"Da un certo punto in là non c'è più ritorno. È questo il punto da raggiungere." Franz Kafka
MICAH
Quando tornai in stanza John mi accolse allegro, lo vidi annusare con vigore la busta che portavo con me.
- Hai indovinato, bello. Ecco la pappa. - poi tirai fuori due grosse fette di carne che avevo appena comprato in macelleria e lasciai il resto sul letto.
John mangiava voracemente, di certo non era cosa da tutti i giorni un pasto succulento come quello.
Poi un rumore alle mie spalle mi fece voltare. L'uomo venne fuori dal bagno. Sembrava quasi irriconoscibile con dei vestiti puliti addosso e il viso privo di quella peluria rossa e irta che aveva portato fino a qualche momento prima.
- Ne ho approfittato per farmi la barba. - mi disse mostrandomi il rasoio che il motel forniva.
- Quelli sono un po' grandi. - constatai, lanciando un'occhiata alla felpa che un tempo era stata mia e che adesso avevo ceduto all'uomo. Aveva un fisico asciutto, simile al mio per certi versi, ma era più basso, quindi anche i jeans si erano rivelati fin troppo lunghi.
Lo vidi sedersi sul letto, poi mi fissò, serio. - Perché lo fai? -
Feci spallucce. - I-io non lo so. – risposi incespicando sulle parole come non mi capitava da tanto tempo. Allungai la busta con i panini verso di lui, poi mi sedetti sull'unica poltrona della stanza.
Avevo pianto lungo il tragitto verso il motel tanto da dovermi fermare a prendere respiro, lontano dalle strade principali, per vergogna sì, che qualcuno avesse potuto vedermi in quelle condizioni. Il mio menefreghismo tutto d'un pezzo stava iniziando a creparsi, potevo sentirlo. - Suppongo sia il mio modo di oppormi ... -- A cosa? - l'uomo strappò un pezzo di panino, poi se lo portò alla bocca. Era attento.
- Alla società ... al corso normale delle cose. -
John stava sbavando sul tappeto, pensai alla faccia schifata di mia madre se avesse assistito ad uno spettacolo del genere. Lei era quella stessa donna che avrebbe speso cinquecentomila dollari per organizzare uno stupido matrimonio in spiaggia, mentre quell'uomo andava in giro senza nulla dietro, eccetto un cane e qualche ricambio.
Così andava il mondo, così continuava ad andare, con o senza il mio apporto, eppure starmene immobile era qualcosa che mi costava troppo.
- Che cosa le è successo? -
L'uomo rise, sembrava perfino più giovane adesso. - Ho perso tutto ciò che avevo. Prima il lavoro, poi la casa, infine mia moglie. Non ho mai avuto una famiglia solida alle spalle. Mia madre è morta mentre mi dava alla luce e mio padre ... non l'ho mai conosciuto. Furono i miei nonni a crescermi, morirono prima dei miei diciotto anni. - spiegò con semplicità. Non c'era rabbia nella sua voce, solo una cruda rassegnazione, qualcosa che una persona come me non avrebbe mai potuto contemplare.
- Tua moglie ti ha abbandonato? – chiesi relegando in un angolo il formalismo del "lei."
- Già ... non avevamo più nulla. Ha deciso di prendere il poco che ci restava e andar via. Lasciare la nave prima che colasse a picco del tutto. Ha preso la decisione giusta tutto sommato. -
Ero incazzato, forse più tardi avrei pianto ancora, ma davvero potevo biasimarla? Non avevo forse fatto lo stesso anch'io? Avevo lasciato i ragazzi, li avevo mollati da soli con i loro fottuti problemi. Me ne ero lavato le mani.
- Quello che hai fatto prima ... è stato pericoloso e sbagliato. - aggiunse poi, puntando i suoi occhi neri dentro i miei.
- Quell'uomo ha detto delle cose orribili. - cercai di mantenere la calma, ma il ricordo di quello che era avvenuto poco prima era ancora vivido dentro di me. Ero incazzato con quel bastardo, ancora di più con me stesso.
- Ci sono abituato, ragazzo. Le parole fanno male, ma non ti uccidono. Piuttosto mi tengo alla larga dai tipi aggressivi.
Mi portai le mani al viso. Mancavo da casa da appena due giorni, eppure mi sembrava trascorsa almeno un'intera vita dall'ultima volta in cui avevo visto i ragazzi. Quel viaggio mi stava cambiando e più mi fossi spinto avanti meno probabilità avrei avuto di tornare a Woodland, lo sapevo.
- Ti sei messo nei guai, ragazzo? -
Sospirai. John mi venne vicino, stava trangugiando la sua seconda bistecca, ma sembrava gradire anche le mie carezze. - Non ancora. -
- Devi tornare a casa, sai? Non vorrai finire come me ... -
- Se torno finirò come lui, probabilmente ... -
Vidi il viso di Jack proprio davanti a me, sembrava fissarmi, deridermi, ricordarmi che non mi sarei potuto opporre per sempre a quella società.
"Diventerai ciò che più odi, Micah. Tu sarai me."
- Sei l'artefice del tuo destino, ragazzo. - affermò con decisione l'uomo, e quelle parole mi fecero tornare alla realtà. - Sarai ciò che vorrai essere. Io sono soltanto l'eccezione che conferma la regola. - scherzò poi, bevendo un sorso di birra.
Mi alzai, improvvisamente teso di fronte alla prospettiva di dover affrontare ancora una volta una scelta che credevo ormai andata.
- E' semplice scappare, sai? L'ha fatto mia moglie, l'ho fatto anch'io un milione di volte ... e guarda qui ... credi che abbia portato a qualcosa? -
- Non lo so. - risposi con la testa tra le mani.
- A volte fa bene, ok? Hai fatto un giro, visto gente nuova, hai fatto nuove esperienze... e tutto questo va bene. Ma adesso è tempo di affrontare i problemi. -
I miei passi risuonavano sulla moquette, non riuscivo a fermarmi, continuavo a camminare davanti all'uscio, sotto lo sguardo confuso dei miei strambi ospiti.
Poi racimolai velocemente le poche cose che avevo trascinato lì dentro e le infilai nello zaino, il resto era rimasto in auto.
- Lo prendo come un sì? - chiese l'uomo, soddisfatto.
- Soltanto ... - ero confuso, aprii la tasca inferiore dello zaino e presi una delle carte bancomat che possedevo, poi la lanciai all'uomo che non l'afferrò neppure. - E' sua adesso. -
- Cosa? Perché? - era sconvolto, probabilmente lo ero anch'io.
- Perché non mi serve, c'è della grana per college lì dentro. Ma io non andrò al college. - spiegai conciso.
Quello era il primo passo verso la libertà. Stavo già meglio.
- Ragazzo ... -
- Non dica nulla. - passai ancora una volta le mani intorno al collo di John Lennon, era morbido e caldo. Di rimando lo vidi saltare verso di me, mi leccò fino a quando non mi alzai da lì, con il mio zaino in spalla. - Ciao John, comportati bene. - sussurrai all'orecchio del cane.
- Credo di aver incontrato un angelo oggi ... -
Quelle parole mi sconvolsero dentro. Mi voltai verso l'uomo, ma non ebbi il coraggio di contraddirlo. Non potevo dirgli quanto si fosse sbagliato in quel giudizio.
Semplicemente non trovai il coraggio. Mi limitai a scrivere su un foglietto di carta il codice pin del bancomat.
- Li usi, li prelevi tutti prima di aprile. Per sicurezza. - poi uscii da lì senza guardarmi indietro.
STAI LEGGENDO
THOSE BAD ANGELS
قصص عامةLontano dalle luci e dal chiasso della città più bella e trasgressiva della California, Los Angeles, sorge Woodland Hills. In questa cittadina, tra la monotonia della routine quotidiana e qualche avvenimento non degno di nota, quattro ragazzi sono i...