capitolo 57

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"Il grande vantaggio del giocare col fuoco è che non ci si scotta mai. Sono solo coloro che non sanno giocarci che si bruciano del tutto. " OSCAR WILDE

ZIEG

Quando tornammo a casa l'atmosfera si fece ancora più pesante.
Sentivo gli occhi dei ragazzi su di me, erano in cerca perfino del più piccolo segnale d'allarme in me, ma non potevo permettermi di crollare, non in quel modo, non davanti a loro. Erano i miei amici e ognuno di loro aveva sopportato situazioni ben peggiori di quella, quindi mi feci forza.
Chiusi gli occhi e ancora una volta rivissi quella scena nella mia mente, uno sconosciuto nascosto da una maschera spaventosa, bianca con dei solchi neri dove avrebbe dovuto avere la bocca e gli occhi. Poi la lama scintillante e affilata a pochi metri dal mio viso e quella voce bassa, roca. Aveva parlato in russo, Dimitrij non aveva dubbi al riguardo e perfino io sapevo, dentro di me, chi doveva essere il mandante.
Proprio quando le cose stavano andando per il verso giusto, pensai, Syd aveva vinto il match, il concerto era andato più che bene e finalmente ero in pace con me stesso, pronto a raggiungere i miei amici in palestra e a continuare la serata con loro.

Mi stropicciai gli occhi poi mi diressi lentamente in corridoio, non avevo sonno, anzi ... in quel momento pensai che non sarei mai più tornato a dormire come prima.

Micah era lì fuori, appoggiato al muro che dava sul bagno, in evidente attesa che Ezra uscisse da lì.

- Ehi, tutto bene? - iniziò lui, guardingo.

Annuii. - Sì, ho soltanto bisogno di bere un bicchiere d'acqua ... -
- Abbiamo a che fare con un tipo pericoloso, adesso ne siamo certi. - sussurrò Micah, mentre si liberava svogliatamente dai suoi indumenti nel bel mezzo del corridoio. - hai parlato con Syd? Fatti dare un numero, un indirizzo ... posso pensarci io. -
Non potevo credere alle mie orecchie, rimasi un attimo imbambolato. - Cosa? Stai scherzando, vero? Non la risolveremo a modo vostro. - forse il mio tono suonò sprezzante, ma ne avevo davvero fin su i capelli.
Micah fece spallucce, sembrava di cattivo umore, ma mai quanto Ezra. Era appena venuto fuori dal bagno e adesso se ne stava immobile, a fissare un punto indistinto del corridoio davanti a noi.
Era successo qualcosa a quei due, a giudicare da come erano conciati non dovevo essere stato l'unico quella sera a vedersela brutta.
- Cosa vi è capitato? Siete ancora incazzati? -
Ovviamente fu Micah a rispondere. - Niente di grave, qualcuno qui dentro si sta comportando da primadonna, ma gli passerà. -
- Fottiti. - Ezra lo fulminò con lo sguardo, poi mi fissò. - siamo stati coinvolti in una rissa. -
- Cosa? - ero sbalordito, non che non me lo aspettassi da quei due, ma questa situazione cominciava a ripetersi di continuo ormai.
- Cazzo, di' le cose come stanno Ezra, non siamo stati coinvolti, l'abbiamo creata noi. - Micah sghignazzò, un attimo dopo lo vidi trattenere un lamento, poi si passò le dita sul viso, lì dove si era formata un grosso ematoma blu.
- C'erano dei ragazzi ... credo siano dell'ultimo anno, stavano parlando di Ariette, poi ci hanno provocati. - sussurrò piano Ezra, soltanto pronunciare quel nome gli costò una fatica inimmaginabile. Doveva sentirsi di merda per quello che le aveva permesso di fare, eppure a me non dispiaceva neanche un po'. I sensi di colpa erano il minimo dopo l'azione schifosa che lui e Micah avevano commesso ai danni di una persona che non c'entrava assolutamente nulla con l'inferno che avevano scatenato.
- Com'è che te le hanno suonate di brutto? Ezra non è messo così male. - dissi, confuso.
- Questo è stato un regalo poco elegante da parte di Pierce. - ammise quello un attimo dopo.
No, non potevo crederci. - Il professore? Pierce? No ... impossibile. -
Picchiare un alunno? L'uomo più controllato dell'universo? Micah doveva proprio aver esagerato con le parole ...
- Confermo. Ero con lui. - concordò Ezra. - piuttosto, cosa intendi fare? - gli chiese un attimo dopo con un tono freddo. Non sembrava possibile che quei due andassero d'amore e d'accordo per chi li avesse visti per la prima volta in quel momento.
Gli occhi di Micah luccicarono di cattive intenzioni, il tipico sguardo di chi sta architettando qualcosa di malvagio. - Credo sia arrivato il momento di scuotere un po' l'esistenza fin troppo tranquilla di quel bastardo ... - sussurrò piano.
Dio, non avrei sopportato un altro minuto in più. - Me ne torno a letto io. - un attimo dopo diedi loro le spalle, non riuscivo a stare lì ad ascoltare i loro progetti. Era sempre la stessa storia che si ripeteva.
Entrai in stanza e mi gettai svogliatamente sul materasso che cigolò sotto il mio peso, in quel preciso istante notai il display del mio cellulare illuminarsi ad intermittenza. Era Syd e quella chiamata mi puzzava.
Ci eravamo sentiti subito dopo il suo match ed era parecchio insolito ricevere una seconda chiamata a distanza così ravvicinata.
- Ehi, tutto bene? -
La voce di Syd mi giunse bassa, il tono era urgente. - Io sì ... e tu? -
Lo sapeva. Era stato Dimitrij, non ci voleva poi molto per capirlo. Presi fiato, cercando dentro di me la forza di sostenere quella discussione che si sarebbe rivelata perfino più ardua delle nostre solite conversazioni.
- Sto bene, non l'avrebbe fatto sul serio ... non a dieci metri da un cortile pieno zeppo di gente. -
- Scendi subito. Sono qui fuori. -
Cazzo. Maledii mentalmente Dimitrij, poi me, finendo per prendermela a morte con David, l'unico essere umano sulla terra che detestavo con tutto me stesso. Nel frattempo raggiunsi la porta e l'aprii per lasciar entrare un Syd adirato come non l'avevo mai visto in mesi e mesi di conoscenza.
Aveva lo zigomo arrossato e le nocche ricoperte di garza ma nonostante tutto mi sembrò in forma.
- Allora? Ti prego, fammi capire per quale motivo devo venire a sapere queste cose da Dimitrij e non da te, Zieg. - la sua voce tremò di rabbia.
Non osavo guardare i suoi occhi, sapevo l'espressione che doveva avere in quel momento ed era l'ultima cosa che avevo bisogno di vedere.
- Perché non voglio che tu faccia qualcosa di stupido ... non sarebbe andato fino in fondo, voleva soltanto terrorizzarmi nella speranza che potessi rinunciare a te, ma non lo farò mai. - chiarii quell'ultimo concetto afferrando le mani di Syd, poi le strinsi con forza nelle mie, sollevando lo sguardo sul suo.
Lo vidi sbuffare. - E' pericoloso, Zieg, e per colpa mia ha deciso di infierire su di te, perché lui sa che ciò che provo per te non è neppure lontanamente comparabile a qualsiasi altro sentimento io abbia mai provato prima d'ora nei confronti di chicchessia. - il suo sguardo era infiammato, non solo d'ira, potevo percepire perfettamente la sua frustrazione, il suo senso di impotenza. - Non puoi nemmeno capire come mi senta in questo momento, sapere che potresti finire male per colpa mia ... mi fa impazzire. Mi fa venire voglia di starti addosso ventiquattro ore su ventiquattro ... -
- Non mi dispiacerebbe affatto. -
Syd scosse la testa, nervoso. - Non scherzare. Non capisci? Stare con me ti sta distruggendo, cazzo. Non è quello che avrei voluto per te. -
Rimasi immobile, sconvolto da quel Syd che stentavo a riconoscere. Non avevo mai visto neppure il minimo segno di debolezza in lui ... pensare ad un Syd intimorito era qualcosa di assurdo e mai contemplato fino a quel momento.
- Se non riuscissi a proteggerti ... se David riuscisse a farti sul serio del male non me lo perdonerei mai. -
Lo strinsi a me, non volevo incontrare il suo sguardo smarrito, sapevo cosa stava pensando in quel preciso istante e non avevo intenzione di mostrarmi confuso o vulnerabile, avrei combattuto per lui, esattamente come lui aveva fatto per me un milione di volte.
- Non provare a liberarti di me, Syd, cazzo. Non provarci. - sussurrai ad un centimetro dalle sue labbra. - non te lo permetterò. Lui non l'avrà mai vinta, mi hai capito? Ci sono i ragazzi con me, ci sei tu. Prima o poi se ne farà una ragione. - non sapevo se credevo effettivamente a quelle parole o meno, forse David non si sarebbe mai stancato di tormentarci, forse la sua follia andava ben oltre la nostra comprensione, ma non mi importava, non potevo rinunciare all'unica cosa al mondo che mi avesse fatto scoprire la mia vera identità. Mr Nobody era diventato qualcuno, e lo dovevo a Syd, ai ragazzi ... non avrei rinunciato a nessuno di loro.
- Voglio che tu mi prometta che starai attento ... perfino a Vince. -
- Non è stato lui ad aggredirmi stasera. L'hai visto anche tu al 154 ... - dissi subito.
- Lo so, ma ciò non significa che non possa tornare a lavorare per lui, ammesso che abbia davvero smesso. -
Capivo i suoi dubbi, non aveva mai visto Vince di buon occhio, neppure dopo la sua confessione di colpevolezza.
- Rimani da Micah, ok? Io parlerò con David e sarà fortunato se deciderò di non fargli del male. Quel bastardo ... - Syd sembrava sfinito e anch'io mi sentivo profondamente spossato, rimasi per un attimo tra le sue braccia, a godermi quel momento di apparente serenità. Mi lasciai cullare dalle carezze delicate di Syd, sentivo le sue mani scivolare su e giù lungo la mia schiena mentre mi stringevo a lui, al suo corpo forte e caldo. Era la mia fortezza inespugnabile, il mio guerriero senza paura, non avrebbe ceduto sotto i colpi di nessun nemico, Syd era tutto ciò che io non ero, ma avrei imparato. L'avrei fatto per lui ...

THOSE BAD ANGELSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora