Capitolo 59

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"I miei segreti gridano forte. | Non ho bisogno di lingua. | Il mio cuore tiene casa aperta, | Le mie porte sono spalancate." Theodore Roethke

MICAH

Quella notte provare a dormire fu utopia pura. Ezra continuava a rigirarsi tra le lenzuola come un forsennato e, proprio quando stavo finalmente per prendere sonno, il primo raggio di sole che annunciava l'alba penetrò dalla finestra, dritto sugli occhi.
- Fanculo. - mi alzai da lì, irritato, tirando via le coperte.
Ezra era sveglio ovviamente, accucciato dalla sua parte del letto con lo sguardo fisso al soffitto. - Mi dispiace ... non riuscivo a prendere sonno. -
- Ma dai ... - ribattei, sarcastico. - andrà tutto bene, Weston è un emerito coglione, lo sai. -
- Weston può anche esserlo, ma la scientifica? Capiranno cosa lo ha ucciso e indovina a chi si rivolgeranno poi? -
Ezra si portò le mani al volto, sembrava incredibilmente spossato, a quanto pare non era abituato a vivere lunghe notti insonni.
- Beh, credo sia inutile piangere sul sangue versato, no? Dobbiamo soltanto tenerti fuori dai radar della polizia fino al quindici di aprile. Dopo di che chi si è visto, si è visto, noi in compenso saremo troppo morti per preoccuparci della polizia. - sussurrai, pensieroso.
- Sono già nei loro radar, è questo il problema. Se arrivassero subito a me? Se mi mettessero dentro? Non posso, sarebbe un fallimento totale. Andrebbe tutto in fumo, Micah. -
Ecco che le paranoie di Ezra venivano fuori in tutta la loro terribile beltà, pensai, adesso con un dolore martellante alle tempie. Avevo bisogno di una buona dosa di tutto ciò che Dimitrij avrebbe potuto fornirmi ancora prima che si facessero le sette del mattino.
Mi avvicinai a lui, poi lo inchiodai con il mio sguardo. - Ezra, se le cose dovessero andare male, il piano verrà anticipato. Non finirai in prigione, non prevedo saponette e uniformi a strisce bianche e nere nel tuo futuro immediato. -
Finalmente lo vidi accennare ad un sorriso, non era la possibile scoperta del cadavere di Pierre in sé a preoccuparlo, quanto la possibilità di vedere i nostri piani andare in fumo.
- Forse dovremmo iniziare a parlarne con Dana, a tal proposito ... -
Ezra aveva ragione, non potevamo permetterci di perdere tempo arrivati a quel punto. - Già, sto soltanto cercando di figurarmi un modo carino per convincerla a derubare il padre. -
- Beh, non mi sembra il tipo di ragazza abbastanza savia da rifiutare una proposta del genere. - ribatté Ezra. Lo vidi rivestirsi lentamente, poi si immobilizzò un attimo. - c'è un tale silenzio in questa casa ... -
- Beh, mamma Zieg ci ha abbandonati per sempre, non ci saranno più colazioni appetitose, né pulizie decenti. Dobbiamo cominciare a farci l'abitudine. - dissi tutto preso dal mio riflesso allo specchio. - come ha fatto ad abbandonare uno come me? Dio, guardami! -
Ezra scosse la testa, poi sussurrò qualcosa che sarebbe potuto suonare come un "idiota", alla fine scendemmo in cucina per fare colazione con la poca roba che sapevamo cuocere senza correre il rischio di far saltare in aria l'intera Woodland.
- Dim non è nella sua stanza. - notò il mio amico dopo aver fatto un giro veloce delle stanze. - credi che si sia visto con Dana? -
- Chi può dirlo, spero soltanto non sia morto in qualche vicolo, in quel caso saremmo davvero dei pessimi amici. - commentai, poi Ezra compose il numero del nostro pezzo mancante fino a quando non lo sentii rispondere.
- Dove sei? -
Lo guardai, di rimando ricevetti un sorrisino malizioso. - Scusami per l'interruzione allora, Don Giovanni. - un attimo di silenzio. - qualcuno qui sta perdendo il primato di cuori infranti. - mi disse poi, dopo aver interrotto la telefonata.
- Andiamo, Dim sta morendo, gli ho soltanto concesso un po' di vantaggio prima di balzare sulla mia prossima preda. - dissi quelle parole con il giusto pizzico di malizia, dovevo essere stato pungente, ma Ezra sembrava aver fatto pace con se stesso e con le sue insicurezze, perché non aggiunse altro, anzi si limitò ad osservarmi, sereno.
- Neanche noi abbiamo molto tempo, Micah. - mi fece notare, un attimo dopo.
Era vero, l'orologio ticchettava, ma l'importante era gestire quel poco tempo rimasto nel migliore dei modi ed io non avrei sprecato neppure un minuto della mia esistenza.
- Stavo pensando che dovremmo intraprendere un viaggio prima della fine ... solo noi tre ... - dissi ad un tratto, cullato da immagini a cui non avevo mai dato voce. Le luci cangianti ed ipnotiche della Città degli Angeli, Los Angeles. La nostra città.
- Un viaggio dal quale non si ritorna indietro. - Ezra mi stava vicino adesso, sentivo il suo respiro caldo sul collo, prima di percepire le sue labbra fresca sulla pelle.
- Beh, non avremo abbastanza tempo per partecipare alla gita scolastica di fine anno, quindi ... -
- Non compiremo neanche i diciotto anni. - rincarò la dose Ezra, poi mi cinse le braccia intorno alla vita. - quante probabilità c'erano che due come noi si incontrassero? -
Non lo sapevo, ancora una volta mi ritrovavo ad interrogarmi sulla possibile esistenza di un percorso già tracciato per ognuno di noi, impossibile da eludere. Non avevo mai creduto al destino fino a quel momento, neanche a Dio, ma trovare uno come Ezra sulla mia strada mi aveva portato ad interrogarmi con ancora più frequenza.
- Non lo so, Ezra, ma adesso siamo qui, insieme ... abbiamo condiviso ogni cosa e da questa condivisione è nato un progetto, spaventoso ed enorme. -
- Lo porteremo a termine. Daremo a Woodland ciò che merita. -
Ed ero certo che sarebbe successo, con la nostra volontà avremmo potuto raggiungere qualsiasi obiettivo.
Mi allungai verso Ezra bloccando il suo corpo tra il frigo e il mio. - Credo mi sia appena passato l'appetito ... anzi no, ne ho uno di tipo diverso. - sussurrai, ad un centimetro dal suo orecchio. Mi piaceva sentirlo sussultare, tremare sotto il tocco deciso delle mie mani.
- F-faremo tardi a scuola ... -
- Quale scuola? - non gli permisi di rispondere, un attimo dopo bloccai le sue labbra con le mie in un bacio passionale, così avvolgente che ci lasciò un attimo senza fiato.
- Quella che faremo saltare in aria. -
Risi piano, le mani di Ezra scendevano piano lungo la mia schiena, stavo per liberarlo dai jeans quando improvvisamente venimmo avvertiti dal rumore di motore, proveniente dal vialetto.
- Ed ecco che Nicole ha appena ricordata di avere anche un altro figlio. Ovviamente oltre a dei gusti di merda per quanto concerne la categoria degli uomini ha anche un tempismo altrettanto pessimo. - commentai, gioviale. Tolsi le mani dal corpo di Ezra, il quale si mosse automaticamente verso il suo posto a tavola, ma potevo ancora percepire il desiderio nel suo sguardo.
Peccato, mia madre entrò in casa un attimo dopo. Aveva il viso pallido e lo sguardo preoccupato, c'era qualcosa che non andava, conoscevo bene quella faccia spiritata.
- E lei chi è? Deve aver sbagliato edificio. Quello delle madri snaturate è dall'altra parte della città! - la accolsi così, forse non nel migliore dei modi.
- Smettila. Quando pensavi di avvertirmi che la polizia è stata qui, eh? - esordì un attimo dopo con voce stridula.
