Capitolo 64

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"Il perdono, nella maggior parte dei casi, altro non è che il tentativo pusillanime di ripristinare una condizione precedente, più comoda o più piacevole, persino a scapito dell'equità, dell'onore e del rispetto per se stessi." ARTHUR SCHNITZLER

ZIEG

Osservavo Micah ridere animatamente; sapevo che avevano allestito quello spettacolino proprio per me. C'era anche Dana, la folle ragazza che aveva ormai trovato un porto sicuro nel nostro gruppo, se ne stava appoggiata sul tavolo, una sigaretta bloccata tra le labbra e il braccio dietro le spalle di un Dimitrij stranamente sorridente.
Doveva aver mandato tutto a puttane con Alice, lo vidi nel suo sguardo privo di pietà, come se avesse per sempre abbandonato una parte di lui per strada, in un luogo ormai lontano e irraggiungibile, dove non sarebbe più tornato.
Non sapevo se Dimitrij ne soffrisse ancora, stava diventando piuttosto bravo nel controllare le sue emozioni, era così allegro, tutti l'avrebbero considerato un ragazzo assolutamente come tanti altri, nessuno avrebbe potuto scorgere l'ombra scura dell'aneurisma nei suoi occhi, soltanto una semplice tranquillità, tipica di chi ha un sacco di tempo davanti.
Avrei dovuto imparare da lui, da tutti loro. L'unico rimedio per andare avanti era quello di nascondere, negli abissi più profondi del mio cuore, ogni sensazione e sentimento che mi legava ancora a Syd; e non sarebbe stata un'impresa semplice. Era arrivato il momento di allontanarmi una volta per tutte dalla sua vita, lo dovevo a lui, al suo futuro, ma, ancora di più, lo dovevo a me.
- Allora? Pensieri cattivi? - Micah mi venne vicino, poi si accomodò con poca grazia accanto a me, lo vidi allungarmi un bicchiere di vino. - questo li uccide. -
- Ma uccide anche lui. - ribatté Dimitrij appropriandosi della bevanda al mio posto - e non intendo sostenere altre teste ubriache per questa settimana. -
Mi ritrovai a ridere appena, avevo passato una giornata nera, il post-ubriacatura era stato spaventoso, il peggiore che avessi mai avuto, a confronto quello di Capodanno sembrava uno scherzo.
- Vuoi sempre rovinargli il divertimento, zombie di un ragazzo. - Dana rise forte, poi si stiracchiò ancora di più sul tavolo. - allora? E' stato il tuo lui a farti quello? - i suoi occhi luminosi salirono sul mio volto, attenti.
- Quello cosa? - risposi, sulla difensiva.
- Andiamo, è palese, sai? Non sei affatto bravo a nascondere un cuore infranto. Affatto. - aggiunse di nuovo, con convinzione. Sentivo lo sguardo degli altri ragazzi passare in rassegna prima lei, poi me, in attesa.
- Lo so. Lo so bene ... - sospirai, portandomi le mani al volto.
Non volevo essere un debole, non volevo avere impresso negli occhi quel patetico sguardo da cane bastonato che mi ritrovavo. Non avrei fissato Syd con questi occhi dannatamente disperati, non potevo, volevo cambiare. Dovevo cambiare.
- Può sempre imparare, cara Dana ... non tutti nascono insensibili, molti lo diventano dopo esperienze distruttive e, credo, che quella di Zieg sia stata abbastanza distruttiva, sinceramente. - la voce di Micah era bassa, i suoi occhi brillavano quando lo fissai.
- Bene, scommetto che tu ti eleggerai a sommo maestro. - Dimitrij sembrava irritato, non riuscivo a capirne il perché. - cerca di rovinarlo, ma ti ricordo che lui è quello che vale qui. -
Ecco qual'era il punto, come sempre Dimitrij voleva preservarmi come se fossi una delle Sette Meraviglie del mondo, peccato che non fosse così.
- Credo che dovresti farti gli affari tuoi, Dim. - lo dissi senza volerlo, ma non riuscii a trattenermi. Ezra era incredulo, mentre Micah mi fissava con un sorriso appena accennato sulle labbra - perché credi che mi trovi in questa situazione di merda, eh? Perché sono un totale fallimento nelle relazioni, ho preso a cuore Syd, gli ho dato talmente tutto me stesso che adesso ... adesso non mi è rimasto più nulla ... - sentivo i miei battiti accelerare, avevo avuto paura ad esternare quei sentimenti fino a quel momento. - Non voglio più soffrire, non voglio essere l'anello debole della fottuta coppia, voglio essere forte e sicuro di me. Ho investito così tante emozioni in questa storia ... -
- Ah, sì? E quindi cosa vorresti fare adesso? Appellarti a Micah affinché ti tramuti in un Terminator? Non siamo ridicoli ... -
Lo guardai, incenerendolo con lo sguardo. - Perché ti comporti in questo modo? Ne uscirai esattamente come tutti noi, le delusioni ti buttano giù ... - ma poi lo interruppi, ne avevo fin sopra i capelli di Dimitrij.
- Io non sono come voi. Non so più come fartelo capire, Dim. Non basta farmi ubriacare e portarmi in giro, né parlare male di Syd o stordirmi di droghe per migliorare le cose, questo dolore che ho qui dentro ... - mi portai una mano al petto - non passerà con il tempo, non passerà mai se non faccio qualcosa subito. - stavo quasi urlando adesso, ripresi fiato, bevendo un sorso di vino dal bicchiere di Micah. - quindi, se non ti piacciono i metodi a cui voglio ricorrere, non posso proprio farci nulla, neanche a me piacciono le tue scelte di vita, ad ogni modo. Adesso siamo pari. - stavo per lasciare la stanza, ma il mio amico era così furioso che mi precedette.
- Sta comodo, devo comunque uscire per un giro di quegli affari che tanto ti fanno schifo. Ci vediamo domani. - poi si allontanò dal tavolo, sbattendosi la porta dell'appartamento dietro.
Dana sospirò. - Che idiota. -
- Non vai con lui? - chiesi, confuso.
- Perché dovrei? Non è mica un bambino, inoltre stavamo affrontando un argomento interessante tu ed io ... -
- Non c'è niente da dire, Dana. Ho toppato, l'ho fatto per cinque mesi, sono un caso disperato. -
- Nessuno è un caso disperato, non con un maestro come me, almeno. - Micah rise appena, mostrando i suoi denti bianchissimi e quella semplice azione mi fece rabbrividire - Sai che ti dico, Zieg? Devi soltanto dare una bella ristrutturata alla tua facciata. Non importa quanto soffri dentro, l'importante è ciò che la gente vede da fuori, lo sai anche tu, ed io ... io ti prometto che non verrai mai più considerato un debole, tesoro. - la voce di Micah era così bassa che dovetti fare fatica per udire quelle sue parole.
Mi ritrovai a fissarlo, ansiosamente. - Voglio soltanto che lui non veda cosa mi ha fatto. - sussurrai, abbassando il viso sul tavolo.
- Non lo vedrà, non sarà complicato. Staremo sempre con te, siamo i tuoi amici, no? - ancora una volta lo vidi sorridere, forse avevo appena stipulato un patto con il diavolo, ma non mi importava finché avrei ottenuto i risultati sperati.
- Guarirai, sai? Guariscono tutti, forse ti ammalerai per altri motivi, ma un giorno lo dimenticherai. - disse saggiamente Dana, aveva lo sguardo perso adesso. - vedi, anch'io tempo fa mi innamorai perdutamente di un ragazzo. Era la persona più crudele e affascinante che avessi mai conosciuto ... lasciai perfino la mia professione di modella per lui, lo raggiunsi a Seattle, scappando di casa, abbandonando amici e amiche. Non ci pensai neppure un istante a rifiutare, lui era tutto il mio mondo, ma io ... non ero il suo. Peccato. -
- Poi cos'è successo? - chiesi, stupidamente. Era ovvio come si erano messe le cose, di certo Dana non era riuscita a coronare il suo stupido sogno d'amore a giudicare dalla vita di merda che aveva avuto negli ultimi anni.
- Poi mi lasciò, mi abbandonò in quella città senza annunciarmi nulla. Semplicemente non rientrò a casa, non lo fece neppure il giorno seguente, né quello dopo ancora. Lo aspettai per una settimana intera, era già capitato in passato che mancasse, lo faceva spesso in realtà, diceva di aver bisogno dei suoi spazi, anche se era evidente perfino per me che cosa facesse durante quelle giornate in cui stava via, ma ero troppo cieca per capire, troppo ottusa per accettare le cose così come stavano. -
Mi si strinse il cuore, non osavo neppure immaginare il dolore passato da Dana, era una donna così forte adesso, forse un po' folle, ma aveva combattuto i suoi fantasmi del passato e ne era uscita vincitrice.
- Alla fine capii che non sarebbe più tornato, però non mi importava. Decisi che l'avrei aspettato, così rimasi in quella casa, in uno stato comatoso, direi ... non riesco a ricordare un accidente di quel periodo, in effetti. Non mangiavo, non bevevo neppure, me ne stavo accucciata nel nostro letto ... ad aspettare ... -
Un brivido mi percorse la spina dorsale, facendomi rabbrividire.
- Chi ti trovò lì? - chiese Micah, pratico come sempre.
- Il tipo che ci aveva dato in affitto l'appartamento, era venuto per riscuotere il mensile ... potete immaginare la scena che ne seguì. -
Ezra si era incupito, perfino Micah sembrava meno gioviale del solito.
- Poi mi ammalai, non c'era niente di cui mi importasse al mondo, eccetto lui, ovviamente. Non riuscivo ad odiarlo, anzi, continuavo ad aspettare il giorno in cui sarebbe tornato da me, nel frattempo avevo perso molto peso ... sostentarmi non aveva senso quando cominciai davvero a capire che non ci sarebbe stato nessun happy ending per noi. Così stavo per lasciarmi morire, l'avrei fatto se i miei non avessero provato in tutti i modi possibili ed immaginabili a tenermi in vita nonostante il mio volere. Anche adesso sono in fase di guarigione, ma il peggio è scampato. - Dana si stiracchiò di nuovo, sembrava un gatto annoiato dalla sua stessa storia, ma poi rise piano.
- Che c'è? - chiese Ezra, confuso.
- Ho perfino cambiato sponda dopo, una piccola parentesi lesbo. Sapete, ero confusa e credevo che le ragazze mi avrebbero capita, ma ... siamo perfino più crudeli degli uomini, almeno Savannah lo era. La conobbi nel centro di riabilitazione per ragazze con disturbi alimentari. Continuava a ripetermi che era necessario perdere peso, avrei dovuto come minimo raggiungere la sua magrezza per guadagnarmi il suo amore. Lo feci, ma non bastò. Era una fottuta puttana isterica. - affermò poi, quasi divertita dalle sue stesse disavventure.
- Così sei tornata di nuovo a fartela con gli uomini? - Micah lo trovava divertente quanto lei, io ero semplicemente confuso.
- Con Dimitrij. Lui è quello che mi serve adesso. - affermò lei con tranquillità. - e tu devi capire cosa serve a te, Zieg. -
Stavo per ribattere, quando Micah mi interruppe. - So io cosa gli serve. Anzi, partiamo da ciò di cui non avrai più bisogno. - poi avvenne tutto in un lampo, la sua mano raggiunse il mio cellulare, abbandonata sul tavolo, prima di afferrarlo e scagliarlo con violenza oltre la finestra aperta.
Rimasi sconvolto ed incredulo. - M-ma che cazzo ti è saltato ... -
- Basta così, Zieg. Ho le palle piene di osservarti osservare il telefono in attesa di una chiamata di Zilke, e scusa il gioco di parole. -
Ezra rise piano. - Questo è il regime Larssen, avresti dovuto pensarci meglio prima di affidarti totalmente alle sue cure. -
E non potevo essere più d'accordo.

THOSE BAD ANGELSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora