"Quand'è che il futuro è passato da essere una promessa a essere una minaccia?" CHUCK PALAHNIUK
MICAH
Nicole continuava a girarmi intorno, tutta affaccendata nel preparare lo spuntino per Carl e i suoi amichetti idioti che sguazzavano al piano di sotto, nella nostra piscina. Sapevo cosa voleva dirmi, tutti quel giorno sembravano voler affrontare la medesima discussione con me.
Alla fine si decise. - Allora? Com'è andata con la dottoressa? Novità? - butto lì, come se stesse parlando del più o del meno.
Feci roteare gli occhi. - So cosa vuoi sapere. Perché non me lo chiedi direttamente? La Sullivan mi ha fatto una sorta di paternale su Jack e su quanto sia migliorato in seguito alla sua partecipazione al gruppo degli ubriaconi del cazzo. -
- Micah! - mi rimproverò mia madre, sollevai lo sguardo dalla mia ciambella al cioccolato e la fissai.
- Nicole! - le feci l'eco, irritato.
- Sai, che prima o poi io e Jack ci sposeremo ... -
- E quindi? Fa' un po' quello che ti pare, non è colpa mia se la tua capacità nello scegliere futuri mariti lascia molto a desiderare - lasciai cadere le posate. Non avevo più fame, quel dannato riusciva ad avvelenare le mie giornate.
- La Sullivan organizzerà un incontro tra te e Jack quando lo riterrà opportuno, lo sai, vero? -
Feci spallucce. - Prometto che non gli conficcherò più nulla da nessuna parte, se è questo che ti preoccupa. - sorrisi a mia madre con la mia migliore espressione da angioletto.
Lei scosse la testa. - Porto la merenda ai bambini, parlare con te è del tutto inutile. -
- Grazie. -
Mi alzai da lì, pronto a tornarmene in stanza, lontano dagli schiamazzi di quei marmocchi che come sembravano essere stati posseduti dal diavolo, ma qualcuno suonò il citofono. Cazzo, non ne potevo più di quegli ospiti bassi ed indesiderati.
Aprii la porta con sguardo omicida e mi ritrovai davanti una Caroline assolutamente fuori dai gangheri.
Niente trucco, i capelli erano un disastro, era uscita in pigiama, coperta da un giubbotto enorme, probabilmente maschile.
- Ti hanno derubata? - le chiesi, confuso.
Quella mi spinse via, poi mi colpì il viso, mentre urlava come una forsennata frasi che non riuscivo ad afferrare.
- Ma che ti prende? Che vuoi, Caroline? - non capivo che cosa le stesse accadendo. - Senti, io non c'entro un cazzo, ok? - aggiunsi un attimo dopo, senza sapere esattamente quale fosse il problema.
- Che mi prende? Che cosa hai fatto ad Ezra? Voglio una spiegazione a questa storia. - mi beccai un'altra spinta, stava piangendo adesso.
Ma che diavolo volevano da me tutti quanti?
- Presumo sia stato cristallino con te. Non ti vuole, Caroline. E' così semplice che perfino un bambino di tre anni lo capirebbe ... -
Il suo viso era una maschera di orrore, sembrava terrorizzata, ma anche assolutamente sorda alle mie parole. - Non è possibile. Noi siamo nati per stare insieme, lo capisci? I nostri genitori avevano predisposto tutto al meglio e lui era così gentile e attento! Che cosa gli hai detto? Devi essere stato tu! -
Sospirai, nervoso. - A fare cosa esattamente? Senti, Caroline, ti assicuro che è possibilissimo che tu non gli piaccia, insomma, non piaci quasi a nessuno, in realtà. -
Ok, ero andato troppo oltre, avevo appena distrutto l'ego più che smisurato della bionda, la quale mi colpì ancora una volta sul viso. - Tu sei un bastardo! Sta' lontano da noi! -
Poi andò via a passo svelto, attraversò senza badare minimamente alle possibili auto che sarebbero potute passare da lì. Era il momento giusto per Ezra, se avesse stretto la morsa in quel momento per lei non ci sarebbe stata via d'uscita, era davvero K.O.
Pensare a lui fu quasi come evocarlo, perché un attimo dopo mi stava chiamando.
Presi la telefonata. - Ehi ... è venuta da te? L'ho appena vista rientrare ... -
- Sei di nuovo in fase di spionaggio? -
Ezra rise. - Beh, batti il ferro finché è caldo, come si suol dire. Cosa desiderava la rompipalle?-
- Niente, ha urlato qualche accusa, mi ha colpito e graffiato, cose da donne, suppongo. Senti, Ezra, sono uno sfascia famiglie per caso? Perché tutte le ragazze della tua vita finiscono per accusarmi di averti plagiato. -
Lo sentii ridere forte, doveva averla trovata più che buona. - Tu mi hai fatto rinascere, amico. - la sua voce si fece intensa, vibrante di emozioni. - Non smetterò mai di ringraziarti e, per la cronaca, lei non ti disturberà ancora per molto. -
Sapevo che cosa voleva dire, quindi non fu necessario aggiungere altro. - Senti, stacco. Sto ricevendo una seconda chiamata. - Ezra mi salutò, stavolta era Dimitrij a chiamare.
- Ehi, Dim. Come va? Tutto bene? - era sempre meglio chiederglielo, avere un amico con un aneurisma potenzialmente esplosivo in testa ti faceva dubitare spesso della sua buona salute.
- Sono ancora vivo, anche se potrebbe stupirti. A te come va? Sei impegnato? -
Risi. - Per te sono sempre libero, mai lasciare attendere un morto che cammina, sai com'è ... potrei venir roso dai sensi di colpa. -
- Bene, allora che ne diresti di bere una birra su al capanno? Io sono già qui. -
- Ottimo. Arrivo. Cerca di aspettarmi vivo, non sarebbe carino da parte tua morire e lasciarmi con un cadavere nel bel mezzo dei boschi. -
Dimitrij mi mandò a quel paese con allegria, poi staccò.
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THOSE BAD ANGELS
General FictionLontano dalle luci e dal chiasso della città più bella e trasgressiva della California, Los Angeles, sorge Woodland Hills. In questa cittadina, tra la monotonia della routine quotidiana e qualche avvenimento non degno di nota, quattro ragazzi sono i...