"L'odio senza desiderio di vendetta è un seme caduto sul granito." Honoré de Balzac
MICAH
"Amico mi sentivo piuttosto magnanimo oggi, così mi sono permesso di aiutarti ad occuparti di Jack. Che non si dica che il buon Romeo non faccia qualche gesto d'amore per la sua Giulietta di tanto in tanto."
Lessi il messaggio di Ezra e non potei fare a meno di sorridere appena ... cos'aveva combinato adesso? Qualcosa mi diceva che il vecchio Ezra aveva inteso quello che sarebbe dovuto essere il mio piano segreto ai danni di Jack. Che mi avesse dato una mano con la dottoressa Sullivan? Doveva essere così ... dopotutto c'era una certa amicizia tra le due famiglie, era stata la madre di Ezra a consigliare la Sullivan a mia madre ... bene, bene. Mi toccava sdebitarmi adesso, non mi piaceva trovarmi in quella posizione, avrei soltanto dovuto attendere il momento giusto. Prima o poi il prode Romeo avrebbe avuto bisogno della sua Giulietta!
Scesi in cucina, consapevole del fatto che ancora una volta avrei cenato da solo. In casa mi evitavano peggio della peste di recente, perfino mia madre ormai. Mi sedetti al mio solito posto e sollevai il piatto che avrebbe dovuto tenere calda la pietanza, scoprendo un pasticcio di carne con patate che iniziai a mangiare. Avevo quasi finito quando il telefono prese a squillare. Mi alzai e presi la cornetta dopo un paio di squilli, ma mia madre aveva già risposto dalla sua stanza.
- Dottoressa Sullivan, va tutto bene? -
- Sì, la ringrazio.Lei come sta? -
- Potrebbe andare meglio ... -
- Immagino di sì. Mi dispiace disturbarla a quest'ora, ma ho lavorato fino a tardi oggi. Volevo parlare con Micah se non le dispiace ... -
Un silenzio imbarazzante, susseguito dalla voce di mia madre, era preoccupata adesso. - Si è messo nei guai? -
- Oh, no, non si preoccupi. Volevo soltanto anticipare la seduta ... ho necessità di parlare con lui. Può dirglielo lei stessa, facciamo domani alle diciassette? -
Mia madre stava per infartare sul momento. - C-certo. Allora verrà domani. - Riattaccai e mi diressi velocemente verso la tavola. Quindi avevo ragione nel pensare che Ezra fosse andato a parlare con la Sullivan ... il mio piano stava cominciando a prendere forma finalmente. Mancava soltanto una piccola, ulteriore, spinta.
Mia madre arrivò in cucina un attimo dopo, seguita da Jack e mio Dio quanto era furente quando i suoi occhi si posarono sul sottoscritto.
- Questo cambio di scenografia non mi piace ... - sussurrai, mentre mi infilavo una patata enorme in bocca. Mia madre sollevò il sopracciglio.
- Ha telefonato la dottoressa Sullivan . -
- Non vedi che lo sa già, quel piccolo bastardo? - la interruppe Jack, il suo sguardo era spaventoso.
- Jack ... - mia madre iniziò, ma nessuno aveva voglia di sentire le sue cazzate pacifiste. Non ci sarebbe state pace tra me e quel figlio di puttana, almeno fino a quando uno dei due non avesse deciso di liberarsi una volta per tutte dell'altro.
- Non so proprio un cazzo, Jack. Togliti dalle palle con tutte le tue teorie complottiste sul sottoscritto. - strascicai le parole e lo fissai appena, come se non fosse neanche degno della mia attenzione. Lo sentii fremere. Odio, odio bruciante. Potevo capirlo, era lo stesso sentimento che provavo io da una vita.
- Hai un appuntamento domani alle diciassette. La dottoressa mi ha accennato qualcosa. Di cosa avete parlato? - mi chiese mia madre con il suo solito tono piagnucoloso.
- Ah, ma non mi dire! Quindi tu vuoi farmi credere che la Sullivan non abbia mantenuto il silenzio, venendo meno al segreto professionale! Certo, come no ... quando io inventavo le cazzate tu spingevi ancora la carrozzina con le bambole. -
- Non parlare così a tua madre! - tuonò Jack e improvvisamente me lo trovai davanti, proprio dall'altra parte del tavolo. Aveva le narici dilatate, gli occhi che sembravano voler uscire dalle orbite e una vena del collo che pulsava come se fosse ad un passo da un infarto. Vidi mia madre afferrargli il braccio, ma lui si liberò con uno strattone.
- Non giocate con me. Non vi conviene. - dissi con un filo di voce. - Provate a prendermi per il culo, io me ne accorgo e qualcuno finisce male. E quel qualcuno non sono mai io. -
- Ci stai minacciando, bastardo? - la mano di Jack afferrò il colletto della mia camicia con violenza, un attimo dopo mi trovai la sua fronte schiacciata contro la mia. I piagnucoli di mia madre facevano da sottofondo a quella situazione a dir poco grottesca.
- Sto descrivendo come andranno le cose, Jack. E toglimi quella fottuta mano di dosso, prima che decida di infilzarti anche questa. - Avevo toccato il tasto giusto. E lo sapevo. Il suo odio verso di me era cresciuto a dismisura da quando gli avevo strappato via l'unica cosa che contava sul serio nella sua vita, ed era la gratificazione di un lavoro che amava e che adesso, per colpa mia, non aveva più, né mai avrebbe avuto di nuovo.
Il dolore che seguì le mie parole non fu nulla in compenso alla gioia che provai nel constatare che tutti i tasselli stavano andando perfettamente al loro posto. Le urla di mia madre erano quasi un sollievo, sentire la sua voce che pregava Jack di fermarsi era la conferma finale. Tutto sarebbe andato bene.
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THOSE BAD ANGELS
Ficción GeneralLontano dalle luci e dal chiasso della città più bella e trasgressiva della California, Los Angeles, sorge Woodland Hills. In questa cittadina, tra la monotonia della routine quotidiana e qualche avvenimento non degno di nota, quattro ragazzi sono i...