- Oh, beh ... cosa c'è di nuovo? Pensavo ci fossi abituata. - dissi, confuso.
Mia madre si portò le mani al volto, in un gesto di pura disperazione. - Lo Sceriffo Weston è stato qui! Ha perquisito casa nostra e tu non hai neppure avuto il pensiero di chiamarmi, avresti dovuto avvertirmi, Micah! -
- Perché, scusa? Sapevo che l'avrebbe fatto lui. E' un gran chiacchierone Weston, peccato che non sappia fare molto altro ... -
- Devi smetterla con questo atteggiamento. Tutta la città parla di te! Basta così. Voglio che mi segui subito a casa. -
Rimasi incredulo, non potevo davvero aver sentito quelle parole. - Che cosa? Casa? Vuoi dire da Jack? Perché dovrei? -
- Perché sei mio figlio e non hai ancora compiuto diciotto anni, quindi, in base alla legge, tu starai esattamente dove ti dirò io. - abbaiò mia madre. Non l'avevo mai vista così incazzata in diciassette anni di vita, non si stava neppure controllando di fronte ad Ezra, anzi l'averlo trovato lì per l'ennesima volta doveva averla fatta uscire fuori dai gangheri.
- Beh, se vuoi ritrovarti un dramma famigliare tra capo e collo, sarò felice di accontentarti. Ma sai cosa si dice di me in giro? Pare che sia stato io a dare fuoco all'auto del rispettabilissimo professor Pierce ... non vorrei che capitasse qualcosa di simile al tuo quasi marito. -
La mia minaccia non fu affatto velata, perfino mia madre l'aveva colta, la vidi aprire la bocca, poi richiuderla. Sembrava sconvolta.
- Credevi davvero che quel figlio di puttana ed io avessimo risolto la cosa, mamma? Sei ancora più stolta di quanto immaginassi! -
Fu soltanto un istante, un ceffone piazzato in pieno volto che mi fece piegare la testa di lato, ma non mossi un solo muscolo.
Mia madre era furente, irriconoscibile. - Tu verrai a casa con noi. - sibilò.
- Preferirei morire. - ribattei di rimando, con un mezzo sorriso sul volto. - O uccidere ... -
- Micah, andiamo. - Ezra mi stava affiancando, sentii la sua mano stringermi piano il braccio.
- Dove, Ezra? E' casa mia questa. - ero incazzato, odiavo mia madre perché si preoccupava più delle voci di corridoio che del proprio figlio. Era come tutti gli altri, proprio come ogni altro essere umano in quella cittadina del cazzo. - Ti piace pararti il culo? Beh, è tardi. Tuo figlio è un fottuto casino, Nicole. Avresti dovuto accorgertene prima, è tardi ormai per giocare alla mammina dolce e apprensiva! -
Perché avrei dovuto risparmiarla? Quell'essere non meritava nulla, neanche un briciolo di compassione. Lei aveva portato Jack nella nostra vita, il suo bisogno insensato di aver un uomo accanto aveva distrutto ogni cosa.
- Non ti sono mai bastato! Hai sempre cercato il tuo porto sicuro altrove, perfino tra le braccia di quell'opportunista del cazzo. Non capisci? Come puoi non vedere? Sei stata il suo colpo grosso! Quel dentista da quattro soldi non avrebbe mai sognato una casa come questa, neanche nelle sue più fervide fantasie! E ti sei lasciata sfruttare, hai accettato i suoi tradimenti, hai addirittura cambiato città per lui, rifilando poi la colpa a me! Non avreste mosso un passo se non aveste avuto dei problemi di coppia, perché a te non è mai importato di tuo figlio. E' questa la terribile verità. - sentii qualcosa di bollente scivolare lungo il mio viso, poi mi portai una mano agli occhi. Senza rendermene conto stavo piangendo.
L'ultima cosa che vidi, prima di venir trascinato fuori di casa da Ezra, fu il volto distrutto di mia madre, conscia, forse per la prima volta nella sua vita, dell'enorme disastro che era diventato suo figlio.

THOSE BAD ANGELSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora