente.
- S-syd ... - il mio fu un lamento basso, quasi una preghiera affinché si fermasse prima del crollo totale di ogni mia volontà.
- Shh ... -
Era davanti a me adesso, l'indice premuto sulle mie labbra mentre l'altra mano vagava ormai libera da costrizioni lungo la mia schiena per poi scendere giù, sempre più giù.
- S-smettila di resistere, Zieg, non puoi sfuggirmi per sempre ... - sussurrò ad un centimetro dal mio collo, non riuscii ad impedirmi di tremare, lo desideravo come non avevo mai desiderato nulla in vita mia. - Sei mio. Lo sarai sempre. Puoi anche inventare delle fantastiche balle a te stesso, ma tutto ciò che vuoi è qui davanti a te, sono ai tuoi piedi e ti sto aspettando. -
Lo spinsi con violenza contro il materasso, un attimo dopo mi ritrovai a divorare le sue labbra, sentivo l'eccitazione pervadere ogni lembo del mio corpo, non pensai, smisi di ponderare, ma continuai a baciarlo, liberandolo dei suoi indumenti con violenza, strappando via la cintura dai suoi jeans con una forza che non pensavo di possedere fino a quel momento.
Syd gemeva mentre i nostri corpi si scontravano, adesso entrambi nudi, mi ritrovai a stringere le sue spalle possenti, i suoi baci erano bollenti, le sue mani vagavano lungo il mio corpo mentre lo attiravo con ancora più vigore a me, desideroso di essere suo immediatamente. Mi ritrovai a cavalcioni sul suo corpo possente e allo stesso tempo flessuoso, le mie mani vagavano sul suo petto muscoloso, perfettamente modellato, non riuscivo a smettere di ammirare il suo viso perso nel piacere mentre lasciavo che affondasse in me, sempre più giù, in un oblio nero come la pece.
- Ti amo. - mi sfuggì dalle labbra senza che potessi fare nulla per fermarmi.
- Ti amo anch'io ... da impazzire, Zieg. - ci stringemmo forte, due corpi che si fondevano in una sola entità. Mi lasciai andare, completamente in balia dei suoi gemiti e dei suoi tocchi. Non pensai a nulla, i miei sensi erano troppo intorpiditi dalle mille sensazioni che Syd mi faceva provare per riuscire a riflettere. Non mi importava delle conseguenze, non al momento almeno.

THOSE BAD ANGELSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora