"Da compiangere l'uomo che non sa parlare; da compiangere ancor più quello che non sa tacere." Arturo Graf
MICAH
Quando tornai a casa dopo le devastanti giornate trascorse nella casa sul lago non feci altro che dormire e, cosa ancora più sconvolgente, ci riuscii senza problemi.
Mi svegliai nel pomeriggio dell'anno nuovo, ma per un attimo non capii né l'orario né dove mi trovassi, poi mi sollevai lentamente e andai alla finestra.
Fuori era buio, doveva essere quasi sera ormai, i miei occhi scesero lungo il vialetto e, rimasi interdetto, c'era il suv di Jack lì, poi sentii la porta di casa sbattere e mia madre venne fuori.
Jack scese dall'auto e la baciò con trasporto, non riuscivo a capacitarmi del perché quello stronzo fosse lì. Senza denuncia non vi era nessun ordine restrittivo, purtroppo, ma possibile che avesse dimenticato le minacce non poi così tanto velate della Sullivan? A che gioco stava giocando, mi chiesi?
Beh, non era difficile immaginarlo.
Li vidi abbracciarsi con trasporto, mia madre mi dava le spalle, ma Jack doveva avermi visto perché il suo sorriso si aprì ancora di più. I nostri sguardi si incontrarono, mi stava sfidando, lo sapevo. Jack era tornato in gioco dopo essersi ripulito al centro per alcolisti anonimi ... qualcosa mi diceva che adesso non sarebbe stato così semplice sottometterlo ai miei bisogni.
Tirai le tende e mi diressi a passi veloci giù, a fare un tuffo in piscina. La dannata piscina che mia madre aveva fatto costruire affinché Jack potesse mantenersi in forma quando era troppo stanco per guidare verso quella pubblica. A quel tempo era ancora un odontotecnico rispettabile.
Mi liberai della tuta e mi lasciai cadere in un tuffo svogliato dritto in acqua. Per un attimo mi sembrò quasi di poter finalmente respirare a pieni polmoni, nonostante fossi ovviamente impossibilitato. I rumori giungevano alle mie orecchie ovattati, lontani e privi di qualsiasi importanza per me, l'acqua tiepida mi cullava, rilassando i muscoli delle mie spalle, in continua tensione da quando mi ero svegliato.
Ma la pace non durò a lungo, un'ombra si stagliò su di me, era mia madre. Disse qualcosa che non riuscii a percepire, poi nuotai verso la superficie e in un attimo mi aggrappai alla scala.
- Non ho sentito. - dissi seccamente.
Nicole era felice, potevo vederlo, la conoscevo bene mia madre, cercava di nascondere un'emozione che doveva averla scossa parecchio.
- Pensavo che stessi ancora dormendo, a dire il vero, però il letto era vuoto. Sapevo che ti avrei trovato qui. - era imbarazzata, continuava a torcersi le mani.
- Che c'è, mamma? - chiesi senza mezzi termini.
Jack aveva fatto la sua mossa, l'avevo capito, volevo soltanto capire quanto mi sarei dovuto sbattere per poter venire fuori da quella situazione.
- Beh, so che potresti prenderla male, Micah, ma sono certa che prima o poi capirai. Ancora è presto, devi crescere, un giorno sarai ragionevole e tutto ti sarà chiaro. -
- Vuoi dirmi che cazzo succede? - sbottai, incapace di trattenermi ulteriormente.
Mia madre sospirò, poi fece un gesto strano, allungò la sua mano verso di me. E fu allora che lo vidi ... un diamante che brillava al suo dito anulare.
Rimasi a bocca aperta, come se tutte le parole del mondo fossero venute a mancare improvvisamente.
- C-cosa? -
- Lui mi ha chiesto di sposarlo ... ho accettato, Micah, ma le cose non cambieranno, almeno fino a quando voi due non inizierete ad andare d'accordo. -
Troppe stronzate insieme, non sarei più riuscito a sopportare una sola parola, così presi le scale e mi catapultai fuori dalla piscina.
Mia madre rimase immobile. - Non fare così, ti prego. Jack è cambiato ... -
- Jack è lo stesso uomo che ha cercato di farmi passare per un pazzo violento. Le hai sentite le registrazioni, almeno? Come puoi accettare una cosa del genere? - stavo urlando adesso, il viso di mia madre era una maschera di terrore. Avrei voluto distruggere ogni cosa, a partire da quel dannato anello splendente che sembrava prendersi gioco di me.
- Jack stava male, Micah, faceva uso di alcolici ... adesso sta seguendo un programma e va alla grande! Sa di avere sbagliato con te, e quando sarai pronto la dottoressa Sullivan ed io organizzeremo un incontro, ognuno porgerà all'altro le scuse dovute. -
- Certo, come no e poi giocheremo alla famiglia perfetta, circondati da una distesa di grano e un mulino, mentre i raggi del sole illuminano la nostra colazione perfetta. Tu vaneggi. - e risi, non riuscivo più a fermarmi, era una risata isterica la mia. Vidi lo sguardo preoccupato di quella stolta di mia madre fissarmi. Era sconcertata. Ed io non riuscivo a credere che al mondo potesse esistere una donna tanto cieca come quella.
- Micah ... -
- Che cosa vuoi, mamma? Che diavolo vuoi da me? Vuoi che ti faccia gli auguri? - ero ad un centimetro dal suo viso adesso, il diamante al dito brillò quando si mosse appena. Lo odiavo. - Bene, congratulazioni. - le sussurrai ad un orecchio, prima di dileguarmi da lì.
Non ci sarebbe stato nessuno matrimonio, perché sarebbero prima dovuti passare sul mio fottutissimo corpo.
Ecco cosa stava programmando, quel bastardo, era quella la sua mossa per far cedere completamente mia madre, una promessa di matrimonio, fare di Nicole la sua sposa e suggellare un patto di fedeltà eterna.
Mia madre era sempre stata una povera stupida, una figura senza spina dorsale, ma poi c'ero io ... a compensare tutti i suoi difetti.
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THOSE BAD ANGELS
General FictionLontano dalle luci e dal chiasso della città più bella e trasgressiva della California, Los Angeles, sorge Woodland Hills. In questa cittadina, tra la monotonia della routine quotidiana e qualche avvenimento non degno di nota, quattro ragazzi sono i...